Cagni: “Sarà lotta fino alla fine tra Lecce e Salernitana per il secondo posto. Do qualche chance in più ai giallorossi. Corini? Si capiva che sarebbe diventato un ottimo tecnico”
CAGNI LECCE SALERNITANA – Gigi Cagni è stato intervistato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, dove ha parlato di Corini, del Lecce e della lotta con la Salernitana per il secondo posto. Ecco le sue parole, raccolte da calciolecce.it: «A contendersi il secondo posto, utile ad approdare direttamente in A, oramai sono rimasti il Lecce e la […]
CAGNI LECCE SALERNITANA – Gigi Cagni è stato intervistato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, dove ha parlato di Corini, del Lecce e della lotta con la Salernitana per il secondo posto. Ecco le sue parole, raccolte da calciolecce.it:
«A contendersi il secondo posto, utile ad approdare direttamente in A, oramai sono rimasti il Lecce e la Salernitana. Pur dovendo ancora affrontare i campani ed i salentini, è difficile che il Monza possa inserirsi, essendo a 6 dai giallorossi ed a -5 dai granata. Le quattro giornate mancanti decideranno il nome della formazione che, insieme all’Empoli, sarà promossa subito. Concedo qualche chance in più al club presieduto da Sticchi Damiani perché dispone di un organico più ampio, ricco di alternative di elevata qualità in tutti i ruoli. Determinanti saranno la condizione psico-fisica, la continuità di rendimento e la capacità di reggere alla pressione che deriva dall’obbligo di non potere steccare mai. Sul piano tattico, i due team sono diametralmente differenti perché l’undici diretto da Corini ha una vocazione offensiva, mentre quello guidato da Castori punta sulla solidità difensiva e sulle ripartenze».
Su Corini «L’ho incrociato una prima volta quando non avevo appeso le scarpe al chiodo. Ero in attesa di fare il corso e, dopo tante stagioni alla Sambenedettese, mi allenavo con la Primavera del Brescia, la società della mia città, della quale lui faceva parte. Nel 1995/1996, l’ho voluto a Piacenza. Veniva da un periodo non esaltante, soprattutto a causa di alcuni infortuni, ma ero convinto che avrebbe potuto dare tanto e così fu. Poi passai all’Hellas Verona, nel 1996/1997 ed ho chiesto al mio nuovo sodalizio di ingaggiarlo. Così l’ho allenato per altre due annate. Aveva personalità, tecnica, visione di gioco ed era un ragazzo a posto. Si capiva che sarebbe diventato un bravo trainer e non mi sono sbagliato. So che nei giorni scorsi ha detto parole di apprezzamento nei miei confronti e lo ringrazio. La stima è reciproca. Ho avuto modo di vedere come lavora nel periodo in cui ha guidato le “Rondinelle”».