Fedele al Calcio – Sampdoria, la necessità di comportarsi da tuttocampista non aiuta Tutino a incidere: l’attaccante va supportato
L'analisi della prima parte di stagione vissuta dall'attaccante
È stato – a ragion veduta – l’acquisto più esaltato della sessione estiva di calciomercato. Reduce dall’ennesima stagione da (ultra) protagonista in quel di Cosenza, Gennaro Tutino ha scelto la Sampdoria per confermarsi e al contempo alzare ulteriormente l’asticella. Una scelta a lungo termine, dato il quadriennale sottoscritto dall’attaccante, primo punto da sottolineare nel tentativo di dare un ordine alla frenesia insita in alcuni dei commenti apparsi nelle ultime settimane.
Far notare come l’annata della Doria non sia partita (né stia procedendo) in una maniera tale da agevolare la serenità dei calciatori è necessario, tra l’avvicendamento Pirlo-Sottil in panchina e le certezze tattiche non ancora trovate. In un simile contesto, è addirittura fisiologico non trovare equilibrio, numeri e positività in campo.
Il calcio di Tutino è un piacere per gli occhi degli appassionati: un giocatore tecnico, esplosivo, associativo, finalizzatore o rifinitore in base alla circostanza. Diventato famelico con il passare degli anni, è altresì in grado di alternare la spada al pennello quando la situazione richiede una giocata distillata e non un atto feroce. Doti, quelle del classe ’96, che l’hanno immediatamente erto a simbolo dei rinnovati desideri dei suoi tifosi.
Le cose, al momento, descrivono una realtà dove i tre gol e quattro assist in dodici presenze non bastano a raccordare aspettative e rendimento (pur essendo Tutino il calciatore ad aver contribuito a più reti – sette, appunto – della rosa). Qualche inopportuno mugugno social e di una parte di stampa alla ricerca del titolo non ha volutamente ricercato un’analisi completa di tale fattispecie.
L’atteggiamento del calciatore, per iniziare questa seconda parte, è ininterrottamente stato impeccabile, e questo è certamente un merito: il linguaggio del corpo di Tutino è sempre dinamico, positivo, mai arrendevole né domo. Ampliando il discorso ai tatticismi, a detta del sottoscritto l’attaccante sta nettamente pagando la poca fluidità della proposta dei blucerchiati, che troppo spesso sembrano personaggi in cerca d’autore e una sommatoria di calciatori più che una squadra, in quella che è una grossa differenza (ma il tecnico Sottil, che è indubbiamente chiamato a guidare la risalita, ha numerose attenuanti, in parte menzionate in apertura).
Tutino, pur di entrare nel vivo di una manovra poco briosa e troppo prevedibile, si abbassa tanto (troppo), ampliando il proprio raggio d’azione ma perdendo lucidità e incisività offensiva.
Confrontando i due grafici, emerge in maniera abbastanza netta come Tutino abbia un’attività decisamente meno elevata e intensa in area di rigore, mentre presenzia con costanza al di fuori di essa, in quelle che sembrano zolle di una mezzala di inserimento e/o di un trequartista più che di un attaccante (seppur dinamico e votato al gioco con la squadra).
Gennaro, rispetto agli storici 20 gol della passata stagione, ha visto i dati riguardanti la propria produzione offensiva calare, così come la percentuale di precisione di tiri e passaggi (fonti fbref.com e sofascore.com). Non potrebbe essere altrimenti, dato il volume di campo chiamato a coprire e agli innumerevoli abiti che indossa, spesso anche nell’ambito della stessa azione (costruttore, invasore, rifinitore e realizzatore). Il coinvolgimento deve essere un’aggiunta, ma le difficoltà di questa Sampdoria ne stanno tranciando le opportunità in una nociva precarietà che avvolge il calciatore e i compagni. Tutino, uomo integro e dedito alla causa, non ascolterà/leggerà parole come queste, perché suonerebbero come un alibi che la sua storia ha dimostrato di non volere, ma la crescita del fatturato – ponendo come messaggio da fissare la tenacia che mai gli dovrà mancare e che, ad ogni modo, al momento è stato un tratto distintivo nonostante le difficoltà – dovrà passare anche, se non soprattutto, da un miglioramento collettivo, perché la Sampdoria ha gli strumenti per forgiare una versione di sé diametralmente opposta (e migliore) rispetto a quella sgraziata finora portata in scena.