Bari, Di Cesare: “Teniamo i piedi per terra, il livello della B è alto”
Il difensore del Bari Valerio Di Cesare ha commentato la stagione disputata finora dai biancorossi, con qualche riferimento al passato.
Pochi anni fa il Bari si trovava in Serie D, in piena fase di ricostruzione dopo gli anni più bui della sua storia. Molti giocatori lasciarono la squadra, preferendo cambiare aria per restare nella categorie professionistiche. Quasi tutti a dire il vero, ma non Valerio Di Cesare. Il difensore ex Brescia decise di restare a Bari e di riportare i biancorossi nei piani alti del calcio italiano nel giro di qualche anno. Oggi, il Bari si trova al vertice della classifica di Serie B in compagnia della Reggina: il percorso è ancora lungo e tortuoso, ma i tifosi pugliesi non avrebbero potuto chiedere di meglio. Di Cesare ha rilasciato importanti dichiarazioni a La Repubblica, commentando la stagione del Bari e le difficoltà iniziali in Serie D. Di seguito le sue parole:
“Siamo una squadra. Credo che non ci sia altro modo per spiegare questa partenza in campionato. Quando scendiamo in campo siamo compatti e decisi a raggiungere l’obiettivo. Non mi aspettavo una partenza così forte, ma già lo scorso anno si erano trovati i presupposti. Abbiamo giocato solo otto partite di campionato: dobbiamo assolutamente restare con i piedi per terra. Se fossimo a gennaio o a febbraio, mi sbilancerei, ma adesso è troppo presto”.
Di Cesare ha poi commentato la qualità delle squadre in Serie B: “È un campionato livellato verso l’alto, ci sono tante belle squadre e giocatori che giocano nelle Nazionali, come nel caso del Venezia che abbiamo battuto sabato. Per capire che B è, basta guardare chi è agli ultimi posti: c’è anche chi era accreditato per la Serie A. La standing ovation a Brescia? È stata una grande emozione sentire lo stadio urlare il mio nome”.
Il difensore ha poi raccontato i suoi ricordi sulla Serie D: “Mi vengono in mente i viaggi e gli stadi dove giocavamo. Quando andavamo in Sicilia, tornavamo a casa alle quattro del mattino, qualcosa di impensabile tra i professionisti. Altre volte, abbiamo trovato campi ai confini della realtà. Indimenticabile quello di Gela: gli spogliatoi sembravano quelli del calcetto, alcuni di noi si spogliarono fuori. Ma rifarei tutto: è stato bello rivivere le situazioni di quando ero ragazzo. È stata una bellissima esperienza”.