La storia di Attila, la mascotte dell’Eintracht Francoforte
Focus sulle mascotte d'Europa
Tra le mascotte che calcano i campi di calcio una delle più rappresentative e antiche è Attila, aquila simbolo dell’Eintracht Francoforte. Un volatile fiero e maestoso, che sostiene il club sin dalla finale della DFB-Pokal nel 2006, quando è scesa per la prima volta sul terreno di gioco dell’Olympiastadion, davanti ai propri tifosi.
Da allora, Attila volteggia regolarmente nei cieli prima delle partite casalinghe dell’Eintracht Francoforte. Prima di ogni match il falconiere Norbert Lawitschka, che si occupa di lei, la lascia libera in una sorta di rito propiziatorio per la squadra. Per comprendere l’importanza della mascotte per giocatori e interpreti del mondo Eintracht è sufficiente ascoltare dalla loro viva voce il significato dell’aquila per il club.
La storia di Attila, la mascotte dell’Eintracht negli occhi di chi la vive quotidianamente
Il falconiere Lawitschka conferma come Attila sia la mascotte dell’Eintracht Frankfurt da ormai 17 anni. Un periodo a tratti sorprendentemente lungo, ma che non dovrebbe stupire considerata l’età media di questi rapaci. Un’aquila può infatti vivere fino ai 20 anni in natura, ma in allevamento alcuni esemplari hanno raggiunto anche i 50 anni. Un animale che, assicura il suo addestratore, rappresenta “forza, resistenza e intelligenza”. Ne è convinto anche Uwe Bein, che a Francoforte non gioca più da diversi anni: “Quando passi accanto a lei ha un chiaro potere simbolico, che trasmette coraggio”.
Tutte doti che dovrebbero essere trasferite prima di tutto alla squadra che si carica con la sua presenza influenzando le scommesse calcio: lo dimostrano le parole di alcuni dei calciatori più rappresentativi del club tedesco. Mario Gotze, Kevin Trapp e Randal Kolo Muani parlano all’unisono di un animale “dal ruolo importante”, che “significa molto” per la squadra. Il portiere sottolinea in particolare di come il gruppo nutra un forte rispetto per l’animale, tanto da aver sviluppato un innato istinto protettivo nei suoi confronti.
Anche al di fuori del rettangolo di gioco Matthias Thoma, direttore del museo dell’Eintracht, spende parole al miele per Attila. Il primo ricordo è legato alla finale di coppa del 2006, quando 30mila tifosi dell’Eintracht erano in piedi nello Stadio Olimpico di Berlino. “Attila si trovava proprio di fronte alla curva. È stato un momento emozionante per tutti”.
Attila e l’influenza della pandemia
Nel 2020, la pandemia da Covid-19 si è proiettata anche su una delle mascotte più famose della Germania e non solo. Basti pensare che ad Attila non è stato permesso di volare nei cieli dell’allora Commerzbank-Arena alla ripresa del campionato tedesco a porte chiuse.
La mancanza del suo apporto si è fatta sentire in primis nei calciatori, ma ha avuto un impatto anche sulla stessa aquila. Lo ha confermato lo stesso Norbert Lawitschka, sottolineando come Attila abbia sofferto la solitudine per la perdita di quell’appuntamento fisso settimanale. Per fortuna, nel giro di alcuni mesi, l’allarme è rientrato e la mascotte ha potuto riprendere il suo lavoro.
La finale di Europa League
Attila ha dovuto rinunciare ad un altro momento storico per l’Eintracht Francoforte, quello del trionfo nell’Europa League 2021/2022. Nella finalissima contro i Rangers, infatti, la legislazione iberica ha impedito alla mascotte di librarsi sui cieli dello stadio Ramon Sanchez-Pizjuan. Questo perché in Spagna la legge impone 15 giorni di quarantena per l’ingresso di animali vivi nel Paese. Non era arrivato, inoltre, l’indispensabile permesso della Uefa. Attila è così rimasta a Francoforte, a “tifare” per l’Eintracht dalla sua voliera. Il risultato ha comunque sorriso al club tedesco, che si è aggiudicato la competizione per la seconda volta nella sua storia.