ESCLUSIVA PSB – Mandorlini: “Strefezza l’ho portato io a Cremona. In grigiorosso ero in sintonia con tutti tranne che con Rinaudo. Sul Vicenza…”
ESCLUSIVA PSB MANDORLINI – Mister Andrea Mandorlini, ex tecnico di diverse squadre che militano nel campionato cadetto, è stato raggiunto in esclusiva dai nostri microfoni. Di seguito l’intervista completa. Partendo dall’esperienza più recente in B, ovvero la Cremonese, nonostante il poco tempo trascorso in sella ai grigiorossi, come si è trovato? «Mi sono trovato molto […]
ESCLUSIVA PSB MANDORLINI – Mister Andrea Mandorlini, ex tecnico di diverse squadre che militano nel campionato cadetto, è stato raggiunto in esclusiva dai nostri microfoni. Di seguito l’intervista completa.
Partendo dall’esperienza più recente in B, ovvero la Cremonese, nonostante il poco tempo trascorso in sella ai grigiorossi, come si è trovato?
«Mi sono trovato molto bene. Eravamo imbattuti per tante partite, occupavamo il quarto/quinto posto in classifica e tutto andava a gonfie vele. Sono andato via per una situazione fuori dal mondo, ossia i rapporti non buoni con Rinaudo, che era il direttore sportivo. Con la società e la squadra la sintonia era totale, i risultati sono lì a testimoniarlo. Però questo è il calcio…».
A Cremona lei ha allenato l’attuale capocannoniere della cadetteria, Gabriel Strefezza. Si aspettava la sua esplosione?
«Strefezza l’ho portato io a Cremona, perché avevamo bisogno di un esterno e mi dissero di tenere d’occhio questo ragazzo che giocava nella Juve Stabia. Quindi Gabriel è venuto in grigiorosso in quanto l’ho voluto fortemente, avendolo visionato. Non si è mai detto niente, forse a causa di quel direttore assurdo che ho nominato prima e non voglio più nominare (Rinaudo, ndr). Posso dire che sono molto contento di quello che sta facendo Gabriel e del fatto che sia migliorato tanto. Proporzionalmente alle qualità del brasiliano, non mi stupisce la sua esplosione».
Rispetto alle straordinarie annate vissute all’Hellas Verona e al periodo grigiorosso, volendo fare un confronto col campionato attuale, pensa che il livello della B sia dimunito oppure sia in linea col recente passato?
«È difficile dirlo, ogni campionato ha una storia a sè. Parlando a livello personale, l’ultima volta ci son rimasto molto male perché c’erano tutti i presupposti per fare bene. Ripeto, eravamo l’unica squadra imbattuta insieme alla Sampdoria in A e poi, alla decima giornata, ci hanno esonerato. Quello di quest’anno, comunque, è un campionato molto equilibrato. Vado spesso qui a Ferrara a veder le partite e ho visto diverse squadre forti. Anche la classifica dice quello: ci sono tante compagini raccolte in pochi punti. È tornata un po’ la B di tanti anni fa, in cui la concorrenza per la promozione – grazie anche ai play-off allargati che rendono tutto più facile – è davvero elevata. Quindi la B ha aumentato la sua competitività».
Come ha accennato lei, ci sono 13 squadre in 9 punti, classifica cortissima che aumenta lo spettacolo, i colpi di scena, la bagarre. Tra queste c’è anche il suo ex Ascoli, attualmente quarto (a pari merito con Benevento e Monza). Come giudica il lavoro di Sottil? Dove possono arrivare i marchigiani?
«Ho visto una volta giocare l’Ascoli e parliamo di un club con tanti giocatori bravi e che dispone di una qualità tecnica molto alta. Valutare il lavoro di un allenatore è sempre difficile e non mi permetto neanche. Sicuramente è una squadra che mi piace: gioca a calcio e ha diversi giovani. Meritano i complimenti perché stanno facendo bene. Adesso è così, poi magari tra un mese e mezzo cambiano le cose visto che la Serie B è capace di capovolgimenti improvvisi».
Del suo passato fa parte anche il Vicenza. I Lanerossi non se la stanno passando bene, essendo ultimi insieme al Pordenone. Né l’esonero di Di Carlo né il contestuale arrivo di Brocchi hanno dato l’attesa sterzata. Cosa non ha funzionato?
«Ripeto, io da lontano non sono il tipo che si permette di giudicare. L’ho vista qui al “Mazza” di Ferrara contro la SPAL. Le lacune sembrano essere di diverso tipo, problemi tecnici in particolar modo. Non sono partiti bene. Poi i cambiamenti non hanno portato quanto tutti speravano. Peccato perché il mese scorso avevano vinto e pensavo che potessero invertire subito il trend, invece hanno perso nuovamente. Quindi non c’è mai stata continuità di risultati. È chiaro che quando sei in fondo, mentalmente è complicato reagire. L’ho provato sulla mia pelle tantissimi anni fa alla guida proprio del Vicenza dove eravamo partiti male. Non è pensabile ribaltare la situazione in poche partite, ci vuole del tempo. Mi ricordo che occupavamo le ultime posizioni dopo 7 giornate e poi, alla fine del girone d’andata, eravamo in testa. Non bisogna giudicare adesso. Chiaramente le partite passano, il tempo stringe, i punti non si fanno e viene un po’ di ansia, però confido nel lavoro di Brocchi. Bisogna andare avanti, poi fra poco c’è il mercato ed è indubbio che qualcosa debbano fare».
Domanda secca: c’è qualche giovane talento che l’ha impressionata maggiormente?
«Andando a Ferrara tante volte a vedere le partite della SPAL perché sono di Ravenna, credo che Colombo sia l’elemento di maggior talento: fa gol importanti, ha fisicità e un tiro niente male. Mi piace molto. Quindi avendolo visto giocare in più occasioni ti faccio il suo nome».
In ultimo, se potesse tornare indietro, cambierebbe qualcosa della sua carriera? Ad esempio l’esito dello sfortunato spareggio contro l’Alessandria che ha condannato il suo Padova?
«Purtroppo non posso cambiarlo io (ride, ndr). Il destino è questo. Quando fai 80 punti in stagione, i play-off vinti contro squadre forti, tipo l’Avellino, la stessa finale dominata nelle due partite contro l’Alessandria (non c’è stato paragone con quello che ha fatto il Padova) e persa ai rigori, ovvio che il rammarico è enorme. Il calcio a volte è così. Ho voluto scendere di categoria e non so se ho fatto bene. Volevo dare una mano al direttore Sogliano e credo che abbiamo fatto un campionato di alto livello, arrivando primi a pari merito col Perugia e dominando i play-off. Io non posso cambiare niente, magari qualcuno più importante di me, in alto, molto in alto, potrebbe farlo (ride, ndr). Si vede che doveva andare così. Io aspetto perché credo di poter dare ancora tanto, vediamo, sono pronto e ho una carica incredibile».