ESCLUSIVA PSB – Cosenza, Tremolada: “Mi sento il primo responsabile della nostra classifica. Occhiuzzi? Un predestinato”
TREMOLADA COSENZA ESCLUSIVA – Tra i mancini maggiormente dotati della categoria, con l’innata capacità di creare e vedere gioco tra le linee, nonostante le abilità cristalline spesso ha vissuto momenti complicati negli ultimi anni: Luca Tremolada ha accettato Cosenza per riscattare il finale non entusiasmante della sua avventura a Brescia e i troppi mesi ai margini del progetto Pordenone. La […]
TREMOLADA COSENZA ESCLUSIVA – Tra i mancini maggiormente dotati della categoria, con l’innata capacità di creare e vedere gioco tra le linee, nonostante le abilità cristalline spesso ha vissuto momenti complicati negli ultimi anni: Luca Tremolada ha accettato Cosenza per riscattare il finale non entusiasmante della sua avventura a Brescia e i troppi mesi ai margini del progetto Pordenone. La società rossoblù, dal canto proprio, ha puntato sulla voglia di rivalsa di uno dei migliori numeri 10 della Serie B per fornire a mister Roberto Occhiuzzi la qualità necessaria per puntare l’obiettivo stagionale: la salvezza.
Se l’inizio del percorso cominciato a gennaio è stato di accecante bellezza, ora la permanenza in categoria senza passare dai play-out appare tutt’altro che semplice da ottenere. Per raggiungere lo scopo servirà la miglior versione del ventinovenne fantasista, che si è raccontato in esclusiva ai nostri microfoni.
Ciao Luca, la prima domanda che intendo farti riguarda le responsabilità che sei chiamato ad assumerti: come vivi l’indiscutibile importanza che hai nello scacchiere dei Lupi Silani? Sai bene che dai tuoi piedi passa molto del destino della squadra in questo campionato.
“Sinceramente lo so, infatti è un periodo un po’ così e così per me. Sul piano delle prestazioni bene o male ci sono sempre stato ma non riesco a essere decisivo come vorrei. Devo cercare di migliorare, so che è importante che torni anche al gol per permettere alla squadra di vincere. La responsabilità me la assumo ben volentieri, sono grato al Cosenza per la chance che mi ha dato: sono molto contento di essere in questa piazza che vive di calcio e sono certo che alla fine ripagherò la fiducia che mi è stata concessa.”
Immagino tu non abbia voglia di parlare del passato recente, ma ti chiedo questo quanto ha inciso sul presente. Nonostante non disputassi gare ufficiali da molto tempo, nelle prime uscite col Cosenza hai mostrato una cattiveria agonistica impressionante…
“Di sicuro c’è tanta voglia di rivincita dopo quanto successo a Pordenone e Brescia. Con le Rondinelle ho conquistato la Serie A e non ho capito perché è accaduto ciò che è accaduto e non mi è stato permesso di dimostrare che potevo essere utile anche in quella categoria. Coi neroverdi a momenti centravamo la promozione, non si capisce bene perché poi sono state prese altre strade. Non so neanche come spiegare la situazione in poche parole. A Cosenza voglio dimostrare che ci sono, che posso essere un calciatore forte e che sarei potuto essere importante anche per i club che non mi hanno dato fiducia. Ora sono qui e mi riprenderò tutto con gli interessi.”
In Serie B fai comodo a quasi tutte le squadre, non è un mistero. Cosa ti ha spinto ad accettare subito il progetto rossoblù?
“Ci sono stati tanti motivi: io avevo bisogno di un ambiente che vivesse questo sport intensamente, di una società, un direttore e di un mister che mi cercassero con convinzione e mi ritenessero centrale nel loro progetto. Magari altrove sia per il periodo non breve di inattività che per il ruolo di trequartista, che viene un po’ sacrificato al giorno d’oggi, avrei avuto meno spazio. Qui invece c’è un allenatore che ha voglia di giocare a calcio e per me è un predestinato. Come tutti anche io vorrei competere per vincere, ma ritengo che questa squadra si sarebbe potuta giocare carte importanti. La stagione, purtroppo, ha preso una piega non semplice e ora dobbiamo assolutamente salvarci. Sarà dura ma sono convinto che abbiamo tutte le qualità per farcela.”
Tutto lo spogliatoio si è sempre dimostrato, al di là dei risultati, legatissimo all’allenatore. Che rapporto hai con Roberto Occhiuzzi? Quali corde sta toccando per preparare questo decisivo rush finale?
“Ripeto che concettualmente si avvicina molto agli allenatori giovani innovativi che sono arrivati in Serie A, come ad esempio De Zerbi. Secondo me farà una carriera importante. Si pone quasi più come fratello maggiore che come allenatore e questo è molto bello. Ora capisce il momento e sta tirando fuori qualcosa in più sul piano della cattiveria agonistica, che forse un po’ avevamo perso. La colpa ovviamente è di noi calciatori, non sua. Occhiuzzi è un amante del calcio, vuole uscirne attraverso il gioco: ci desidera belli e produttivi. Nonostante la fase delicata che stiamo vivendo, si è creato un rapporto super.”
Negli ultimi match state confermando un’attitudine al pareggio unica in questa categoria. Secondo te cos’è che vi sta mancando per vincere qualche volta in più?
“Forse un po’ di responsabilità in più, che anche da parte mia è mancata. Quando gioco peggio ne risentono tutti i miei compagni, per questo motivo mi sento certamente il primo responsabile della situazione attuale. Nonostante ciò la squadra c’è, a volte ci specchiamo troppo e dovremmo badare più al sodo ma sono sicuro che già dalla prossima gara riusciremo a trovare il giusto equilibrio.”
Quello con l’Ascoli rappresenta il più classico degli spareggi da dentro o fuori, contro un avversario che sulla carta ha diverse armi a disposizione per risalire la classifica. Che tipo di partita dovrete disputare per ottenere i tre punti al “Marulla”?
“Non ci dovremo snaturare, noi giochiamo nello stesso modo sia la gara salvezza contro i bianconeri che quando affrontiamo il Monza o l’Empoli. Conosciamo i loro punti di forza e cercheremo di neutralizzare le individualità migliori, dovremo stare molto attenti. Al di là degli avversari, dobbiamo concentrarci su noi stessi: il nostro destino dipende solo ciò che facciamo, non dagli altri. Se ci prepariamo bene sia mentalmente che fisicamente ne verremo fuori.”
L’ultimo quesito è di ampio respiro. La sensazione che si ha pensando alla tua carriera è che per il talento che hai non sei riuscito ancora ad affermarti quanto avresti potuto. Hai qualche rimpianto? Ti senti ancora in tempo per raggiungere qualche ulteriore step?
“Il tempo sento di avercelo, le carriere si sono allungate e a 29 anni mi ritengo super giovane. Anche io percepisco di meritarmi qualcosa di più. In passato i rimpianti li ho avuti, negli ultimi anni sinceramente no. Sono accadute cose un po’ strane che hanno impedito che la mia carriera decollasse. Sono un trequartista che i numeri li ha sempre avuti, ho sempre dimostrato che posso essere importante. Il mio ruolo purtroppo è particolare: i 10 non esistono più, gli allenatori preferiscono non rischiare piuttosto che puntare su uno con le mie caratteristiche. Dietro le punte ormai giocano i centrocampisti se non addirittura gli esterni che rientrano. Il gioco del calcio è diventato più fisico e tattico che tecnico. Di calciatori di qualità ce ne sono pochi e sembra che non servano, invece sono convinto che debbano essere messi al centro delle squadre. Solo da loro, infatti, il calcio italiano può ripartire. Tornando alla domanda io in Serie A ci ero arrivato, purtroppo per una serie di vicissitudini non è andata come speravo. Resto fiducioso e credo che queste ultime 8 partite col Cosenza possano essere un bel trampolino di lancio per la prossima stagione.”