ESCLUSIVA PSB – Tissone: “Giocare per la Sampdoria è stato fantastico. Garrone indimenticabile. Salernitana, Colantuono è molto bravo”
L'argentino in esclusiva ai nostri microfoni
Avvicinarsi alla carriera di Fernando Tissone porta a un inebriamento derivante dalla scia di romanticismo che accompagna un percorso come quello del centrocampista. Non è un discorso che si poggia unicamente sull’indiscutibile valore tecnico e tattico che l’argentino ha rivelato, dimostrato e confermato nell’arco della sua traiettoria nel calcio, ma è un’apologia rafforzata dalla capacità di sapersi mettere in gioco in contesti diversi, generando un viaggio quasi esotico, tra culture, categorie e ambienti unici, protettori di altrettanto convinti e inviolabili modi di intendere il Gioco. Tissone, oggi, è un contenitore di aneddoti ed esperienze, dal quale è stato davvero piacevole attingere grazie all’intervista esclusiva che ci ha concesso.
Fernando, il tuo viaggio in Italia vede nella Sampdoria una tappa importante, durante la quale hai vissuto inestimabili gioie e dolorose cadute. Un percorso dove, ad ogni modo, hai costantemente dimostrato grandissima dedizione alla causa.
“Giocare per la Sampdoria è stata un’esperienza fantastica. Parliamo di un club storico, che ha vinto uno Scudetto e giocato in Europa per tanti anni. Alla mia prima stagione lì raggiungemmo la qualificazione in Champions League, un traguardo magnifico, avevo centrato la massima competizione europea già con l’Udinese, ma considero quella con la Doria come la vera prima volta, perché con i friulani giocai appena due partite nell’annata in questione (2004-2005). Con la Samp la musica era diversa, mi sentivo parte integrante di un grande gruppo, talentuoso e compatto. C’era un allenatore che stava facendo molto bene come Delneri, oltre a giocatori della caratura di Cassano, Pazzini, Palombo e tanti altri. In quell’annata mi sono tolto davvero tante soddisfazioni”.
La “tua” Sampdoria era quella dell’indimenticato e indimenticabile Presidente Riccardo Garrone.
“Il mio ricordo va all’uomo, perché è difficile trovare nel mondo del calcio una persona come Garrone. Ho vissuto numerose cose con lui, per me è stato davvero importante, mi ha dato tanto e lo ricordo sempre con tanta stima. Ancora oggi mi emoziono quando ne parlo. Era in grado di trasmettere passione senza essere invadente, non si faceva vedere sempre, dava molto spazio alla squadra pur facendo sentire la propria presenza con un abbraccio o una parola. Una persona, ribadisco, davvero di qualità”.
Nel 2009-2010 si affacciava alla prima squadra della Sampdoria un giovanissimo Roberto Soriano, oggi in Serie B con la Salernitana.
“Roby era un talento cristallino, capimmo sin da subito che il suo livello fosse quello della prima squadra. In quella rosa, soprattutto nel suo ruolo, c’erano tanti calciatori di qualità, questo potrebbe averlo portato a dover impiegare un po’ più di tempo, ma dopo un paio di anni e il prestito all’Empoli divenne praticamente un titolare fisso, disputando annate importanti con la Samp, così come nelle esperienze successive con Villarreal, Torino e Bologna, senza dimenticare la Nazionale italiana. È sempre stato un calciatore duttile, affidabile e qualitativo, con basi importanti come quelle del movimento tedesco. Aggiungo, tra l’altro, che è una grandissima persona”.
Tornando al presente, le cose per la Sampdoria non vanno per il verso giusto.
“Seguo le vicissitudini della Samp. È un momento molto difficile, che probabilmente parte dai problemi societari della scorsa stagione e dal conseguente strascico. Tutto ciò porta insicurezza nell’ambiente e nei calciatori, ed è una fattispecie che, secondo me, le parti coinvolte non sono riuscite a cambiare. Servono risultati, magari un bel filotto di vittorie consecutive, ma in assenza di questi le cose resteranno difficili, perché la cosa più importante nel calcio è la mentalità, che deriva da un mix di risultati, appunto, e serenità. Al momento credo che sia questo che manchi alla squadra, perché il gruppo c’è, gli allenatori che si sono visti in panchina sono comunque bravi, e la tifoseria è tra le migliori in Italia, dunque non è una questione di questa o quella mancanza, ma senza continuità ci si sente, e probabilmente ci si trova, sempre in bilico”.
Prima abbiamo citato la Salernitana, dove ora gioca Soriano. L’allenatore dei campani è Stefano Colantuono, che tu hai avuto all’Atalanta.
“Stefano è un allenatore molto tosto, che ha una personalità marcata e riesce a trovare nei giocatori qualcosa che loro stessi non sapevano di avere. È un tecnico che analizza nel dettaglio ogni componente della rosa per cercare di portarlo sempre più in alto. L’ho avuto da giovane, mi ha fatto crescere tanto perché lui è stato il primo a farmi giocare 36 partite in una stagione tra campionato e Coppa Italia. Credeva tanto in me, ancora oggi lo ringrazio. Preparava molto bene le partite, ti diceva in anticipo le eventuali situazioni che si sarebbero potute presentare, e spesso aveva ragione. Ritengo sia molto bravo sia tatticamente che nella valorizzazione dei giocatori. Gli auguro di fare bene a Salerno, piazza molto calda, dove non è facile lavorare quando le cose non vanno bene”.
Una curiosità, ripercorrendo la tua carriera: il compagno più forte, quello più talentuoso e quello che avrebbe potuto fare di più.
“Tutte le risposte vanno in una direzione: Antonio Cassano. Il più forte, il più talentuoso e quello che avrebbe potuto fare di più, pur avendo fatto tanto. Antonio era incredibilmente forte”.
Hai giocato tantissimi anni e riempito il bagaglio con esperienze di ogni tipo. Chi è, oggi, Fernando Tissone?
“Un professionista serio. Ho sempre cercato di fare la scelta giusta per la squadra, accantonando qualsiasi ragionamento volto all’auto-esaltazione. Sono malato di calcio, accompagna le mie giornate ed è lì che vanno sempre a finire i miei pensieri”.