Benevento, Vigorito: “Caserta? C’è la consapevolezza di aver scelto la persona giusta”
BENEVENTO VIGORITO – Il presidente Oreste Vigorito ha aperto la conferenza stampa di Fabio Caserta parlando dei progetti del club e delle motivazioni che lo hanno portato a scegliere il tecnico. Queste le sue parole secondo quanto riporta ottopagine.it: “Questo è l’anno in cui ci inventiamo un’altra parola. Due anni fa abbiamo detto insieme che […]
BENEVENTO VIGORITO – Il presidente Oreste Vigorito ha aperto la conferenza stampa di Fabio Caserta parlando dei progetti del club e delle motivazioni che lo hanno portato a scegliere il tecnico. Queste le sue parole secondo quanto riporta ottopagine.it: “Questo è l’anno in cui ci inventiamo un’altra parola. Due anni fa abbiamo detto insieme che è il simbolo di questa presidenza. Non la rinneghiamo, ma ne aggiungiamo un’altra: quella del rispetto delle regole. Non che prima non ci fossero, ma si impara ed è giusto applicare ciò che si è imparato. Ho chiesto a Caserta di sposare un progetto che il club ha avuto sempre in mente. C’è la sufficiente consapevolezza di aver scelto la persona giusta. Come presidente mi riferisco soprattutto alle qualità umane. Quelle tecniche le ha giudicate il direttore sportivo che mi ha accompagnato su mia richiesta. Non ha mai pensato di andare via. Ha lavorato dal primo giorno del dopo come se fosse il primo giorno del prima. Su mia richiesta è rimasto a Benevento perché avrebbe messo a disposizione il suo contratto se io fossi stato scontento della sua attività. Foggia fa parte del Benevento come direttore sportivo. Questa società non ha la figura di direttore generale che sarà svolta direttamente dal presidente. Ci sono le competenze dell’allenatore, dell’ufficio stampa, del direttore sportivo e da qui ad andare avanti. Ognuno sarà responsabile della propria attività all’interno di un gruppo che sa stare insieme. Questo sarà un anno importante. L’ubriacatura passa e poi si mettono i piedi per terra, facendoci capire ciò che sta vivendo l’umanità. La società ha sempre lavorato dando il meglio per il territorio solo per passione, mai per interesse. E’ giusto ricevere gli applausi quando ci sono così come le critiche. Lo vogliamo ancora.
“Non so dove andremo, ma non faremo certamente brutte figure sui campi di calcio. Porteremo i colori di questa squadra con orgoglio e dignità, con l’amore che ci ha caratterizzati in questi quindici anni. La casa non sarà costruita partendo dall’alto, ma dal basso: ci sarà una maggiore sinergia con il settore giovanile.
“Ci andiamo a misurare con un movimento calcistico mondiale che sta guardando al calcio come un grande business, quindi stanno impiegando risorse a livelli mondiali. Faremo la nostra figura, senza la presunzione di essere dei giganti. Capita che una volta Davide batti Golia, ma non facciamo diventare una storia un momento di delusione. La gioia di battere la Juve era diventato l’obbligo di vincere a Milano. Voi giornalisti avete questo tra le mani. Se tagliate dalla vostra autonomia il desiderio comune di tutti, sono certo che chi mi sta vicino farà un grande lavoro. Se quando inciamperemo, ci andranno a riferire che gli altri non inciampano, allora cambiate colore. Costruiremo una nuova casa. Ospiti di tutti e ospitando tutti, nell’intento di farla diventare una casa comune”.
RIPARTENZA – “Ogni anno è diverso dall’altro. In comune c’è la parola emozioni che si sono succedute, ma con persone diverse. La gioia di vincere è uguale a prescindere dalla categoria. In C2 avevi il profumo dei campi e la passione della gente attorno. Poi vado allo stadio di Torino, qualcuno mi ha detto che mi sono messo a fare le foto allo stadio. Non ero un turista. Quando l’uomo raggiunge un risultato bello, da parte mia nasce ammirazione. Noi di opere ne abbiamo fatte tante. Insieme siamo cresciuti tutti. Non sono il presidente più esperto, forse per il tempo sì, ma a volte si raggiunge l’esperienza in un solo anno o non si raggiunge mai per tutta la vita. L’esperienza è la somma dei rapporti che hai sul posto, unita alle emozioni. Ho detto che quest’anno sarà quello delle competenze. E’ chiaro che Foggia e Caserta si sono parlati. Caserta ha fatto una scelta importantissima per la sua vita. Uno dei motivi che ha avuto un contratto biennale con opzione è perché le parti credono molto nel progetto che vogliono fare. Non sarà basato su un taglio economico. La proprietà ha capito che non sempre hai un rendimento assicurato quando c’è un nome. Soprattutto, quando il progetto che hai messo in piedi usando il nome, l’unico che fallisce è il presidente. L’anno scorso avevamo mille presenze in serie A, quindi sentirsi dire che eravamo una squadra di B non è stato bello. La rosa sarà formata da calciatori che rientrano nel progetto tattico del mister. La proprietà rientra anche sull’aspetto economico, ma anche nel guardare gli occhi le persone. Qualcuno dice che sono fortunato, può anche darsi, ma se vinci cinque campionati vuol dire che qualcosa di buono lo si è fatto. Dentro provo una voglia matta di ripartire. Nel momento in cui ho incontrato Caserta la prima volta ho girato pagina. Si riparte da una retrocessione con umiltà e coraggio, alzandosi in piedi un’altra volta. L’errore è pensare che gli altri ti diano una mano. Conto sulla capacità di lavorare insieme. Sto imparando a non essere più innamorato perché i rapporti finiscono con il triplice fischio dell’ultima giornata Questa è l’esperienza che manca. Ci riusciremo? Con l’aiuto di tutti sì. Dobbiamo stimarci, sapendo che l’altro c’è e non che c’è perché ho bisogno di lui. Ci rialzeremo un’altra volta. Non siamo mai caduti. Siamo tornati in una realtà che è molto più consona di questa città. In questa realtà, tutto ciò che coglieremo, sarà meravigliosamente accettato. L’eccezione era volare con i charter o pensare che verranno 25mila persone allo stadio, così come fare 2milioni di telespettatori contro la Juventus. Se qualcuno non lo ricorda, nella prima partita della mia gestione c’erano 127 spettatori. Dobbiamo andare avanti? Sì, quando ne saremo capaci. Caserta era un allenatore nella mia mente da quando stava a Castellammare, ma all’epoca aveva Manniello che lo rincorreva ovunque. Manniello mi ha scritto invitandomi a prendere Caserta. Non sono un esperto di calcio. Ascolto tutti e poi deve decidere. Sarà un anno bello come quelli che sono passati. Mi auguro che lo stadio possa essere aperto, così faremo gli abbonamenti. Siamo una cosa sola: pubblico, squadra e società. Chi non rientra in questo schema, anche se si chiama Ronaldo, va a casa. Alcuni di quelli che non volevo sono già andati a casa e non perché non volevamo riscattarli. C’è un mondo che è cambiato. Anche da questo punto di vista c’è una operazione di contenimento dei costi”.
“Lo scorso anno era il figlio della stagione dei record. Si era creata una sintonia che porta il direttore d’orchestra a muovere le mani con gli occhi chiusi. Ho massima stima di Foggia. Ho dato un grande riconoscimento verso un gruppo di lavoro che ha portato il Benevento sulle prime pagine del mondo. Ho sottratto un po’ di tempo fisico all’aspetto relativo al rapporto con l’allenatore e con gli altri perché il mio direttore sportivo li mantiene in maniera efficiente. Non ho mai perso una partita, ma sono stato meno apparente. Sto allo stadio quando è necessario che ci stia. Abbiamo recuperato tantissimo sul piano della visibiltà. Quando è finita la campagna acquisti di gennaio, vorrei ricordarvi che eravamo al decimo posto. Siccome le cose funzionavano, era giusto andare avanti con quella organizzazione. Ho riflettuto sull’idea di chiamare un direttore generale, soprattutto per sollevare Foggia dalle responsabilità che gli abbiamo attribuito. Però ho pensato che ingaggiare un direttore generale dopo la retrocessione sarebbe stato complicato. Oggi meno siamo e più vicini siamo e meno saremo oggetti di turbolenze. In questa società ci lavorano già 40 persone che non sono tecnici. C’è anche il problema che non vogliono venire, visto che in questa città non ci sono infrastrutture. Spero di dare un contributo come presidente di Confindustria”.
SQUADRA – “Abbiamo molti calciatori sotto contratto. Tre anni fa ci furono molti addii perché c’erano tanti prestiti”.