28 Ottobre 2016

ESCLUSIVA PSB – Pasculli: “Bisogna dar spazio ai giovani. Lecce non merita la Lega Pro”

Messico 1986, Mondiale, el 17 y el 10. Il Diez era un certo Diego Armando Maradona, che solo a scriverlo tremano le mani. Il Diecisiete era un attaccante del Lecce, che nella stagione appena terminata aveva terminato la Serie A all’ultimo posto, retrocedendo così in Serie B. Riuscì comunque a strappare il pass per la […]

Messico 1986, Mondiale, el 17 y el 10. Il Diez era un certo Diego Armando Maradona, che solo a scriverlo tremano le mani. Il Diecisiete era un attaccante del Lecce, che nella stagione appena terminata aveva terminato la Serie A all’ultimo posto, retrocedendo così in Serie B. Riuscì comunque a strappare il pass per la selezione dell’Albiceleste che avrebbe poi trionfato. Parliamo proprio di lui: Pedro Pasculli, oggi allenatore, che è intervenuto in esclusiva ai microfoni di PianetaSerieB.it:

Il suo nome è indissolubilmente legato a Lecce ed al Lecce, società nella quale ha lasciato un ricordo indelebile. Oggi i pugliesi sono in Lega Pro, ma quest’anno le cose stanno andando più che bene e fino ad ora occupano il primo posto in classifica. Crede che riusciranno ad abbandonare il purgatorio Lega Pro?

Spero possa essere l’anno buono in quanto la base c’è, hanno un ottimo organico, un grande allenatore, un direttore sportivo che sa fare bene il suo lavoro. Inoltre in rosa ci sono tanti ragazzi pugliesi, questo può essere un vantaggio”.

Segue ancora le vicende della squadra? 

Certo, vivo a Lecce e mio figlio giocare nella Berretti salentina. Sono molto legato alla squadra ed alla città, nella quale ho lasciato un buon ricordo e che mi ha dato tanto. Spero davvero che arrivi la promozione, Lecce non merita la Lega Pro”.

Mondiale 1986, lei è convocato, gioca e segna anche un gol decisivo contro l’Uruguay negli Ottavi di Finale. La scelta è poi quella di restare al Lecce, nonostante quell’anno la squadra dovesse disputare il campionato di Serie B. Allora è vero che non contano solo soldi e categoria…

Fu una scelta dettata dalla mia volontà di restare legato a questi colori e questa città, nonostante avessi la possibilità di giocare nella massima serie da Campione del Mondo. Arrivarono diverse proposte, ma decisi di rifiutarle: sono entrato nella storia del Lecce, questa cosa mi rende orgoglioso, sono ancora oggi felice della mia decisione

Che campionato era all’epoca la B? Riesce a fare un paragone con l’attuale campionato cadetto?

Oggi ci sono diversi ragazzi bravi, che possono fare carriere di livello, ma credo che quando ci ho giocato la Serie B fosse più competitiva rispetto ad ora. Non vorrei sbilanciarmi, ma la differenza con la massima serie non era poi così evidente. C’erano tanti giocatori bravi e soprattutto ti ritrovavi a giocare in stadi con 15-20mila persone, mentre oggi alcuni campi in cadetteria sono vuoti, senza tifosi”

Sempre in tema passato, ha vissuto Maradona, ha vissuto allenatori come Mazzone, ha vissuto un calcio che oggi probabilmente non c’è più. Con riferimento chiaramente all’Italia, cosa crede andrebbe fatto per tornare ai livelli di qualche anno fa?

I giovani, bisogna far leva su di loro. Devono essere lanciati nelle prime squadre e fare in modo che sentano cosa significhi responsabilità. All’estero, i ragazzi del ’96, ’97 o addirittura ’98 già giocano in Champions League oppure Europa League. Oppure in Sudamerica: sai perché lì nascono tanti grandi giocatori? Perché sin da quando sono giovani vengono subito buttati nella mischia, questo vuol dire farsi le ossa. Qui in Italia non funziona così, ai ragazzi locali non viene data la possibilità e tantomeno il tempo, e pensa che a parlare è uno straniero: bisogna puntare sui talenti del Belpaese e dargli fiducia, solo così si tornerà agli antichi fasti”.

Ora fa l’allenatore, quindi sicuramente avrà avuto modo di vedere numerosi giocatori. Ha intravisto in qualcuno il nuovo Pasculli? Però non dica suo figlio, non vale…

Non direi mai mio figlio, perché da lui pretendo sempre molto (ride, ndr). Da allenatore mi comporto così, con tutti i ragazzi: hai giocato una buona partita? Potevi fare meglio. In giro ci sono diversi ragazzi bravi, però bisogna dargli possibilità, visibilità e fiducia, solo così potranno esprimere il loro potenziale”.