ESCLUSIVA PSB – Mazzocchi: “Ecco cosa rende speciale il Südtirol. Bisoli è un martello”
L'attaccante in esclusiva ai nostri microfoni
È tornato per aiutare e incidere, come nel suo percorso ha avuto modo di fare praticamente ovunque. Simone Mazzocchi è un attaccante ancora giovane ma con tanto da mostrare e raccontare. Bolzano e il Südtirol avevano già fatto parte della storia, complici due (positive) stagioni tra il 2018 e il 2020. Il classe ’98 ha acquisito ulteriore esperienza tecnica e umana tra Reggio Emilia e Terni per poi tuffarsi nuovamente in un contesto all’avanguardia, coeso e, classifica alla mano, meritevole di sognare. Elemento molto importante dello scacchiere di Pierpaolo Bisoli, il classe ’98 è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni.
La stagione del Südtirol sta andando oltre ogni più rosea previsione. Parlare di miracolo non renderebbe giustizia al vostro notevole lavoro. Cosa vi rende, secondo te, così speciali?
“Abbiamo avuto grandi difficoltà all’inizio, ma ci siamo rimessi in pista e ora la stagione ha acquisito gli elementi della straordinarietà. Quello che ci rende speciali, sembrerà scontato dirlo, ma è il lavoro di gruppo che facciamo. Stiamo veramente bene insieme, sia in campo che fuori, e tutto quello che viviamo contiene in sé il desiderio di fare del bene per il compagno che c’è accanto. Questa è la nostra forza, che porteremo sicuramente avanti fino alla fine del campionato”.
L’annata era iniziata diversamente, con tre sconfitte che hanno necessitato l’approdo in panchina di Bisoli. La narrazione che accompagna il vostro tecnico lo racconta come intenso, lavoratore, attento ai dettagli. Puoi fornirci un quadro più dettagliato? Che allenatore è?
“Come detto poc’anzi, abbiamo avuto un inizio non facile, ma da quando è arrivato il mister alla quarta giornata ci ha subito trasmesso il suo modo di essere, ricompattandoci immediatamente e plasmando un’identità forte. La cosa secondo me più importante che ha portato è la concentrazione che richiede in ogni singolo allenamento e gesto. Quando si dice che è un martello si fa riferimento proprio a questo: non vuole distrazioni quando si è in campo, chiede il 110%. Il dispendio è sia fisico ma soprattutto mentale, perché con Bisoli non è possibile distogliere l’attenzione da quallo che si sta facendo. Abbiamo acquisito questo modus operandi, che è diventato la forza del gruppo. Quando entriamo in campo restiamo concentrati dall’inizio alla fine, così da dare sempre il meglio. Il mister lavora molto su di noi, non dà troppa importanza al resto e cerca di migliorarci. La sua forza e la sua concentrazione sono totali in ogni giornata spesa in campo”.
Hai incontrato diversi allenatori in carriera, ma vorrei soffermarmi su due profili in particolar modo: Pierpaolo Bisoli, che ora vivi nel quotidiano, e Massimiliano Alvini, che hai avuto alla Reggiana. Due modi differenti di intendere il calcio: uno che richiede un’attenzione e un’intensità mentale per novanta minuti, per proporre e reagire, un altro certamente intenso ma probabilmente votato a un maggiore controllo territoriale. Che differenze metodologiche hai trovato e cosa vedi maggiormente adatto alle tue caratteristiche?
“Ho avuto modo di lavorare con entrambi. Con Alvini il gioco era maggiormente sull’uno contro uno a tutto campo, principio che comportava un certo dispendio fisico, perché per reggere ciò bisognava essere pronti, dunque l’intensità era principalmente fisica. Quell’anno a Reggio Emilia le cose non sono andate molto bene, dunque la stagione fu un po’ complicata. Per quanto riguarda mister Bisoli, l’intensità e la concentrazioni sono totali, perché toccano sia il fisico che la mente, ma sono convinto che mantenendo alte queste due componenti riusciremo a toglierci delle belle soddisfazioni: l’importante è che non calino, questo è fondamentale. In merito alle mie caratteristiche, cerco sempre di adattarmi al tipo di richiesta che mi viene fatta. Mi trovo bene nello spartito attuale e sono sempre a disposizione per dare il meglio che posso apportare alla squadra”.
Superata quota 50 punti, è lecito concludere con la più classica delle domande: il Südtirol è oramai, e con merito, una certezza del campionato, dunque quale ritieni debba essere ora il vostro obiettivo?
“Avere cinquantuno punti dopo trenta partite è straordinario, ma otto partite sono tante e in Serie B tutto può cambiare da un momento all’altro, la classifica è corta e i punti tra una squadra e l’altra sono pochi. Dobbiamo lavorare come fatto in questi mesi e pensare impegno dopo impegno perché è questo che ci ha permesso di arrivare dove siamo ora, quindi bisogna continuare con questo tipo di pensiero, cercando di farci trovare pronti. Arrivati all’ultima giornata, vedremo dove saremo arrivati e potremo eventualmente chiederci qualcosa di importante”.