6 Marzo 2020

ESCLUSIVA PSB – De Luca: “Non sono mai stato così bene, mi sento rinato”

DE LUCA VIRTUS ENTELLA / Giuseppe De Luca è uno di quei calciatori che toccano le corde dell’emozione. Ha tecnica, corsa, qualità. Il suo calcio è coinvolgente e, nel pieno della maturazione, è lecito aspettarsi rinnovate soddisfazioni che rendano giustizia al suo talento. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, l’attaccante della Virtus Entella ha toccato […]

DE LUCA VIRTUS ENTELLA / Giuseppe De Luca è uno di quei calciatori che toccano le corde dell’emozione. Ha tecnica, corsa, qualità. Il suo calcio è coinvolgente e, nel pieno della maturazione, è lecito aspettarsi rinnovate soddisfazioni che rendano giustizia al suo talento. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, l’attaccante della Virtus Entella ha toccato diversi temi di rilevante importanza. Il suo passato, il percorso tra alti e bassi e il presente colorato di biancazzurro.

Giuseppe, tra dicembre e metà febbraio due sconfitte in undici partite. Un ruolino più che positivo interrotto da tre KO consecutivi. La classifica è molto corta: come state gestendo le emozioni contrastanti che un campionato combattuto come la Serie B porta con sé?

“Abbiamo disputato un grande girone d’andata, chiuso al quarto posto. Ultimamente, in particolar modo dopo la partita di Benevento, stiamo trovando difficoltà nel creare il nostro gioco. Ritengo che ciò che ci ferma sia una questione mentale. Il gruppo, però, rema dalla stessa parte, dunque non ci resta che lavorare così da portare a casa più punti possibili. La classifica è strana, molto corta, il campionato quest’anno è particolare e lo si evince dal fatto che vincendo due partite sei in piena lotta per i playoff, ma perderne altrettante vuol dire ritrovarsi praticamente risucchiati in zona playout. Le partite restanti, per noi, saranno finali. Non dobbiamo perdere le certezze che avevamo ma sono sicuro che, con le qualità umane del nostro gruppo, usciremo da questa fase di piccola difficoltà. Non mi sento di parlare di crisi, anche perché, eccezion fatta per il Trapani, abbiamo giocato recentemente contro Benevento e Crotone, due squadre che militano nella parte alta della classifica. C’è rammarico per aver perso in casa (contro i campani e i calabresi, ndr), dato che nel girone d’andata il Comunale era il nostro fortino. Nel prossimo match, dove affronteremo l’Ascoli, l’obiettivo dovrà necessariamente essere la vittoria”.

Focalizziamoci, ora, sulla tua stagione. Sei vicino a battere il tuo record di gol ma, oltre il dato statistico, la sensazione dall’esterno è che tu ti senta pienamente coinvolto in questo progetto.

“Sono arrivato a un’età importante, ventotto anni. Non sono mai stato così bene a livello fisico e mentale. Prendendo come esempio i tempi di Varese: all’epoca ero un ragazzino, facevo alcune cose involontariamente, dovevo crescere. Ora so di essere più maturo, magari prima pensavo solo al gol, mentre ora ho capito l’importanza dell’assist, della corsa in più, dell’aiuto al compagno. Mi sento un calciatore rinato dopo quello che mi è successo in Romania. Devo tutto ciò ai miei compagni di squadra, allo staff e alla società, che mi ha fortemente voluto nella scorsa stagione. Per quanto riguarda la doppia cifra, spero di raggiungerla già domenica, per poi vedere nelle restanti partite quante reti riuscirò a realizzare. La cosa più importante, però, resta la salvezza della squadra. Raggiunto l’obiettivo, saremo tutti più liberi mentalmente. Il gruppo ha la priorità, poi viene ogni tipologia di soddisfazione individuale.

Hai citato l’esperienza in Romania che, nonostante le difficoltà, ha influito nel tuo percorso di crescita mentale. C’è stato, però, un momento preciso in cui hai capito di aver bisogno di svoltare per diventare il giocatore che sei ora?

“Il mondo del calcio è bellissimo ma, oltre a darti tanto, ha le sue sfaccettature negative. Già prima della Romania sentivo il bisogno di dover dare e fare qualcosa in più. Avevo una sorta di rabbia, volevo dimostrare quale fosse il mio livello. È scattata la scintilla, ho capito di essere a un bivio: dovevo scegliere se essere un calciatore mediocre e fare la comparsa, oppure rimettermi in gioco con consapevolezza e dedizione. Mi sono sempre posto degli obiettivi, ma non avevo la cattiveria agonistica che ora mi contraddistingue. Sono diverso da ciò che ero”.

Ciò che sorprende è la capacità che stai mostrando di saper creare gioco e, allo stesso tempo, finalizzare. Che ruolo ha avuto Boscaglia in questa tua crescita?

“Ha influito molto già dall’anno scorso. Qualora non avesse avuto fiducia in me, mi avrebbe messo da parte. È un ottimo allenatore, ma voglio parlare della persona, che è fantastica. Ha sempre dimostrato di credere nel sottoscritto. So di dovergli qualcosa, perché sotto certi punti di vista mi ha aiutato tanto, così come il vice Filippi e il preparatore atletico, con cui ho fatto un grande lavoro. Come dicevo prima, ora sto benissimo. Prima mi veniva contestata la scarsa continuità, ma le cose sono cambiate. Questi professionisti hanno creduto in me e non è assolutamente una cosa scontata. Ho visto tanti allenatori che, appena potevano, ti scaricavano. Qui è diverso”.

Una considerazione sul tuo rapporto con l’Entella. Nel 2017/2018, tua prima esperienza con questa maglia, il campionato si concluse con una retrocessione. Il rapporto è rimasto idilliaco. Hai sempre speso parole al miele per la piazza, e hai deciso di ritornare per rilanciarla e rilanciarti. Sembra quasi che tu sappia di poter trovare un porto sicuro nella città ligure.

“Qui si sta davvero bene. Due anni fa, quando purtroppo siamo retrocessi, ho avvertito forte rammarico nel momento della mia partenza. Sono stati mesi difficili, in cui sono stato male. Avvertivo la sensazione di dover portare avanti una missione in questa piazza. Il presidente e la dirigenza non meritavano quel triste epilogo, così come i tifosi che, anche se non sono tantissimi, hanno un incredibile attaccamento alla maglia e alla causa. Per loro c’è solo l’Entella, non si curano di Genoa e Sampdoria. Questa cosa mi ha toccato il cuore. Nel mio piccolo, quest’anno, voglio restituire l’amore incondizionato di questa gente attraverso le prestazioni in campo”.

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