Verso Spezia-Frosinone, Angelozzi: “Nemici solo per 90′. La promozione del 2020 un’emozione indescrivibile”
L'intervista
Un romantico ritrovo quello della seconda giornata tra lo Spezia e il d.s. del Frosinone Guido Angelozzi, a quattro anni da quando i bianconeri hanno raggiunto la Serie A e il catanese era tra i dirigenti degli aquilotti.
L’attuale direttore sportivo dei ciociari ha rilasciato un’intervista a Il Secolo XIX in cui si è espresso in merito al suo ritorno al Picco, questa volta da avversario:
LA PROMOZIONE CON LO SPEZIA – “Un’emozione indescrivibile, vissuta sulla pelle. E quell’immagine dello stadio vuoto e fuori la gente impazzita. Per chi ama il calcio o per chi ama e basta, come i tifosi dello Spezia, qualcosa che ti resta dentro“.
“Sapevo che il rischio di dover andare via c’era. Mi convocarono a Porto Cervo, salii sulla barca di Volpi e trovai lui, silenzioso, Chisoli e Fiorani. Mi dissero che il rapporto si interrompeva, nonostante la A. Fa male, stetti male, fu un periodo difficile, un trauma, ma dovetti accettare. Anche di non poter parlare, di non poter raccontare, bloccato da un accordo“.
RAPPORTO CON VOLPI – “Con lui sono tutt’ora in buoni rapporti, furono altri a convincerlo (Chisoli che ebbe un conflitto da subito con il dg, ndr). Il patron mi aveva chiamato due anni prima, quando mi ero dimesso dal Sassuolo; mi disse torni, io avrei accettato a patto che lui fosse rimasto in sella. Così fu. Il calcio regala gioie e amarezze, quattro anni fa si unirono“.
“Arrivai con Bjelica, andammo al play off, poi accettai la proposta del Sassuolo, ma quando si trattò di ritornare alla Spezia, lo feci sicuro. Non lo dicevamo pubblicamente, ma l’idea di portare la squadra in A cresceva“.
MARINO E ITALIANO – “La stessa filosofia, il 4-3-3. L’anno prima preparammo il successo dell’anno dopo. Andai a vedere la semifinale playoff a Piacenza, al ritorno del mister a Trapani lo chiamai; ci trovammo a Palermo, firmò anche prima di fare la finale (a 80 mila euro, ndr). Ho sempre creduto in lui“.
CONFERMA DISCUSSA DI ITALIANO – “Lui voleva dimettersi, era sfiduciato, la gente lo
voleva a casa, andati ai cancelli a prendere insulti, ma anche a spiegare che mi sarei giocato la faccia“.
“La cessione di Okereke al Bruges ci permise e un bilancio in positivo, ma il quadro era chiaro, eravamo da promozione. Fu una stagione travagliata per il Covid, ma fantastica, fatta di giocatori e uomini, dentro e fuori. Cosa manca di più oggi della Spezia e della squadra? Ne ho viste tante nel calcio ho girato città anche difficili, ma quello che ti dà una piazza così non può dartelo nessuno. Ogni tanto ne parlo con Doronzo e Longo e con altri collaboratori; quegli anni furono i più belli, intensi, pieni di cose, un grande contenitore“.
“Mi dicono lo stadio sia cambiato un po’, la gente non credo, c’è una tifoseria che non dimentica nulla. Ti possono anche criticare, ma sei dai l’anima diventi un eroe. Sono venuto per la compilazione dei calendari, è stato tutto un abbraccio, mi ha premiato anche il sindaco Peracchini, un grande amico ma prima di tutto tifoso. Mi son emozionato, oramai sono stagionato, ma dico la verità: ho sentito tanto dentro il cuore. Ci tengo a riabbracciare la città“.
RETROCESSIONE DEL FROSINONE – “Ci sta nel calcio, sono cose che succedono e succederanno ancora. Non me la sono sentita di andarmene dopo una retrocessione, Stirpe mi considera importante, avevo richieste di club altrettanto importanti. Ma voglio ripartire da qui, ed essere 90 minuti nemico sportivo dello Spezia. Ma solo 90’, non oltre“.