11 Marzo 2020

ESCLUSIVA PSB – Silver Mele: “Benevento oggettivamente superiore. Salernitana? Grande lavoro di Ventura”

SILVER MELE BENEVENTO SALERNITANA / Parlare di calcio, in questi giorni, è impresa ardua. Le problematiche sono note a tutti e non è facile cercare di offrire un’alternativa. Questo, però, è il nostro ruolo. Informare. Per farlo, non può e non potrà che essere un mantra la volontà di offrire contenuti interessanti e in grado […]

SILVER MELE BENEVENTO SALERNITANA / Parlare di calcio, in questi giorni, è impresa ardua. Le problematiche sono note a tutti e non è facile cercare di offrire un’alternativa. Questo, però, è il nostro ruolo. Informare. Per farlo, non può e non potrà che essere un mantra la volontà di offrire contenuti interessanti e in grado di rappresentare un’alternativa che per qualche minuto riporti alla normalità che abbiamo capito di dover apprezzare. In attesa di giorni migliori, abbiamo raggiunto in esclusiva Silver Mele, inviato di DAZN (e non solo), per affrontare alcune rilevanti tematiche del campionato cadetto, a cominciare dal rullo compressore Benevento.

Silver, il Benevento ha deciso di riscrivere il concetto di stagione al di sopra delle aspettative. Quando si avvia un progetto sono diverse le componenti tecniche, strutturali e valoriali da tenere in considerazione. Nella fattispecie, dove credi che i Sanniti siano riusciti a trovare il vantaggio che li ha resi fuori portata per ogni avversario?

“L’intelaiatura di questa squadra è decisamente superiore rispetto alle altre. Parliamo di una compagine che potrebbe andare in campo con tre formazioni completamente diverse. I valori sono elevati in ogni reparto, a cominciare dalla difesa, costruita con calciatori di indiscutibile spessore. Il centrocampo consente al tecnico di assumere atteggiamenti tattici differenti in relazione alle caratteristiche dei singoli. Che dire, poi, dell’attacco: i Sanniti hanno rinunciato ad Armenteros, ceduto al Crotone, e Coda, che non rimarrà il prossimo anno, per poi prendere elementi di qualità come Moncini. Giocatori fortissimi come Insigne, Sau e Improta, inoltre, danno soluzioni di indiscussa supremazia. Grossi meriti a Pasquale Foggia e Filippo Inzaghi perché, laddove il Benevento nella passata stagione ha zoppicato anche a causa di difficoltà nella gestione tecnica, nell’annata in corso l’allenatore ha portato con sé uno staff dalla grandissima professionalità, come testimonia, ad esempio, la presenza di un vice molto bravo come Maurizio D’Angelo. Inzaghi è un temperamentale e sa leggere molto bene le situazioni, basti pensare che dopo il 4-0 di Pescara di oramai diversi mesi fa ha cambiato modulo, capendo di non poter essere spregiudicato. È riuscito a sfruttare al massimo le motivazioni dei ragazzi, coinvolgendo tutti indipendentemente dal minutaggio. La squadra ha capito di essere in grado di poter fare molto bene. Questa serie di fattori ha reso superlativa la stagione del Benevento”.

Il calcio non può essere inteso come sommatoria di valori tecnici, perché difficilmente una rosa di qualità giustifica il divario che il Benevento è riuscito a creare. La consapevolezza da te citata, dunque, ha permesso alla squadra di comprendere la propria superiorità ed elevarla all’ennesima potenza. Hai avuto modo di seguire da vicino l’evoluzione della compagine allenata da Inzaghi: quando credi sia arrivata la svolta?

“Ritengo sia stato un processo portato avanti partita dopo partita. Il Benevento ha una componente a mio avviso fondamentale: è una squadra famelica. Questo è stato un meccanismo che Inzaghi ha voluto fortemente rodare. Nel corso dell’ultima partita, vinta nettamente proprio contro il Pescara prima citato, al 66’, sul 3-0, il tecnico ha inserito Hetemaj per Sau e, prima dell’ingresso in campo, chiamava continuamente il centrocampista dicendogli di muoversi perché altrimenti avrebbero preso gol e voleva assolutamente evitarlo. Tutto ciò con una partita ampiamente in cassaforte e archiviata con la rete del poker siglata da Improta al 71′. Questo la dice lunga sulla maniacalità del tecnico, tratto condiviso con Foggia, perché anche Pasquale è così, è un professionista che non lascia nulla al caso. A capo dell’organizzazione c’è un presidente molto ambizioso, che vuole coronare il suo sogno: ritornare in Serie A. Vorrei ricordare che qualcuno emetteva sentenze ad agosto dopo la sconfitta contro il Monza in Coppa Italia. Non è stato così, il lavoro ha avuto la meglio su ogni dubbio. Il fatto che le iniziali concorrenti abbiano perso tanti punti per strada, ovviamente, ha reso all’apparenza più comodo un certo tipo di percorso, ma non va sottovalutato l’equilibrio del Benevento. Questa è una compagine che non prende gol e ne segna a raffica grazie al proprio talento. L’emblema di questa squadra, a mio avviso, è Nicolas Viola, perfetto mix di equilibrio, intelligenza e talento. Parliamo di un giocatore fortissimo, che ha la possibilità di dialogare con profili dotati di altrettanta qualità, come Insigne oppure Improta, il cui spirito di sacrificio è da menzionare. Come dimenticare l’esperienza e la voglia di continuare a dire la sua di Maggio”.

Citare un singolo di una squadra così forte è forse riduttivo, ma il tuo assist su Nicolas Viola calza a pennello. Come commenti la sua stagione? Il centrocampista sembra aver raggiunto un livello tecnico e cognitivo che non aveva mai avuto.

“Si è perfettamente identificato con la piazza e con una società ambiziosa e vincente. Sente queste sensazioni sulla propria pelle. Forse questa maturazione è arrivata tardi, ma ha davvero tutti i numeri per continuare così. È un calciatore fortissimo che può dire la sua anche in Serie A. Merita il meglio, è un professionista eccezionale ed esemplare. Non a caso la squadra lo segue. Questo Benevento è l’elogio della professionalità perché, oltre Nicolas, bisogna citare anche Maggio oppure Sau. Sono giocatori che non mollano un centimetro e che hanno encomiabili cultura del lavoro e dedizione. Proprio Christian, un po’ di tempo fa, disse di aver perso gli stimoli per poi ritrovarli grazie al Benevento, progetto ambizioso con un grande presidente”.

Passiamo dalla sublime regolarità del Benevento agli alti e bassi della Salernitana che, nonostante sia da dicembre in zona playoff, dà la sensazione di non riuscire a compiere il passo decisivo verso il vertice. Sembra che la squadra di Ventura abbia, in un certo senso, paura di essere grande.

“Ho avuto modo di seguire da vicino la Salernitana proprio nel derby contro il Benevento, e lì i granata sfoderarono una superba prestazione. Subito dopo il match ho avuto modo di confrontarmi con Ventura che, a mio avviso, sta facendo un grande lavoro. Ritengo che la squadra sia forte, ha ottime individualità in mezzo al campo, in attacco ha le giuste individualità per far male mentre la difesa non è malvagia. È una compagine che, ad ogni modo, ha una regolarità che nel recente passato è mancata. Mi aspettavo la battuta d’arresto contro il Perugia, perché gli umbri erano, in un certo senso, costretti a vincere, onde evitare spiacevoli complicazioni di classifica e guida tecnica. Il mio giudizio sulla Salernitana e sul lavoro del tecnico, dunque, è positivo. Sono d’accordo, però, nel dire che è necessario che scatti la molla della consapevolezza, così da permettere a questa squadra di alzare ulteriormente l’asticella anche in ottica playoff”.

La Salernitana è una delle squadre concentrate in pochi punti in quella che è una classifica davvero corta. Dato che in due partite è possibile che i propri obiettivi si modifichino, quanto sarà difficile reggere quella che è una pressione non indifferente?

“Moltissimo. In questo discorso sono comprese società che giocano con stati d’animo differenti. Il Cittadella, ad esempio, è stata la grande sorpresa della scorsa stagione ma, data la propria evoluzione negli anni, non ha l’obbligo di vincere. Discorso diverso rispetto al Chievo oppure considerando le aspettative dello Spezia. La Salernitana, invece, deve fare i conti con una piazza complicata, dalle emozioni volubili, quasi mai contenta. Queste possono essere delle varianti. Ritengo che Crotone e Frosinone abbiano qualcosa in più rispetto alle altre e poi, perché no, spazio alla sorpresa, che in Serie B è sempre dietro l’angolo. Sarà una questione di nervi da gestire al meglio in vista della volata finale”.

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