ESCLUSIVA PSB – Il Calcio Nordico: “Hetemaj è un uomo squadra e una persona fantastica. Apprezzo la linea seguita dal Lecce. Su Gytkjær e gli altri nordici in B…”
ESCLUSIVA PSB IL CALCIO NORDICO ESCLUSIVA PSB IL CALCIO NORDICO – Una delle frontiere emergenti del calcio è sicuramente quella del Nord Europa, patria di Ragnar Lothbrok (il più grande Vichingo della storia, per i più studiati) ed Erling Braut Håland, golden boy del Borussia Dortmund, conteso dalle big del continente. Immergendoci nel ghiaccio polare […]
ESCLUSIVA PSB IL CALCIO NORDICO
ESCLUSIVA PSB IL CALCIO NORDICO – Una delle frontiere emergenti del calcio è sicuramente quella del Nord Europa, patria di Ragnar Lothbrok (il più grande Vichingo della storia, per i più studiati) ed Erling Braut Håland, golden boy del Borussia Dortmund, conteso dalle big del continente. Immergendoci nel ghiaccio polare di quelle latitudini, con uno sguardo ovviamente rivolto al campionato cadetto, abbiamo scambiato due chiacchiere in esclusiva con Alessandro Musumeci, fondatore de “Il Calcio Nordico”, punto di riferimento per gli amanti o semplici osservatori dei campionati norreni (Scandinavia, Islanda e isole Fær Øer).
Di seguito l’intervista completa.
La B è definita “il campionato degli italiani” ma non mancano contaminazioni con culture diverse. Non fa eccezione quella nordica. In tal senso lo scorso anno il Venezia, poi salito in massima serie, ha tracciato la strada puntando su diversi talenti del Nord Europa (in primis Dennis Johnsen). Qual è il tuo pensiero in merito a questo ampliamento di prospettiva (verso Nord) da parte degli scout nostrani?
«I motivi sono tanti ma quello principale ritengo che sia l’aspetto economico. Tra un calciatore italiano ed un calciatore straniero dello stesso livello, la differenza di costi è enorme. Gli stranieri che arrivano in Italia, non sono necessariamente più forti degli italiani già presenti nella categoria ma sono assolutamente più facili da acquistare. Con i calciatori nordici (ignorando mercati come quello africano o sudamericano) ti ritrovi ragazzi che hanno richieste economiche nella norma, riesci a prenderli a prezzi bassi dai club ed hai a disposizione giocatori disciplinati, solitamente ben strutturati fisicamente e che nella maggior parte dei casi imparano rapidamente la lingua. Oltretutto stanno migliorando anche tecnicamente. In alcuni casi, non credo che il desiderio dei club sia necessariamente di avere un profilo nordico. Secondo me ricercano soprattutto un calciatore, che a pari livello di un italiano, costi 5 volte meno.»
Sulle orme degli arancioneroverdi si sta muovendo il Lecce di Pantaleo Corvino che dall’area balcanica (Vlahovic, Jovetic ecc.) ha spostato le sue attenzioni sul mercato nordico. Hjulmand, Björkengren, Helgason rappresentano tre indizi di questo cambiamento. Cosa pensi di questi tre giocatori e come valuti il lavoro svolto dai giallorossi?
«Non conosco con esattezza le dinamiche interne del Lecce ma più che Pantaleo Corvino, credo che l’eccellente lavoro di scouting nel Nord Europa sia frutto delle intuizioni di Fabrizio Bertuzzi. Spesso si ha tendenza a rendere omaggio ai dirigenti, ma mai abbastanza agli osservatori. Non dico che sia il tuo caso per carità, ma è un tema che mi sta a cuore.
Per quanto riguarda i tre giocatori citati nella domanda, Hjulmand ha già ampiamente dimostrato di poter giocare in Serie A. A Lecce si sta affermando e gli auguro di poter giocare nella massima serie già nella prossima stagione. Björkengren sta crescendo ma ha ancora tantissima strada da percorrere prima di poter pensare al salto di categoria. Secondo me la Serie B è la sua dimensione e si renderà sicuramente utile in questo finale di stagione. Per Helgason invece ho solo complimenti. In campo sembra un po’ timido rispetto al ragazzo che ero abituato a vedere in Islanda, però è comprensibile. La Serie B, ma più in generale l’Italia, non è esattamente una delle destinazioni più facili da “digerire” per i nordici. Ha giocato molto più di quanto mi aspettassi e sta muovendo i primi passi con sempre maggiore sicurezza. Non è il mio preferito in senso assoluto ma ci sta.
Quello che apprezzo del mercato del Lecce, è questo giusto mix tra talento e carattere. Stanno acquistando giocatori giovani, con buone doti ma soprattutto con valori umani importanti. Mi dispiace solo che non abbiano concesso una vera chance a Brynjar Ingi Bjarnason.»
Quando penso al Calcio Nordico immediatamente mi vengono in mente calciatori iconici, specie a livello caratteriale. Nello specifico il Vichingo finlandese Përparim Hetemaj, una vita passata al Chievo e adesso in forza alla Reggina. Nonostante l’età il centrocampista non sembra aver perso lo smalto di un tempo, anzi mister Stellone difficilmente fa a meno di lui. Qual è il segreto di tanta costanza ad alti livelli?
«Ho avuto il piacere di parlare con Hetemaj durante il primo lockdown. Oltre che ottimo calciatore, si è dimostrata una persona fantastica. Përparim lavora duro, è un uomo squadra, uno di quei giocatori che gli allenatori vorrebbero sempre avere in rosa. Quando ti alleni con grande costanza ed entusiasmo, quando hai le spalle larghe e la voglia di lottare, non puoi che continuare a far bene. Auguro ai tifosi della Reggina di poterselo godere il più possibile, ma al tempo stesso spero anche di rivederlo nel Campionato finlandese. Ha come ambizione di vincere la Veikkausliiga e sinceramente non vedo l’ora!»
Tra gli altri nomi in cadetteria c’è quello di Gytkjær del Monza, autore di 6 reti in 26 gare quest’anno. La mia impressione è che sia un attaccante di sicuro affidamento a cui però manca il centesimo per comporre l’euro. Sei d’accordo?
«Da Gytkjær mi aspettavo grandi cose. Per me aveva il potenziale per essere uno di quei giocatori in lotta per il titolo di Capocannoniere. Il primo anno, oltre a grossi errori individuali, ha pagato il forse eccessivo mercato del Monza, che ad un certo punto prevedeva un altissimo numero di attaccanti, tra cui l’ingombrante Balotelli. A prescindere da tutto, deve fare meglio. Quando possibile guardo il Monza e Gytkjær sbaglia gol che in altri contesti non sbagliava. Ha probabilmente perso un po’ di fiducia ma resta un giocatore su cui fare affidamento in Serie B. Parlo in questi termini, proprio perché ho grande considerazione di lui e mi aspetto la doppia cifra.»
Se ti va di parlare di qualche altro nordico in B (Joronen, Hermannsson, Rohdén, Kristoffersen, Väisänen per citarne qualcuno) puoi farlo liberamente.
«Se dico quello che penso su Kristoffersen ti chiudono il sito (ride, ndr). Non capisco come sia arrivato in Italia sinceramente. Meglio concentrarsi sugli altri! Joronen è un ottimo portiere per la Serie B. È capace di grandi prestazioni ma anche di momenti non esattamente esaltanti. Questo è l’unico motivo che spesso mi fa esitare nei suoi confronti, quando lo immagino in un campionato più importante sul lungo periodo. In ogni caso il Brescia è fortunato ad avere un portiere del genere in B. Quasi un lusso. Ritrovarsi con Linner sarebbe stato davvero problematico.
Se penso ad un nordico da Serie B, penso ad Hermannsson. Piedi non educati ma ha fisico, è deciso nei contrasti e può rendersi utile sia come Difensore centrale che come Terzino destro. Il giorno della firma ero contento del suo arrivo in Toscana. Non è un fenomeno ma giocatori come lui servono sempre. Passando alla SPAL invece, sarei molto curioso di vedere Ellertsson. Nel campionato Primavera stava facendo bene ma non so cosa sia successo in questa stagione. Mi sono probabilmente perso qualcosa.
Rohdén è un giocatore che merita rispetto. In tutte le sue esperienze italiane si è dimostrato molto utile e le tifoserie l’hanno sempre capito. Questa sarà probabilmente la sua ultima stagione a Frosinone e non è sicuramente la migliore, ma sono certo che lascerà un ottimo ricordo. Restando in casa ciociara, per quanto riguarda Klitten, non ho la più pallida idea di dove sia finito. Quando si parlava dell’interesse della Sampdoria, dissi che era troppo acerbo per la Serie A. Speravo di vederlo almeno in B.
Dalla carriera di Väisänen ci si aspettava molto di più. Per carità, ha avuto diverse esperienze in Italia, sicuramente giocato più di 50 partite in Serie B, ma resta un difensore “normalissimo”. Un grande peccato. Concludendo con Sørensen credo che i suoi anni migliori, nonostante non abbia neanche 30 anni, siano alle spalle. Resta comunque un difensore su cui poter fare affidamento in Serie B. Ha fisico ed esperienza. In una lotta salvezza o comunque in un campionato tranquillo, può ancora dire la sua.»
Infine, in un discorso di più ampio respiro, concludo con queste parole di Dejan Kulusevski rilasciate giorni fa in un’intervista: “Per ragazzi come me Zlatan Ibrahimovic è fantastico. Ha aperto delle porte in Svezia che per noi nessuno può immaginare. Ha aiutato ogni ragazzo giovane, ragazzi che erano emarginati perché ha mostrato che ogni cosa è possibile se lo vuoi…”. Nell’immaginario collettivo nordico quanto è importante la figura di Ibra e quanto ha inciso il suo esempio sulla crescita del calcio in quelle zone (non è un caso che tra i giovani destinati a lasciare il segno per gli anni a venire, accanto al nome di Kylian M’bappé si menziona quello di un talento nordico come Erling Haaland)?
«Adoro lo Zlatan calciatore ma non ho mai davvero apprezzato lo Zlatan personaggio. Eppure è innegabile che abbia avuto un’influenza enorme sul Calcio Nordico. Quello che dice Kulusevski è vero per lui ma anche per tantissimi altri ragazzi. La Svezia negli ultimi decenni ha aperto le porte a tantissime persone di origine slava (e non solo) e infatti molti calciatori svedesi dell’ultima generazione hanno genitori provenienti da quelle zone. Molti di questi ragazzi, seppur a tutti gli effetti svedesi, si identificano in lui proprio perché racchiude in un solo uomo, due mondi a loro molto cari. Ridurre l’influenza di Zlatan solo ai calciatori con origini slave o comunque straniere, sarebbe però un grave errore. Spesso parlando con calciatori nordici, anche islandesi o finlandesi per intenderci, mi è capitato di sentire lo stesso discorso. «Vorrei partire per giocare in Olanda e poi andare in uno dei top 5 campionati, proprio come il grande Ibrahimovic». Il tuo idolo ? «Beh, Zlatan Ibrahimovic». Il nome di Zlatan esce quasi in ogni intervista, è inevitabile. Che sia in positivo o in negativo poco importa, in qualche modo si finisce sempre a parlare di lui.»