17 Settembre 2019

ESCLUSIVA PSB – Nel mondo dei fratelli Ricci: “Ragazzi eccezionali, il calcio fino ad ora li ha penalizzati”

MATTEO RICCI FEDERICO RICCI – Lo scopriremo solo vivendo ma, ad un certo punto delle nostre vite, capiterà di girarsi e vedere quello che si è costruito. Si ricorderanno le esperienze, le intuizioni, le gioie e, perché no, gli errori. Quello che siamo è il risultato della nostra storia. È un pensiero, questo, assolutamente applicabile […]

MATTEO RICCI FEDERICO RICCI – Lo scopriremo solo vivendo ma, ad un certo punto delle nostre vite, capiterà di girarsi e vedere quello che si è costruito. Si ricorderanno le esperienze, le intuizioni, le gioie e, perché no, gli errori. Quello che siamo è il risultato della nostra storia. È un pensiero, questo, assolutamente applicabile anche al mondo del calcio, in particolar modo alla figura dell’osservatore. Scoprire un calciatore quando è ancora un bambino, vedere che ha del potenziale, accompagnarlo nel percorso e poi vedere come spicca il volo. Attilio Olivieri, su questo punto, fa scuola. Sempre dietro le quinte rispetto ai suoi ragazzi, i veri protagonisti del suo lavoro, come ha sempre detto. È anche merito dello storico collaboratore, tra gli altri, di Bruno Conti, se tanti giovani di belle speranze hanno potuto trasformare la propria passione in un lavoro. Tra questi anche Matteo e Federico Ricci, oggi allo Spezia. Gemelli fuori e ora anche in campo. Fu proprio Olivieri a scoprirli, come ci ha raccontato in esclusiva.

Matteo e Federico Ricci si ritrovano allo Spezia. Vuole raccontarci come li ha scoperti?

“Era il periodo al di sotto delle feste natalizie e andai a vedere questo torneo a Centocelle dove, tra le varie squadre, partecipava anche la Morena, scuola calcio del papà di Roberto Muzzi. Il campo era di terra, praticamente di polvere. La categoria era quella dei Pulcini, e vidi questo ragazzino, Matteo, che mi impressionava. Aveva colpi notevoli, alle volte ma sbagliava ma per il semplice fatto che tentava giocate troppo difficili per la sua età, un segnale comunque importante perché il tentativo era sinonimo di personalità. C’era anche Federico, in egual maniera interessante, che però non era ancora pronto. In quegli anni Muzzi era alla Lazio e, visto che la scuola calcio era del padre, se si fosse sparsa la voce dell’interessamento della Roma per i due gemelli, probabilmente sarebbero finiti ai biancocelesti. Bruno Conti era a Cagliari dal figlio Daniele, lo chiamai e gli dissi: “Bruno, ci sono questi due gemelli, prospetti interessanti. Dobbiamo prenderli perché se li stacchiamo rischiamo di perderli entrambi”. Pensa che, quando li andai a vedere al torneo di cui parlavo in apertura, c’era anche il padre, allora mi avvicinai, senza presentarmi, e dissi: “Speriamo che quei due ragazzini tifino Roma e non Lazio”. Il padre fu eloquente: “Siamo tutti romanisti”. Capii quindi che sarebbero venuti alla Roma e così fu. I primi tempi Matteo giocava di più rispetto a Federico, che doveva crescere fisicamente, era davvero un uccelletto. Anche il fratello non era possente, ma aveva un po’ di forza in più, se così si può definire dato che erano solo bambini. Lo guardavo giocare e, per avere una prima impressione, notai come mi ricordasse Del Piero. Colpi di tacco, pallonetti, una cosa incredibile. Vedendo la sua predisposizione, si intuiva però che dovesse fare il registra alla Pirlo. Si sono ritrovati allo Spezia, è stato bravo Angelozzi, una persona eccezionale, mi fa davvero piacere che li abbia presi, ci ha visto lungo. Spero che facciano giocare Matteo dove può dare il meglio di sé, mentre Federico non ha avuto continuità negli ultimi due anni e questo l’ha penalizzato. Ritengo sia un ragazzo che abbia futuro, perché le qualità sono dalla sua parte. I tifosi dello Spezia potranno divertirsi guardandoli giocare. La squadra è stata ben costruita, possono dire la loro per la Serie A, glielo auguro”.

Parliamo per l’appunto di due gemelli: il fatto di essersi ritrovati e vivere quindi la quotidianità nuovamente insieme, potrà essere un fattore positivo per le loro prestazioni in campo? La sicurezza dell’essere l’uno accanto all’altro potrebbe incidere.

“Devo ringraziare Dio per i ragazzi che ho trovato, e devo dire che sono sempre stati supportati da famiglie eccezionali. Cercavo sempre di conoscere le famiglie e individuare i loro comportamenti, perché portavo anche loro alla Roma, non solo i calciatori. Matteo e Federico, oltre ad essere due ragazzi più che favolosi, hanno una famiglia incredibile, davvero. Un’educazione unica. Questo non può che essere un fattore positivo”.

Sia Matteo che Federico, quando gli è stata data la possibilità, hanno dimostrato di avere qualità tecniche importanti. Come mai, secondo lei, la loro esplosione non è ancora arrivata?

“Credo che alle società manchi pazienza. Ricordo che Luis Enrique, quando vide Matteo Ricci con la Primavera, lo portò in prima squadra e gli fece fare il regista, giustamente aggiungerei. Se uno nasce per fare il falegname, non può fare il fabbro, è questo uno dei problemi delle realtà italiane. Federico ha conosciuto la Serie A, si è detto che dovesse formarsi ulteriormente e allora è cominciata la serie di prestiti, il fratello invece non ha avuto la possibilità di misurarsi con il nostro massimo campionato e questo è grave. Gli addetti ai lavori guardano sempre il peso, il fisico di questi ragazzi. In Italia manca il calcio, quello vero. Siamo abituati a vedere solo calciatori fisici ma, se un calciatore ha determinate caratteristiche, potrebbe servire altro. Invece il fisico è la prima cosa valutata e solo dopo si valuta la tecnica. Questo non è positivo, bisogna lavorare e per fare questo serve tempo. Matteo soffre a non aver giocato in Serie A, vorrebbe esprimersi in una certa maniera, a lui piace giocare il pallone, fare passaggi e, perché no, arrivare al limite dell’area perché ha un piede favoloso”.

Vuole mandare un messaggio ai due ragazzi, in ricordo di quando tutto è cominciato?

“Ti dirò, ci sentiamo spesso. Voglio dirgli che sfiorano la perfezione, sono contento di aver trovato due ragazzi come loro, prima di tutto a livello caratteriale, perché sanno rispettare il prossimo e questa è una cosa importante per la vita, oltre che per il calcio. Inoltre voglio ringraziarli per le loro qualità, perché mi diverto quando li vedo giocare. Hanno entrambi una tecnica incredibile. Non mi hanno fatto fare brutta figura, voglio sottolinearlo. Il calcio fino ad ora li ha un po’ penalizzati, la vita è dura ma devono resistere, impegnarsi e crederci fino in fondo”.

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