27 Giugno 2020

ESCLUSIVA PSB – Kutuzov: “L’amore dei tifosi del Pisa per il calcio è viscerale. Ventura? La sua bravura è indiscutibile”

ESCLUSIVA PSB VITALI KUTUZOV – Vitali Kutuzov, ex attaccante di Bari e Pisa, che vanta 125 presenze nel campionato cadetto condite da 30 reti, è stato raggiunto, in esclusiva, dai nostri microfoni. Ecco l’intervista completa. Ciao Vitali. Dopo lo stop forzato causa Covid-19, il campionato è ripartito. A suo avviso è stata una scelta azzardata […]

ESCLUSIVA PSB VITALI KUTUZOV – Vitali Kutuzov, ex attaccante di Bari e Pisa, che vanta 125 presenze nel campionato cadetto condite da 30 reti, è stato raggiunto, in esclusiva, dai nostri microfoni. Ecco l’intervista completa.

Ciao Vitali. Dopo lo stop forzato causa Covid-19, il campionato è ripartito. A suo avviso è stata una scelta azzardata viste le circostanze come ad esempio caldo, porte chiuse e scadenze contrattuali?

«Una macchina ferma da tanto tempo va un po’ in tilt, quindi dovrebbe avere una maniera di ripartire, includendo i contratti. Sicuramente non è calcio vero senza tifoserie, poi i giocatori avranno difficoltà a livello fisico in quanto quello fatto a casa, in questi mesi, non è un allenamento serio. Il calcio comunque deve ripartire e quella presa è dunque la decisione giusta. Tutti vogliono bene al calcio italiano e nessuno vuole perdere quanto di buono ha guadagnato».

Tra le tue ex squadre c’è il Pisa, tornato quest’anno in cadetteria. Che piazza è e ha le carte in regola per conquistare la salvezza in questo finale di stagione?

«Pisa è una piazza, calcisticamente parlando, molto calda, molto bella. La gente ama veramente il pallone e riempie lo stadio. Lì ho trascorso momenti bellissimi, indimenticabili passando attraverso “montagne russe”, quindi momenti fatti di salite, discese, cadute, fallimenti, vendita della società, cose che accadono spesso in Italia. Tuttavia, ripeto, l’amore dei tifosi nerazzurri per il calcio è viscerale. In merito alla salvezza, hanno buone possibilità di mantenere la categoria».

Dopo le promozioni di Monza, Vicenza e Reggina, ti chiedo un pronostico: ce la farà anche il Bari a salire in B, vincendo magari i play-off?

«Il Bari lotterà sicuramente fino alla fine. E’ un’altra caldissima piazza del Sud, nella quale l’amore dei tifosi per il pallone e per la propria squadra è infinito. Parliamo di alti livelli. Io ho visto lo stadio San Nicola pieno ed era una cosa spettacolare. Quindi Bari sogna e aspetta questa vittoria. Per Bari salire significherebbe respirare un’aria diversa, un’aria veramente importante».

Vitali, tu hai avuto tanti momenti esaltanti in maglia biancorossa, su tutti il gol a San Siro contro l’Inter di Mourinho. Allora in panchina c’era un tecnico come Ventura. Ecco, com’è essere allenati da lui, che dopo il fallimento con la Nazionale, si è rimesso in gioco ripartendo da Salerno?

«In merito al tema allenatori, un giornale importante in Bielorussia mi ha chiesto di inserire al suo interno un blog, e stiamo facendo, secondo me, una cosa bellissima: insieme stiamo creando cartellini di allenatori con cui io ho vissuto. E di ognuno di essi descriviamo punti forti e punti meno forti. Attualmente sul blog ci sono già profili di tre, quattro allenatori. E’ possibile accedervi dal mio profilo Instagram (@kutuz007, http://www.vk1.it/). Relativamente a mister Ventura, io ho avuto la possibilità di stare con lui sia a Pisa che a Bari. A Pisa è stata una stagione meravigliosa, dove è riuscito a fare di tutto, grazie al supporto dei tifosi, della squadra, della società, del direttore Gianluca Petrachi, quest’anno alla Roma. Insieme hanno creato un movimento calcistico quasi perfetto, dove cresceva il giovane, dove ragazzi che prima avevano difficoltà, riuscivano a mettersi in moto ed in bella mostra. Hanno fatto vedere qualcosa di importante a tutta l’Italia, nonostante non sia arrivata la vittoria del campionato. Quindi gran parte del merito è di mister Ventura, uno dei pilastri fondamentali di quell’annata. Prospettive simili le ha avute al Bari. Lì è arrivato dopo Antonio Conte. Posso dire che non sono due tecnici uguali, ma ci siamo vicini, c’è un po’ di somiglianza, specie nel loro lavoro. Io sono stato preso dal Bari e voluto da Conte, perché ho fatto bene con Ventura, quindi c’è un significato. Quella del direttore Perinetti, secondo me, è stata una mossa geniale. Ha sostituito Antonio con Gian Piero che su questo schieramento (4-2-4, ndr) andava a nozze. Quindi la squadra andava benissimo, con una rosa abbastanza giovane, e mister Ventura è riuscito a far entrare quegli anni nella storia del Bari, perché i Galletti aspettavano da tanto tempo di tornare in A. Riuscì a salvare il club già a Natale con grande facilità. Ricordo che mi andai ad operare il tendine d’Achille a Natale perché il mister mi disse “Vitali ti voglio pronto per l’anno prossimo perché noi siamo già salvi, l’obiettivo è già raggiunto”. Eravamo tranquilli, a metà classifica, ed è stata presa questa decisione. Quindi c’è tanta bravura da parte del mister, che, come detto, è riuscito in entrambe le piazze a creare qualcosa. Poi, giustamente, anche lui ha i suoi punti deboli, basti pensare al secondo anno di Bari o a quanto successo in Nazionale. Le difficoltà del meccanismo calcistico non gli hanno permesso di creare qualcosa di continuo in queste due annate negative. Resta di fatto che la sua bravura sia indiscutibile».

In ultima analisi, hai qualche rimpianto e cambieresti qualcosa della tua carriera se potessi tornare indietro?

«Ho imparato tanto, come ho detto prima, ho avuto tecnici importantissimi e ho cercato di dare sempre il massimo. Giustamente ho avuto anche annate difficili. Mi dispiace che io su certe cose sia arrivato tardi, cose che cerco di trasmettere a tutti i miei giovani calciatori, plasmando dei veri professionisti. Purtroppo ho imparato tardi, riuscendo a trovare, durante il percorso, persone capaci a partire da Milan Lab, con cui ho collaborato, poi Ventura, Conte, Ranieri, Ancelotti, Guidolin. Parlo di persone, non solo allenatori ma anche magazzinieri, preparatori, come Giampiero Ventrone di cui sono amico, che mi hanno aiutato a capire cosa significa essere un giocatore vero. Quindi il mio unico rimpianto è non aver avuto la possibilità di conoscerli prima. Poi magari ho avuto una stagione a Parma così e così per via di infortuni continui. Stavo quasi sempre in infermeria. Momenti negativi non perché non andava, ma perché il tuo corpo non ti permette certe cose. Avendo questi maestri prima, potevo essere un po’ più preparato per questo tipo di infortuni, magari il mio corpo rispondeva diversamente, e potevo dimostrare qualcosa in più. Comunque anche col Parma ho cercato di dare sempre tutto dal primo fino all’ultimo giorno».