Fedele al Calcio – Formisano, Seghetti, Sulejmani e non solo: il Perugia ha in casa il materiale per ripartire
Da dove può ripartire il Perugia
La stagione del Perugia fatica a essere raccontata per la congerie di eventi che l’hanno caratterizzata, una sommatoria di situazioni e dinamiche chiuse con la sciagurata retrocessione, un tappo nei confronti dell’analisi che dà l’inevitabile percezione di banalizzare ogni ulteriore forma di commento. La Serie C è un incubo ritornato realtà per il Grifo, che ora deve inevitabilmente trovare forza, persone e risorse per ripartire.
Perugia, tanta incertezza
Quanto auspicato non è facile, perché il club al momento non è accompagnato da una sensazione di stabilità in alcuna forma. L’incertezza attorno ai dirigenti e allo stesso presidente Santopadre, che ha immesso il club in una situazione di potenziale vendita (addirittura dal 2017) resa però barcollante dall’assenza di offerte (“comunico che il club è in vendita ma non da oggi bensì dal lontano 2017, nessuna offerta concreta è stata mai ricevuta” le ultime dichiarazioni rilasciate).
La piazza, ma sicuramente lo stesso gruppo di lavoro interno, desiderebbero camminare su un ponte veros il domani, eppure allo stato attuale (in misura parzialmente comprensibile, dato che il dramma arde ancora in tutto il suo dispiacere) l’illustrazione del tragitto vede una zattera barcamenarsi in un mare tempestoso. La nottata sembra lunghissima, il sole pigro, ma un bottone denominato speranza potrebbe essere premuto di qui a breve.
Il futuro è in casa
Nelle nefandezze sportive che non sono mancate con riferimento alla gestione delle scelte, il Perugia ha un fiore nel proprio vivaio, ovvero la formazione Primavera. I giovani biancorossi, guidati da Alessandro Formisano, hanno disputato un ottimo Campionato Primavera 2b e anche, se non soprattutto, valorizzato e formato individui-calciatori che profumano di futuro. Quest’ultimo è il tratto distintivo da evidenziare maggiormente in ambito giovanile, dove la valutazione dovrebbe basarsi sulla crescita umana e calcistica. Il concetto viene spesso etichettato come fumoso, ma i parametri non mancano (tanto tecnico-tattici quanto atletici) e, con riferimento alla realtà di cui stiamo parlando, il lavoro di Formisano è stato pregevole. Allenatore giovane e carismatico (è un classe ’90), sostenitore di una metodologia ampia, profonda, multidisciplinare, imperniata sulla complessità e le correlazioni, è una chiara e lucida personificazione di quella scuola di allenatori che migliorano con il lavoro, non cullandosi sul talento grazie al desiderio di confezionare abiti adatti e creare contesti utili al perfezionamento della comprensione del gioco.
Questo approccio, in grado di mescolare teoria e pratica (apparente dicotomia decisamente vacua) ha permesso a diversi elementi di brillare: Seghetti è una seconda punta dinamica, imprevedibile, in grado di trangugiare spazi e vivere dell’odore di sangue dell’uno contro uno; Sulejmani è un riferimento offensivo plastico, perché il corpo è uno strumento che sa utilizzare in varie forme, senza alcun recinto spaziale in cui richiuderlo; Ebnoutalib ha refertato meno degli altri due compagni, ma di questo giovane tedesco sorprende la capacità di saper incidere tecnicamente e atleticamente con picchi di strapotere che forse non è ancora pienamente consapevole di avere nel suo DNA. Si potrebbe continuare, ma la realtà permette una sintesi rapida ed efficace: il Perugia Primavera ha giocato un calcio basato sulla relazione tra tempo e spazio, in cui elementi intrisi di prospettiva hanno tessuto fantastiche relazioni e migliorato il proprio io tecnico-tattico. Il lavoro dell’allenatore è stato dunque pienamente assorbito, in una stretta di mano costante, quella tra il comandante e i propri soldati, che in una fase di incertezza per la società dovrebbe essere rapidamente sfruttata.