Da Pisa – Aquilani e la rivoluzione mancata
L'analisi dell'operato del tecnico
Il saluto di ieri ha posto fine all’esperienza di Alberto Aquilani sulla panchina del Pisa. Durata appena una stagione, la parentesi del tecnico ha mescolato l’incertezza alla curiosità, strizzando troppo l’occhiolino a scricchiolii che, al triplice fischio dell’annata, hanno portato le parti a optare per l’addio. I colleghi di calciopisa.it, con un editoriale di cui vi proponiamo alcuni estratti, hanno così commentato il tutto: “Poteva essere una bella rivoluzione e invece dopo appena dodici mesi termina l’avventura a Pisa del tecnico Alberto Aquilani. […] L’esperienza ad alto livello da giocatore non è bastata per non pagare il dazio di un noviziato in panchina.
Il Pisa e Aquilani inseguivano un progetto ambizioso. Fare bene senza troppi assilli di classifica, nessuno chiedeva la serie A, e tornare a far divertire un pubblico che non si era ancora del tutto ripreso dalla finale persa in casa con il Monza nel 2022 e dal finale poco onorevole del D’Angelo bis. Anche se il tecnico pescarese era stato chiamato dopo la partenza al rallentatore di Maran e quanto meno aveva messo al sicuro la squadra in poco tempo. Con Aquilani il Pisa voleva fare un gioco diverso.
Un gioco figlio della costruzione dal basso e del possesso palla. Che piaccia o no il calcio sta andando in quella direzione ed era anche giusto fare una scelta coraggiosa. In controtendenza con il recente passato. Non un allenatore condottiero ma un tecnico giovane e ambizioso uscito dall’università di Coverciano. Al quale la preparazione non manca ma che all’esame della serie B ha trovato diversi scogli difficili da superare.
Il piano era biennale ma se dopo un anno tutto è naufragato non è solo a causa di un deludente 13esimo posto. Perché è vero che nessuno chiedeva la serie A ma questa rosa non era inferiore a quella di squadre che sono entrate nei playoff. Una su tutte il Brescia che però ha avuto il merito, proprio con Maran, di essere più solido e riscattare la retrocessione sul campo della stagione precedente. Prima della riammissione.
Anche per questo c’è delusione. La squadra è stata solo una settimana dentro la zona playoff, dopo l’1-0 alla Ternana a nove giornate dalla fine, e anche se non è mai stato dentro ai playout ha vissuto tutta la stagione sul filo del brivido. Fai un passo avanti puoi sognare, ne fai uno indietro rischi grosso.
Attenzione, Aquilani ha delle attenuanti. Quando la squadra è partita in ritiro non aveva ancora un direttore sportivo visto che Kolarov aveva rinunciato all’incarico e Stefanelli è arrivato nella seconda metà di luglio. Non tutti i giocatori scelti sono stati funzionali al progetto. Per usare una parola cara all’ormai ex tecnico nerazzurro.
[…] Soprattutto all’andata, oltre a non vedere grossi risultati, il pubblico si è divertito poco. Pochi tiri, salvo rare eccezioni tipo la partita vinta 2-1 con il Cittadella, e un possesso palla quasi sempre orizzontale e sterile. Nel girone di ritorno qualcosa di meglio si è visto. Soprattutto grazie all’arrivo di Bonfanti in avanti, anche se dalla cintola in su i progressi sono stati evidenti. Tanto da andare in gol in tutte le partite. Ma purtroppo è mancato sempre qualcosa per fare il salto definitivo.
La fase difensiva quando fai una proposta di gioco così ambiziosa necessità accorgimenti diversi. Aquilani ha avuto il pregio di prendersi anche le sue responsabilità. Soprattutto dopo la sconfitta di Como. Compromessa da due leggerezze in avvio. […] Si poteva andare avanti ma probabilmente non c’erano le condizioni. La sensazione è che il giocattolo si era rotto prima di essere completamente costruito. Se adesso Inzaghi , prossimo al sì al Pisa, dovrà ricostruire la difesa e ripartire dopo una stagione deludente si trova anche qualche cosa di positivo. Ad esempio un Esteves più maturo e che può fare anche il centrocampista. Aquilani adesso spera di dimostrare altrove quello che non è riuscito a fare in modo completo all’ombra della Torre. Non solo per colpa sua […]“.