ESCLUSIVA PSB – Lecco, Crociata: “Qui sto benissimo, mi sento importante. Ecco dove dobbiamo migliorare”
Il centrocampista in esclusiva ai nostri microfoni
Raramente è possibile percepire in maniera tangibile, pura e netta l’uomo dentro il campione (come Diodato canta per Roberto Baggio), a causa di quello strato di omologazione argomentativa che ricopre i calciatori, tanto per volontà dei suddetti quanto per la gabbia in cui sono tenuti in maniera mefistofelica per timore di chissà quale rivelazione. Quanto accade con Giovanni Crociata – e con il Lecco, cui vanno riconosciuti meriti e complimenti per la disponibilità verso la stampa, nota ritenuta fondamentale da parte dell’autore dell’articolo – è esattamente l’opposto: la piacevolissima sensazione di avere a che fare con una brava persona, prima che con un calciatore dalla comprovata affidabilità e dal talento che i manzoniani stanno scoprendo essere multiforme, grazie alla rimarcabile tecnica mescolata a uno spiccato senso del gioco. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, il classe ’97 ha fornito diversi – e interessanti – punti di vista.
Giovanni, la prima considerazione, che ha già una risposta al proprio interno, riguarda la scelta estiva. Dopo 6 mesi in quel di Cittadella dove giochi e segni tanto, il Lecco. La sensazione è che tu abbia scommesso su questo progetto per ritrovare stabilità, sentirti centrale in un progetto e uscire da quella serie di prestiti che, probabilmente, cominciavano a risultare eccessivamente frenetici.
“Hai detto cose giustissime. Aggiungo una cosa: ho accettato subito quando ho sentito il Direttore e la sua voglia di portarmi a Lecco, questa è una cosa fondamentale per un calciatore. Qui sto benissimo, sono in una società dove si fanno le cose in una certa maniera e mi sento importante, questa è una delle sensazioni più belle da provare”.
Che risposte hai avuto da quest’esperienza finora?
“Abbiamo avuto un po’ di difficoltà all’inizio, ma con il nuovo allenatore la situazione è cambiata. Il gruppo è inevitabilmente venuto fuori alla distanza, perché c’è stato bisogno di tempo per conoscerci. Stiamo proponendo un buon calcio, i risultati stanno arrivando e, per quanto il Lecco sia comunque ancora lì, non ci tiriamo indietro e battagliamo”.
Scendiamo in campo: questa tua versione sembra essere più completa rispetto alle precedenti. Ti abbiamo conosciuto e apprezzato come un giocatore con propositi offensivi, molto abile a inserirsi, rifinire e sentire la porta, doti che hai conservato e mescolato con i compiti da architetto della manovra che ora hai fatto tuoi. Ti senti, in un certo senso, meno codificato e più dentro al gioco?
“Pensavo proprio ieri a questa cosa. Sono dentro un percorso che da trequartista mi ha portato a fare la mezzala, così come l’esterno, e adesso il mister mi sta chiedendo cose ancora diverse, che mi completano, come sottolineavi. Mi abbasso tanto, costruisco gioco, sono più lontano dalla porta ma mi sento meglio degli altri anni, sono felicissimo perché sto migliorando. Fare questo lavoro per la squadra è una cosa molto bella”.
Mister Bonazzoli punta molto sulle connessioni tra voi centrocampisti, dato che in mediana non ci sono specialisti ma siete giocatori con grandi conoscenze e interscambiabilità, tratto che a detta del sottoscritto è emerso in particolar modo tra te e Sersanti.
“Tutto ciò per un allenatore è bellissimo, ma per il giocatore lo è ancora di più. Sersanti può fare sia la mezzala che il play, così come il sottoscritto, questo ci aiuta. Vivo molto bene questa cosa, mi piace notare che quando mi alzo, Sersanti capisce di doversi abbassare, e viceversa, c’è una grande connessione. Lo facciamo anche per non dare punti di riferimento ai nostri avversari”.
Dopo i cinque risultati utili siete entrati dentro un periodo di flessione, quantomeno in termini di risultati dato che la prestazione, in quest’ultimo ciclo, è mancata unicamente contro la Sampdoria. Dove può migliorare questo Lecco, così da beneficiare di maggiore continuità?
“Abbiamo tanti margini di miglioramento, ma se dovessi concentrarmi su uno in particolare toccherei il fattore mentale: dobbiamo crescere in termini di concentrazione. Prendo come esempio la partita di Catanzaro, dove a mio avviso la prestazione è stata bellissima, in quanto abbiamo giocato alla pari contro una squadra forte, non a caso ricordo che all’andata non vidi il pallone, mentre ora ci siamo presentati con una consapevolezza diversa, ma è mancata proprio la concentrazione che ho appena menzionato e che avrebbe fatto la differenza. Ovviamente non ne faccio una questione di singoli ma di collettivo, è una cosa che riguarda tutti. Fatto questo step in avanti, il resto verrà da sé”.
Oramai sei un calciatore con un bagaglio di esperienze di un certo tipo, che ti hanno permesso di raccogliere più di 140 presenze tra Serie A e Serie B. Ad agosto compirai ventisette anni, dunque sei probabilmente in quella fase di mezzo tra l’immaginazione e la consapevolezza. Cosa chiedi al futuro?
“Sono qui dopo un percorso durato quasi sette anni, fatto di momenti belli e brutti, ma ad ogni modo di grande crescita. Ora ho raggiunto una situazione di benessere mentale che mi fa stare bene e che mi fa sentire felice mentre gioco. In campo mi diverto, ciò che continuerò a cercare in futuro è proprio questo: calpestare il rettangolo verde e godermi ogni minuto di calcio. Non voglio avere pensieri né ansie di alcun tipo”.