ESCLUSIVA PSB – Ventura: “Antonelli e Vanoli protagonisti della risalita del Venezia. Il Bari può giocarsela per la promozione”
Gian Piero Ventura ai nostri microfoni per analizzare il campionato di Serie B
Gian Piero Ventura, uno dei più grandi esponenti della scuola italiana di allenatori, che ha guidato il Torino e la Nazionale Italiana oltre che di diverse squadre attualmente in Serie B, è stato raggiunto in esclusiva dalla nostra redazione. Di seguito le sue considerazioni sul campionato cadetto e, in particolar modo, su Venezia, Cagliari, Pisa e Bari.
Mister, anche quest’anno, forse più degli altri campionati, la Serie B si sta confermando su livelli elevatissimi. La concorrenza per la promozione in Serie A si è ampliata sensibilmente e di conseguenza anche la quota per non retrocedere ha subìto sensazionali modifiche. Vorremmo avvalerci della sua esperienza e delle sue competenze per promuovere un’analisi a tutto tondo.
“Voglio partire facendo una premessa: in merito al campionato di Serie B, ogni anno si dice che sarà una Serie A2. Io penso che il calcio cadetto, come quello in generale, abbia subito dei cambiamenti. Come accade ad ogni aspetto della vita. Il copione però è sempre lo stesso: campionato tirato, che si decide puntualmente in primavera. Ogni anno abbiamo una o due sorprese e una o due delusioni. Questa era la premessa per dire che, è vero che questo campionato ogni anno presenta qualcosa di nuovo, ma è altrettante vero che ogni anno si sviluppa su spartiti simili. Entrando nel dettaglio, dico che sicuramente è un campionato più interessante di quello della Serie A, visto che lì è già tutto deciso, ad eccezione di un po’ di lotta per la Champions. In cadetteria non vi è sicurezza di risultato e ogni weekend ci sono delle sorprese. A differenza della Serie A dico anche che qui ci sono alcune partite interessanti. In vetta troviamo meritatamente il Frosinone. Meritatamente per quanto fatto e dimostrato, sia sotto l’aspetto dei risultati che della proposta. Individuo nel Sudtirol una piacevole sorpresa. Bisoli quest’anno si sta ritagliando uno spazio importante. Le neopromosse, come al solito, si stanno facendo largo in maniera significativa. La Reggina di Inzaghi è partita benissimo ma sta avendo adesso qualche difficoltà. Difficoltà che in B incontrano tutti, chi prima chi dopo. Idem il Palermo, che invece ha vissuto al contrario questo momento e adesso è in risalita. L’unica a non aver patito questo momento ad oggi è il Frosinone. Ricordiamo inoltre che alla prossima ci sarà Palermo-Frosinone, una vittoria dei ciociari credo che metterebbe un suggello definitivo sulla stagione. Al contempo, nella zona opposta della classifica, non era certamente auspicabile che squadre come Benevento, SPAL e Brescia si trovassero a dover lottare per non retrocedere. Il campionato è ancora lungo e hanno tutto il tempo a disposizione per tirarsene via, ma sono organici costruiti per ambire a palcoscenici di un certo tipo. Dispiace per ragazzi come De Rossi e Cannavaro. Purtroppo però le prime esperienze non sono mai semplici.”
Il Venezia, che ha provato ad imprimere prima di tutti una nuova maniera di guardare al calcio, sia sotto l’aspetto manageriale che sotto quello sportivo, ha iniziato con un piglio quasi disastroso la stagione. L’avvento di Antonelli come ds e di Vanoli in panchina ha riportato un po’ di sereno. L’ultima sessione di mercato ha fatto registrare una profonda rivoluzione che, ad oggi, sembra aver dato loro ragione. Che squadra ha visto e in cosa è cambiata rispetto ad inizio stagione?
“Da un lato, in maniera puramente teorica, condivido il modus operandi del Venezia: prendere giocatori giovani, talvolta poco conosciuti, e cercare di farli crescere per coniugare nel tempo l’aspetto sportivo a quello economico. La loro intenzione credo sia quella di scoprire talenti da piazzare poi sul mercato facendo plusvalenze. Credo che l’errore sia stato quello di dare tutto ciò in mano ad un allenatore con poco esperienza e spessore. Non parlo di capacità. Ma una società come il Venezia, retrocessa dalla Serie A, quest’anno aveva bisogno di una figura differente. E’ arrivato Vanoli, ma la vera svolta credo che l’abbia portata Antonelli. Il ds conosce bene la categoria. Il tecnico invece non la conosce bene ma ha maturato esperienze importantissime altrove. Ai due, che sono stati miei giocatori e Vanoli anche un mio collaboratore, non posso che mandare il più grande in bocca al lupo. Hanno svolto fin qui un ottimo lavoro e sono loro due dei protagonisti della risalita. Il loro obiettivo, ad oggi, è quello di mantenere la categoria. Mantenuta questa, la prossima stagione avranno a disposizione una struttura importante e tanti giovani di prospettiva con alle spalle maggiore esperienza.”
Il Cagliari, dopo le difficoltà palesate sotto la gestione Liverani, è passato all’usato sicuro con Ranieri. Cosa non ha funzionato a suo avviso? Di conseguenza, con questa classifica e queste gerarchie, dove può arrivare adesso la squadra sarda?
“Il Cagliari, con l’avvento di Ranieri, è in netta risalita. Il nuovo tecnico ha portato tanta serenità ed esperienza. Chi in Serie B può contare su gente come Nandez, Lapadula e Pavoletti è chiamato a risultati di un certo tipo. A mio avviso hanno tutte le carte in regola per giocarsi la promozione diretta. L’anomalia era la prima parte di stagione, non pensare che possano agguantare un posto per l’accesso diretto alla Serie A. Hanno già attraversato il fatidico momento di difficoltà, adesso non possono che migliorare. Da questi momenti è necessario uscirne con il minor danno possibile, il Cagliari ci sta riuscendo.”
E’ curioso capire come si convince un tecnico come Ranieri, che ha vinto tanto e che ha calcato palcoscenici di livello europeo, ad accettare una sfida ardua e complessa come quella di Cagliari e della Serie B. A stagione in corso, tra l’altro.
“Quella di Ranieri è stata una scelta dettata dall’amore per il calcio. Ama stare sul campo. Cosa che ho fatto anche io nell’ultimo anno, poi mi sono reso conto che il calcio è cambiato e ho deciso di smettere. Ma io non mi sono stupito che Claudio abbia accettato. Innanzitutto perché Cagliari è una piazza che rappresenta una regione intera. C’era stato, aveva fatto bene, ha deciso di tornare a casa. In più era fermo, credo non ci fossero offerte importanti e la voglia di tornare in campo era alta. Poi quella è una piazza dove si sta benissimo. Io ho passato lì quattro anni indimenticabili. Il Cagliari ha fatto un grande affare a contattarlo.”
Altra squadra che col cambio di gestione tecnica ha di conseguenza cambiato il proprio rendimento è il Pisa. Il rapporto con D’Angelo sembra ormai cosa embrionale. Nota delle differenze tattiche con il Pisa della passata stagione?
“Ho visto poco il Pisa per poter avanzare un’analisi sotto questo aspetto. Parto però dicendo che Pisa è un città che vive di emozioni forti. Quando allenavo io avevamo l’Arena Garibaldi costantemente piena. C’è un amore incredibile. D’Angelo nella passata stagione ha fatto benissimo e il suo ritorno adesso, avendola presa ultima in classifica, ha un qualcosa di miracoloso per quanto fatto. Si è creato un tutt’uno con l’ambiente, non è una cosa scontata ma è una cosa bella. Dopo aver compiuto la fase di preparazione al campionato con un altro allenatore, è chiaro che D’Angelo ha dovuto sistemare le cose in classifica dando un colpo al cerchio e un colpo alla botte. E’ un allenatore giovane, ma vecchio stampo sotto certi aspetti. Diciamo che ha poca stampa, poca pubblicità. Passa più tempo a lavorare che a parlare.”
Il Bari, infine. Con la vittoria contro il Cosenza, i pugliesi stanno piano piano raddrizzando la statistica dei punti conquistati in casa. Crede che quella di Mignani sia squadra pronta per lottare concretamente da qui alla fine per la promozione?
“Come base di partenza penso che il Bari avesse l’obiettivo di fare un buon campionato per poi pianificare la promozione in Serie A con più tempo. Alle spalle ha una società forte e una tifoseria importante. Ho visto una gara al San Nicola dove ci furono circa 47mila paganti. Ci sono club di B che quegli spettatori non li fanno in una stagione intera. I presupposti dunque ci sono. Nell’immediato il campionato ci sta dicendo il Bari è lì e se la sta giocando per la promozione diretta. Ha perso qualche punto di troppo in casa, che sono poi quelli che mancano per essere da sola al secondo posto. Dunque nulla toglie a questa squadra di pensare in grande e di provare a raggiungere con un anno di anticipo l’obiettivo della Serie A. Se non dovesse riuscirci quest’anno, sono certo che la prossima stagione partiranno per vincere il campionato.”
Quattro squadre, queste, che nella giornata di campionato ormai alle porte si affronteranno. Le andrebbe di fornirci la sua chiave di lettura riguardo Pisa-Venezia e Bari-Cagliari?
“Parto da Pisa-Venezia. I lagunari, da quando è arrivato Vanoli, hanno perso una o due partite, ma hanno sempre giocato alla pari con tutti. Hanno dei giocatori di qualità. Seppur abbiano cambiato molto, lo scorso anno giocavano in Serie A. Quindi contro il Pisa mi aspetto una partita molto godibile. Bari-Cagliari sarà una gara importantissima per il vertice. Il Bari, che ha fin qui sofferto qualche gara in casa, dovrà dimostrare di saper gestire la pressione e dare una prova di forza contro un avversario temibile. Al contempo bisogna capire se il Cagliari darà continuità alle prestazioni e riuscirà ad espugnare il San Nicola. Ho visto qualche partita dei sardi e ho percepito una grande disponibilità dei giocatori per la causa.”