ESCLUSIVA PSB – Reggina, Ricci: “Qui sento la fiducia, per me è un nuovo inizio”
FEDERICO RICCI REGGINA – Le esperienze fortificano, sempre. Anche quando si ha la sensazione che il percorso stia patendo un costante rallentamento, contestualmente le spalle si allargano e la mente piccona la negatività del periodo per permetterci di ripartire con nuova linfa vitale. Come in ogni ambito della vita, il calcio chiede educatamente il permesso […]
FEDERICO RICCI REGGINA – Le esperienze fortificano, sempre. Anche quando si ha la sensazione che il percorso stia patendo un costante rallentamento, contestualmente le spalle si allargano e la mente piccona la negatività del periodo per permetterci di ripartire con nuova linfa vitale. Come in ogni ambito della vita, il calcio chiede educatamente il permesso di essere coinvolto perché non fa eccezione. Calza a pennello in questo discorso la volontà di scalare montagne e compensare la fatica di un periodo con il panorama di un successo. Federico Ricci ha vissuto frammenti soleggiati e parentesi nebulose in una carriera che, a ventisette anni, ha tanto da raccontare ma altrettanto da scrivere. Ripartito dalla Reggina, il talentuoso prodotto del settore giovanile della Roma si è raccontato in esclusiva ai nostri microfoni.
Ai microfoni dei canali ufficiali della Reggina hai espresso parole al miele per l’accoglienza che hai ricevuto in questa nuova esperienza. Facciamo un passo indietro: cosa cercavi prima di accettare questo club e cosa dunque credi di aver trovato sotto un aspetto calcistico e umano?
“Cercavo una società che puntasse su di me. Negli ultimi anni ho girato tanto in prestito e, così facendo, non mi sono mai sentito realmente importante per alcuna compagine o comunque ho disputato stagioni altalenanti. Sono un tipo di giocatore che ha la necessità di sentire fiducia da parte nel club nel quale milita e non percepire di essere solo di passaggio. Cercavo, dunque, di invertire questa situazione. Sono arrivato a scadenza con il Sassuolo e la mia intenzione, come dicevo, era quella di sposare una causa nella quale potessi dire la mia. Sono contento di aver trovato subito quello che cercavo, ho accettato con entusiasmo la Reggina, ho avvertito sin da subito grande attenzione nei miei confronti”.
Stai avendo modo di conoscere il mister e avrete sicuramente parlato prima della tua firma. Quali sono i suoi argomenti che ti hanno maggiormente convinto?
“Non conoscevo bene il mister, ovviamente ho visto giocare il suo Chievo nella passata stagione e ne ho apprezzato il credo propositivo, un 4-4-2 offensivo. In questi giorni mi ha impressionato la sua voglia di giocare, ricerca un calcio di qualità, offensivo come detto poc’anzi, concetto che a me piace. Disputeremo un campionato per giocare la palla e per attaccare, questa è una cosa che ho apprezzato sin da subito”.
Il calcio di Aglietti sa valorizzare ma, contestualmente, richiede grande applicazione in entrambe le fasi. Nelle tue ultime esperienze si è percepita la tua volontà di completarti e abbinare l’estro congenito che hai alla completezza che il calcio contemporaneo richiede. Ti senti pronto per mostrarti in questa veste?
“Il mister mi sta provando esterno in un centrocampo a quattro. Si attacca in tanti, questo è bello ma, allo stesso modo, si deve difendere e sono concetti differenti rispetto, ad esempio, a un sistema di gioco 4-3-3, dove c’è un centrocampista in più che può supportare chi gioca sull’esterno. Nel nostro caso, dunque, è richiesto di rientrare costantemente e con i giusti tempi per dare una mano. In Serie B è necessario correre per novanta minuti, altrimenti non si vince. Oramai tutti sappiamo che dobbiamo fare entrambe le fasi al massimo e, per fare in modo che ciò accada, bisogna stare bene: sotto questo punto di vista sono contento di essermi aggregato al gruppo dall’inizio, così da poter fare la preparazione con la squadra”.
Citando nuovamente le tue ultime esperienze, la sensazione dall’esterno, che hai in parte già confermato, è che la mancanza di continuità abbia limitato un modo di stare in campo, il tuo, elettrico e qualitativo. È stata una questione tattica, mentale o c’è qualche altro fattore?
“C’è una fattispecie che accomuna ogni calciatore: quando si avverte la fiducia sia della società che del tecnico, si rende meglio. Non sono sui generis, tutti hanno questo tipo di rapporto con il campo. Come posto nella domanda, sono un tipo di giocatore che dalla trequarti in su rende meglio e, beneficiando di determinate dinamiche mentali, c’è maggiore possibilità di provare un determinato tipo di giocata, così da fare qualcosa in più e aiutare ulteriormente la squadra. Nell’ultimo anno, tra Sassuolo e Monza, magari questo tipo di descrizione non mi hanno accompagnato, mentre precedentemente, con lo Spezia, abbiamo ottenuto una promozione e raggiunto un traguardo notevole. Mi è mancata continuità, così come la condizione e la possibilità di potermi associare in una certa maniera con i compagni. Girando tante squadre non è sempre facile né scontato entrare nelle grazie dell’allenatore o poter incidere in maniera repentina, perché per farlo serve il giusto contorno”.
Ripartiamo dall’inizio della nostra chiacchierata, la Reggina. È un nuovo inizio per te?
“Per me è sicuramente un nuovo inizio. Ho firmato per tre anni con questa società, una scelta che palesa la mia volontà di ripartire più forte di prima. So di essere approdato in una piazza storica, con un tifo caldo, cosa che a me piace, aggiungendo inoltre che ho una simpatia particolare per la Calabria. In questa realtà c’è tanta umiltà oltre a una notevole voglia di fare. Sono contento di essere approdato qui, ne ho parlato anche con il direttore e con il mister, cercavo questo tipo di situazione. Il mio intento è quello di tenere sempre alta l’asticella dell’ambizione, considerando comunque come la Serie B sia un campionato complicato e ricco di sorprese, dunque è difficile stabilire la tipologia di stagione che si affronterà. È chiaro che spero di fornire delle ottime prestazioni, sia per me stesso che per la squadra, mettendo a referto quanti più gol e assist possibili. Ribadisco quanto appena detto: servirà equilibrio, la cadetteria è imprevedibile e posso dirlo sulla base delle mie esperienze: quando ho militato in squadre costruite per vincere questo non è accaduto, mentre con Crotone e Spezia, con le quali gli obiettivi iniziali erano diversi, siamo stati promossi in Serie A. Dovrà esserci massima attenzione e voglia di costruire con lavoro e condivisione la nostra annata”.