Como, Gattuso a TMW: “In città è tornato il calcio vero, ci sono investimenti e nella piazza c’è grande entusiasmo”.
COMO GATTUSO DICHIARAZIONI – E’ iniziato il precampionato di Giacomo Gattuso alla guida del Como, in vista della prossima Stagione di Serie B. Il tecnico ha rilasciato ai microfoni di TMW una lunga intervista dove si toccano molti temi della stagione che verrà. Queste le sue parole riportate da Tuttomercatoweb.com: Una settimana fa la Nazionale vinceva […]
COMO GATTUSO DICHIARAZIONI – E’ iniziato il precampionato di Giacomo Gattuso alla guida del Como, in vista della prossima Stagione di Serie B. Il tecnico ha rilasciato ai microfoni di TMW una lunga intervista dove si toccano molti temi della stagione che verrà. Queste le sue parole riportate da Tuttomercatoweb.com:
Una settimana fa la Nazionale vinceva l’Europeo: un suo parere, prima di arrivare al Como?
“Onestamente quando l’ho vista giocare nei gironi sono stato subito molto ottimista. È una squadra completa, che sa stare in campo in diverse maniere: sa fare la partita ma sa anche soffrire quando serve, per esempio contro la Spagna. È riuscita sempre a capire quale tipo di partita fare. Una Nazionale veramente forte”.
E ci sono diverse analogie tra gli azzurri e il Como, o no?
“Sì, è vero. Anche noi, come loro, non siamo partiti favoriti. Ed entrambi hanno fatto del gruppo la loro forza: un gruppo forte, con feeling all’interno dello spogliatoio e con lo staff. Sia il Como che l’Italia hanno preso consapevolezza nel tempo e hanno così raggiunto un obiettivo che sembrava irraggiungibile”.
Questi due successi ci insegnano che costruire un gruppo è più importante del curriculum dei singoli. E questo va ricordato soprattutto in periodo di calciomercato: meglio un bravo ragazzo con dieci presenze in B in meno, piuttosto che una testa calda con dieci presenze in più…
“Sì, per me il calciatore deve essere completo e l’aspetto caratteriale fa la differenza. Le qualità tecnico-tattiche sono importanti, ma le qualità morali lo sono ancor di più e alla lunga pagano sempre. Ma è un discorso che vale in qualunque lavoro”.
Torniamo all’anno scorso. Quando lei è arrivato si è accorto subito che, per l’alchimia che si era creata, sarebbe potuto venir fuori un filotto di vittorie? Oppure ha realizzato gradualmente?
No, ho realizzato man mano. Strada facendo la squadra acquisiva sempre più entusiasmo e fiducia, così siamo riusciti a vincerne sei di fila. Non è stato un momento magico venuto per caso: tutti andavamo nella stessa direzione. Una volta poi che abbiamo raggiunto il primo posto, sapevamo che sarebbe stato un girone di ritorno difficilissimo ma con tutte le nostre forze abbiamo voluto tenerci la vetta”.
Proprio riguardo al girone di ritorno, un calo era senz’altro inevitabile. Ma non pensa che il calo sia stato un pochino troppo marcato? La grande partita con l’Alessandria, per esempio, non ha forse dimostrato che il calo vissuto dalla squadra fosse più mentale che fisico?
“Quando sono arrivato avevamo giocatori fuori forma causa Covid che dovevano giocare ogni tre giorni. Programmare una preparazione fisica era impossibile, c’era sempre da recuperare la stanchezza e quindi non si riusciva mai a fare un lavoro mirato: andavamo avanti per forza d’inerzia e di nervi. L’unica cosa su cui potevamo lavorare era l’aspetto nervoso: finché la testa reggeva ce la cavavamo, ma non puoi fare tutte le partite così. Qualcuna la dovevamo steccare per forza. Però avevamo sempre un pochino di margine e alla fine quando le partite contavano davvero ci siamo sempre fatti trovare pronti. Forse mentalmente non avevamo la forza per chiudere la pratica in anticipo e avevamo bisogno di arrivare proprio alla partita decisiva. Ma in ogni caso i ragazzi hanno fatto qualcosa di pazzesco, che dall’esterno si può comprendere solo in parte”.
Dopo il malore di qualche mese fa e la tanta ansia accumulata nel finale di stagione, ora come si sente?
“Non sono stato in formissima per un po’. Ho trovato la forza nella squadra ma anche nel desiderio di riparare a quella retrocessione del Como contro il mio Novara. La vittoria finale mi ha dato ancor più entusiasmo e ora sto veramente bene”.
Ora la Serie B. L’anno scorso il Como partiva sempre con l’idea di imporre il suo gioco, solo dopo essere andato in vantaggio a volte gestiva il risultato. Però quest’anno, a differenza dell’anno scorso, il Como partirà spesso sfavorito. Riuscirete a riproporre la stessa idea di gioco?
“L’idea tattica è quella: una squadra che non deve aver paura di nessuno. Chiaramente l’anno scorso ce la siamo rischiata: volevamo fare l’impresa e consideravamo il pareggio come una sconfitta. Adesso che dobbiamo puntare alla salvezza sarà il contrario: il pareggio a volte potrà essere una mezza vittoria. Lavoreremo in base alle caratteristiche dei giocatori per avere sempre equilibrio in campo”.
Anche quest’anno partite a fari spenti. Accarezza l’idea di andare ancora oltre l’obiettivo?
“Strada facendo vedremo. Intanto conosciamoci, vediamo che impatto avremo con la categoria”.
Ha iniziato il ritiro con la rosa fatta al 75%. Un vantaggio da sfruttare…
“Io direi al 50% perché molti ruoli sono da completare. Qualcuno dei nostri giovani andrà giustamente in prestito, quindi per avere almeno un doppione in ogni ruolo dovranno arrivare ancora diversi giocatori”.
Eppure in B si potrebbero avere giovani illimitati. Preferite comunque dare in prestito i vostri ragazzi per avere una rosa non troppo ampia?
“Non voglio entrare nel merito delle singole scelte, ma noi dobbiamo andare sul sicuro per rischiare il meno possibile. Servono giocatori di categoria, che ci aiutino nel campionato che dovremo affrontare”.
In rosa ci sono molti giocatori che hanno avuto gravi infortuni negli anni scorsi. Un rischio. Sperate che questo possa essere anche un beneficio a livello di forza caratteriale e maturità?
“Certo. Io da ex calciatore so cosa vuol dire avere infortuni gravi: il danno c’è, ma ti fortifica. Forse non vale per tutti ma spesso è così. L’importante è che un giocatore dopo l’infortunio sia fisicamente a posto, poi potrà anche dare quel qualcosa in più e impegnarsi più di prima, per sé e per la squadra”.
Se pensa alla prossima stagione, la immagina con tanti tifosi, pochi tifosi o ancora a porte chiuse? È ottimista?
“Non lo so, è difficile andare a sensazione in un contesto del genere. Dico solo che spero che tutti quei tifosi che hanno vissuto la promozione da casa e che magari si sono anche riavvicinati al Como, capendo il lavoro e il valore di questa società, possano tornare allo stadio. A Como è tornato il calcio vero, ci sono investimenti e nella piazza c’è un entusiasmo che merita di trovare sfogo al Sinigagli”.