Lecce, Corvino: “Rigore economico e patrimonializzazione necessari per crescere. Con Baroni fidanzamento, non matrimonio”
CORVINO LECCE RIGORE ECONOMICO – Oltre al presidente Saverio Sticchi Damiani, anche il responsabile dell’area tecnica del Lecce Pantaleo Corvino ha a lungo parlato nel corso della conferenza stampa tenuta dalla dirigenza salentina. Queste le sue esternazioni, raccolte da CalcioLecce.it: “Dopo aver sentito parlare il presidente e Renee De Picciotto, non sarà facile per me parlare dell’area tecnica, ma […]
CORVINO LECCE RIGORE ECONOMICO – Oltre al presidente Saverio Sticchi Damiani, anche il responsabile dell’area tecnica del Lecce Pantaleo Corvino ha a lungo parlato nel corso della conferenza stampa tenuta dalla dirigenza salentina.
Queste le sue esternazioni, raccolte da CalcioLecce.it:
“Dopo aver sentito parlare il presidente e Renee De Picciotto, non sarà facile per me parlare dell’area tecnica, ma prima di rimettermi alle vostre domande dico qualcosa. Parlo di ciò che è stata la stagione passata e quella futura. Ho ascoltato attentamente quello che il presidente ha precisato e puntualizzato, parlando di tutti gli aspetti. Si è tenuto conto di quello che si è fatto e che si dovrà fare. Permettetemi di parlare di qualche appunto per dare dei messaggi a chi fa delle analisi.
Il presidente ha parlato del passato elencando i motivi per cui non si è raggiunto un obiettivo non proclamato e annunciato. Allo stesso tempo, se alla fine della fiera tutto è andato bene si può lottare per certi o per altri obiettivi. Penso che quando si è a più 5 dalla terza e a 6 dalla quarta il lavoro societario, pur tra qualcosa che può sempre essere fatta meglio, sia stato ottimo. E’ stato fatto il massimo e la macchina Lecce, importante, era vicina al traguardo. Non si è arrivati e i risultati della società dipendono dagli altri. Si sperava di raggiungere risultati anche sperando negli altri. Nell’ascoltare il presidente penso a quello che ho dato, credetemi, sono 40 anni che faccio questo lavoro, vi dico che non ho mai dato quello che ho dato quest’anno. In tutto questo i tifosi sono amareggiati, mi sono immedesimato dato che sono io un tifoso. A casa mia ho visto facce amareggiate, è amareggiata la mia società. Non è uno scherzo perdere 50 milioni per lavorare, un conto è dare 8 milioni per lavorare, un conto 50. Io mi metto per ultimo nella lista dei delusi, non parlo del curriculum che ho ma è stata un’amarezza non vincere il quarto campionato di B della mia carriera. Concedetemi quest’amarezza.
Ho sentito l’analisi del presidente sulla stagione passata, ma ci tenevo a fare questo passaggio. Il presidente ha parlato della nuova stagione, ho sentito gli input anche da Renee. Rigore economico e patrimonializzazione: un club cresce così. Ogni direttore dell’area tecnica lavora in base al budget che gli si dà, è questa la linea guida. Il sottoscritto preferisce avere le linee guida che tengano conto della società. L’US Lecce si distingue per l’aspetto amministrativo e finanziario e d’ora in avanti ci saranno dei paletti, scelti già quando si scelte un direttore. Io ho determinato il mio lavoro dopo il pilota, l’organizzazione della mia area. Io l’ho fatta scegliendo nuovi uomini. Organizzazione e uomini, insieme alle strutture che non c’erano. Non avevamo una palestra, non avevamo strutture e campi sportivi per lavorare in efficienza e mandare in palestra i calciatori col sorriso sulla bocca. Le strutture devono essere accoglienti e confortevoli. Lo abbiamo fatto attraverso cose che riteniamo strategiche a livello tecnico.
Il settore giovanile l’ho lasciato 20 anni fa con una squadra che in Serie A aveva 7 giocatori titolari che venivano dal settore giovanile: Rosati, Rullo, Camisa, Konan, Vucinic, Esposito, titolari di quel Lecce. Tanti figli di questo territorio, come Pellè. Di altri giovani ci si dimentica, ma io no: Giorgetti, Vicedomini. Mi sento ancora parole sul settore giovanile: ‘non si lavora con i ragazzi del territorio’. Ma stiamo scherzando? La storia del Lecce è questa. Il settore giovanile del Lecce ha vissuto tre cicli. Quello di Adamo, a me viene la pelle d’oca parlando di Carmelo Russo. Che io non debba essere ricordato come loro per avere avuto un ciclo mi fa rabbia. Nessuno lo può cancellare! Ho sempre lavorato come responsabile e supervisore del settore giovanile. Questa è la mia vocazione, anche quando ho fatto il ds ho mantenuto questa vocazione. Ritorno e sento ancora questi discorsi. Prima il calcio era provinciale, valevano certi valori e certe capacità. Io mi sono trovato in un momento del calcio globalizzato, il provincialismo non ci deve essere. Bisogna dare conto alle società e io devo dare conto del lavoro che faccio. Devi portare i conti.
L’Atalanta, che oggi è presa come un esempio, ha la percentuale di bergamaschi come il Lecce l’ha avuta di salentini. Nel calcio globalizzato non si parla più di provincialismo: io devo portare dei conti. Da quando sono andato via, qualche giocatore del Lecce è arrivato in A? Non me lo ricordo. Ne so solo uno, che è scappato dal ritiro e l’ho portato a Bologna. E sono stato trattato male perché è stato portato un calciatore. Io guardo in casa, guardo vicino e poi guardo lontano. Non posso lavorare su calciatori che possono arrivare in Serie C, ora siamo in B e a un certo punto devo dire alla gente ‘non sei da Lecce’.
Queste cose poi fanno nascere interventi alle televisioni e alle radio, ma accetto questo. Sopporto e supporto. Lo sforzo del lavoro che ho fatto è stato anche nel settore giovanile, strategico per il Lecce. E’ così. Se la mia società mi dice ‘devi patrimonializzare e crescere’, io come faccio a crescere se non creo risorse dall’interno. Non posso lavorare con i fondi che mi dà la società. Devo sperare di non ottenere i risultati che hanno fatto Entella e Pescara. Devo fare di più. Se facciamo un qualcosa come fatto quest’anno ci deve essere sia amarezza come vi ho detto prima, ma dobbiamo tenere conto di uno sforzo immane. Tenete conto che quest’anno non ci siamo solo preoccupati di guardare solo al risultato della prima squadra. Ci siamo preoccupati di creare i presupposti per avere fatto quello che abbiamo fatto. Noi non ci alziamo presto la mattina per prendere il caffè: si può crescere solo con le idee, in campo e fuori dal campo, solo così si cresce, non con i fondi. E’ giusto che ci sia rigore economico e noi dobbiamo crescere così. Da domani si parlerà del futuro, mi rimetto a voi se dovete chiedermi qualcosa sulla stagione passata. Ho messo tante energie nel settore giovanile e dico una cosa.
Ognuno di noi ha delle linee guida e dei modelli. Il modello che hai deve essere riportato. Io ho dato il mio modello del settore giovanile a ogni socio. A Firenze invitai tutti i giornalisti per parlare di ciò, lo vorrei fare qui ed è un modello che porto avanti da 40 anni. I modelli si migliorano sempre. Ritornando a Lecce ho riproposto ciò e mi sono affiancato a una persona che possa sposare questo modello. Non è facile e qualcuno ha alzato la mano. Ho avuto 13 titoli giovanili e il mio modello ha prodotto risultati e risorse economiche. Sono giunte risorse tecniche e economiche. Pochi o nessuno ha fatto meglio di me. I risultati sportivi dipendono anche dagli altri, lasciamoli stare. Mi fa piacere che il settore giovanile abbia la possibilità di andare in Primavera 1, dove il Lecce ha trionfato 7 volte senza Appiano Gentile, Zingonia, Trigoria, Milanello. L’Under 17 è tra le prime 8 di quella categoria. Tutto in nove mesi. Vuol dire che abbiamo fatto un bel lavoro che produce bei segni.
Perché Corini tre anni e Baroni un anno? Io mi sono trovato a partire con un allenatore, Liverani, che aveva due anni di contratto e gli ho dato il prolungamento per dimostrare che credevo in lui. La scelta dell’allenatore ha due fasi: il fidanzamento e il matrimonio. La prima fase può durare 1 anno, 1 mese o 3 anni. Io ne ho fatti 7 prima di sposarmi. Liverani è stato esonerato prima della partenza del ritiro e mi sono ritrovato con la ricerca di un nuovo tecnico in due giorni. Ho scelto per il meglio in base a quello fatto e la scelta è caduta su una persona con trascorsi importanti. Ora si è avuto tempo per la scelta guardando secondo pensieri e linee. Abbiamo scelto un allenatore dove insieme abbiamo convenuto fidanzarci per un anno. Io ho preso l’opzione per un altro anno prima, poi, di sposarci eventualmente. Non è stato possibile e ho dovuto mettere da parte il mio ‘io’ per accettare. Non sempre si può fare quello che si vuole. Prima c’è stata una valutazione tecnica e non ho tenuto conto della durata vista la situazione economica.
Qualcuno ha parlato di mistero Pettinari. Io ne conosco altri, misteri gloriosi e gaudiosi. Ricordo solo quelli. Sono venuto in sala stampa e ho detto, a risposta dopo una domanda ‘Pettinari è un giocatore a disposizione dell’allenatore ma non rientrerà nei futuri programmi della società’. Nessuno mi può contraddire. Noi l’abbiamo dato a disposizione dell’allenatore, che lo può utilizzare o meno, e abbiamo detto che non sarebbe rientrato nei programmi futuri della società. Siamo stati chiari, sinceri e onesti. Io sono di Vernole, di Lecce, sono figlio di questa terra. Ascolto e mi meraviglio di una minoranza di tifosi del Lecce. Mi meraviglio perché quando si parla di un calciatore, per cui si deve tenere conto dei numeri economici e tecnici, che non si tenga conto di questi elementi. Io parlo con i numeri e vi dico che mi meraviglio del rumore che sento su quest’argomento. Di Pettinari mi si chiede perché non venga confermato. Faccio una provocazione. Parallelismo con Stepinski. Pettinari è stato a Lecce e, visto l’attaccamento che avete verso certi giocatori, dico che è stato 1369 minuti facendo 1 gol ogni 342′. E’ stato un calciatore che ha fatto sempre la B. Stepinski ha fatto sempre la Serie A invece e ti dico i suoi numeri: 9 gol, sarebbero stati 10 con il calcio di rigore, uno ogni 177′. Perché i tifosi si preoccupano di questo calciatore e non di questi conteggi? Qualcuno me lo deve spiegare, potete chiamarmi e dirmelo. Per le scelte poi non vanno sempre fatte attese lunghissime. Pettinari non vestirà più la maglia del Lecce? Vi do un’altra motivazione, abbiamo Coda, Rodriguez e Pettinari, non possiamo fare affrontare costi altissimi per quest’ultimo.
Ho sentito dire che il Lecce ha il terzo monte ingaggi. Il presidente mi dirà se sbaglio. SPAL e Monza lo avevano più alto, sono certo che il Frosinone non lo aveva inferiore al nostro. Quando si parla di monte ingaggi non si tiene conto della gestione sportiva che ha dovuto sorbirsi delle situazioni passate. Faccio un esempio, ma per portare dei numeri: ho trovato giocatori che venivano dalla C e che erano giocatori di C. Per darli in prestito abbiamo pagato l’intero ingaggio, Tsonev. Faccio un altro esempio: Benzar, pagato 1 milione di euro, ho pagato 400mila euro per convincere un club amico per prenderlo. Soldi che aumentano il monte ingaggi. Io mi prendo le responsabilità per le cose che faccio, ma ci sono state cose su cui non si può fare molto. Oltre ai conti: mal di pancia e calciatori che sono rimasti secondo qualcuno per colpa nostra. Chi è andato via è andato via per volontà e perché avevano un ingaggio importante. Ci sarà rigore nel controllo del monte ingaggi e vi ricordo che nonostante tutto questo siamo arrivati vicini a un sogno. L’obiettivo triennale è una prima programmazione ma non vuol dire che si deve arrivare in A in tre anni. Si può parlare di miniciclo di 1 anno, maxiciclo di 5 anni, abbiamo parlato di un ciclo ma senza dire la durata. Può succedere che il ciclo si allunghi, lo può fare il Brescia dopo aver venduto Tonali, noi possiamo farlo solo col lavoro.
Servono fondi per permetterci calciatori di fama, sono delle opportunità ma questi calciatori hanno ingaggi importanti. Quest’anno non ci sono stati degli incassi che avrebbero reso il nostro modello totalmente sostenibile. Ho portato calciatori che guadagnano 100mila euro, 50mila euro, 70mila euro. Li ho affiancati a calciatori che hanno ereditato 700mila e 500mila euro di ingaggi. Non possono permettermi calciatori di fama perché mi conoscono. Purtroppo, proprio data la loro fama, hanno ingaggi non sostenibili per noi.”