17 Novembre 2016

ESCLUSIVA PSB – Olivieri: “Ancora non conoscete il vero Ciciretti”

Rivelazione in Serie B, finito nel mirino del Napoli, è Amato Ciciretti l’uomo del momento. Il classe ’93 del Benevento, scuola Roma, si è lasciato alle spalle gli anni difficili che sembravano avergli tolto la stimmate del predestinato, lui che nel settore giovanile dei giallorossi pareva fosse destinato ad una grandissima carriera. Nulla è perduto […]

Rivelazione in Serie B, finito nel mirino del Napoli, è Amato Ciciretti l’uomo del momento. Il classe ’93 del Benevento, scuola Roma, si è lasciato alle spalle gli anni difficili che sembravano avergli tolto la stimmate del predestinato, lui che nel settore giovanile dei giallorossi pareva fosse destinato ad una grandissima carriera. Nulla è perduto però, ne parliamo con Attilio Olivieri, storico osservatore tra le altre proprio della Roma, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni.

Amato Ciciretti: calciatore che lei conosce bene, vero?

Era un po’ di tempo fa: andai a vedere la Lazio e notai questo ragazzino, mi pare fosse al primo anno con gli Esordienti. All’epoca era un bambino, un batuffoletto, doveva chiaramente migliorare ma già aveva piede e materia grigia. Subito capì una cosa: doveva giocare dietro le punte, è un classico trequartista che deve illuminare il gioco, sa fare assist e vede la porta alla grande. Era ed è perfetto per questo ruolo. In un’altra partita poi andai a vedere il secondo gruppo della Lazio e notai Pigliacelli (portiere attualmente al Pescara, ndr). Chiamai Bruno Conti e gli parlai di questi due ragazzi. Ciciretti, ti dirò, mi ha subito dato sensazioni positive”.

Come reagì Bruno Conti a questi suoi rapporti?

Si informò circa il loro status alla Lazio, come andavano le cose insomma. Parlò con le famiglie, ma non andò lì per fare un torto ai biancocelesti, specifichiamolo. Mi disse: “Attilio ci penso io, vedo la situazione che evoluzione può avere”. Ripeto però, non ci fu una manovra aggressiva con il ragazzo e con la famiglia, assolutamente. A proposito di Bruno, sono molto contento dell’esperienza con l’Under 15 del nipote (figlio di Daniele, ndr), colgo gli occasione per fare gli auguri a tutta la famiglia”.

Un diamante grezzo ai tempi della Primavera, poi le difficoltà nelle prime esperienze tra i professionisti. Lei che l’ha visto crescere, come si spiega ciò?

Ciciretti ha avuto due grandi ostacoli da aggirare: una sbagliata collocazione in campo, veniva fatto giocare centrocampista centrale, ed il fisico troppo piccolo. La grande questione fu però la seconda: il ragazzo andava aspettato, allenato ma, come al solito, è mancata la pazienza. Amato non doveva andare in Lega Pro, perché per come è fisicamente avrebbe sofferto la categoria, cosa poi avvenuta. Sarebbe stato meglio mandarlo in una squadra di Serie B senza problemi di classifica, in modo tale da permettergli di crescere con calma, senza lasciarlo fuori ai primi problemi. Caso simile è Mattia Montini (attaccante classe ’92, ora al Monopoli, anch’egli scuola Roma), un altro talento inespresso che ancora aspetto. È una grande seconda punta, negli anni è stato schierato sempre centravanti o attaccante esterno. Non si deve fare ciò, tranne che chiaramente in emergenza, così snaturi un talento! Ti ripeto, ancora aspetto anche lui, è stato sfortunato, ha perso tre anni per un infortunio curato male, adesso ha ritrovato la serenità. Questo ragazzo, così come Ciciretti, ha dei colpi, com’è potuto finire in Lega Pro? Non tutti i giocatori hanno caratteristiche tali da permettergli di cominciare il proprio percorso con i professionisti nella nostra terza serie, c’è il rischio di perdere stagioni intere per le difficoltà che si trovano. Sai qual è il problema? Nel calcio manca la competenza, non si ha pazienza e c’è sempre il rischio concreto di fare scelte sbagliate. Tornando a Ciciretti: andava aspettato, cosa che ho sempre ribadito quando mi esprimevo su di lui”.

Come si esprimeva? Ce lo dica.

Chi mi conosce, chi ha lavorato con me alla Roma, sa qual è il mio pensiero su Ciciretti. Mi faccio subito capire: Francesco Totti calcia in un modo unico, inimitabile, sublime. Con questo non voglio fare paragoni, assolutamente, Totti è Totti, ma Ciciretti calcia anch’egli divinamente. Non in porta, bensì dove vuole lui, dove decide che la palla deve andare, e la sfera esegue il comando, finisce lì, anche da trenta metri. Questa qualità l’ha sempre avuta, anche quando era un ragazzino, chiaramente all’eoca con meno forza, ma è un dono naturale. Oltre a ciò, fa degli assist magistrali, vede i compagni come pochi. Ascolta, Ciciretti ancora non lo conoscono”.

Si parla di Napoli. Tempo di grande salto?

Se lo prende, Giuntoli fa un grande colpo. Ha enormi margini di miglioramento, è un giocatore che non si è espresso ancora al massimo potenziale. Ciciretti, ti ripeto, non è un giocatore qualunque: non ci si rende ancora conto del talento di questo ragazzo. Condizione fondamentale è che però sia messo nelle condizioni di rendere al meglio, deve giocare nel suo ruolo naturale. Permettimi di chiudere proprio con una parentesi proprio su Giuntoli”.

Prego.

Diventerà un grandissimo direttore sportivo, ricordo con piacere che fu l’unico ad elogiare l’operazione Romagnoli da parte del Milan, nello scetticismo generale. Sa fare calcio, ha competenza, non posso che fargli i complimenti”.

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