17 Marzo 2020

Benevento, il medico sociale: “Alimentazione sana e programmi personalizzati per affrontare l’emergenza”

BENEVENTO SALVATORI – Una situazione complessa e che necessita di attenzione maniacale anche nei più piccoli dettagli da parte di tutti, quella che sta caratterizzando il nostro Paese afflitto dall’Emergenza Corona Virus. Attenzione che anche i calciatori, in relazione all’aspetto agonistico, devono necessariamente prestare in un contesto talmente surreale e di difficile lettura. A tal […]

BENEVENTO SALVATORI – Una situazione complessa e che necessita di attenzione maniacale anche nei più piccoli dettagli da parte di tutti, quella che sta caratterizzando il nostro Paese afflitto dall’Emergenza Corona Virus. Attenzione che anche i calciatori, in relazione all’aspetto agonistico, devono necessariamente prestare in un contesto talmente surreale e di difficile lettura. A tal proposito Stefano Salvatori, medico sociale del Benevento, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alle misure preventive attuate in casa Benevento. Di seguito le sue parole ad OttoPagine.it:

“Per quanto riguarda l’aspetto alimentare, ci affidiamo al buon senso dei giocatori, che sono professionisti seri e sanno come comportarsi. Tra l’altro sono a casa ed evitano ristoranti, quindi mangiano ancora in maniera più sana”. 

“Per quanto concerne quello atletico, invece, tutti hanno dei programmi personalizzati da seguire. Certo non è la stessa cosa stare su un campo di calcio e a casa, ma comunque riescono a tenere i muscoli svegli”.

“Ripresa degli allenamenti in sedi separate? In questa maniera riusciremo a tenerli abbastanza distanti, magari disponendo anche lavori in fasce orarie diverse. E se è il caso predisponendo che vadano a farsi la doccia poi a casa propria. Sui presidi protettivi, li avevano ancor prima che fermassero i campionati.”

 “Abbiamo una chat che ci permette di essere continuamente in contatto. Ovviamente noi come medici siamo a disposizione dei nostri calciatori per tutte le informazioni che riguardano loro e le loro famiglie. Fortunatamente non abbiamo grossi problemi clinici in tal senso”.