Crotone, Vrenna: “Virus o no questo stop non ci voleva. La A sarebbe un traguardo meritato per noi”
VRENNA CROTONE – Il presidente del Crotone, Gianni Vrenna, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport, dove ha parlato del momento non facile che vivono città e squadra, vista anche la rincorsa a passo spedito verso la A, fermata dal virus: «Non mi sento di fare previsioni, rischierei di essere smentito in fretta. L’ultimo decreto […]
VRENNA CROTONE – Il presidente del Crotone, Gianni Vrenna, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport, dove ha parlato del momento non facile che vivono città e squadra, vista anche la rincorsa a passo spedito verso la A, fermata dal virus:
«Non mi sento di fare previsioni, rischierei di essere smentito in fretta. L’ultimo decreto scade il 13 aprile, secondo me i divieti, ridotti, andranno avanti fino al 4 maggio. Se si comincia a fine maggio, ci sono le possibilità di chiudere il campionato. Ma servirebbero anche una ventina di giorni di ritiro, senza una preparazione adeguata c’è il rischio concreto che i giocatori si facciano male. La città vive il momento con una certa preoccupazione, anche se la situazione non paragonabile a Bergamo e Brescia. Virus o no, questo stop non ci voleva. La squadra stava giocando bene e soprattutto era carica a livello mentale. E questo conta moltissimo quando si sta per entrare nel momento decisivo della stagione. La A sarebbe un traguardo meritato: siamo partiti bene, abbiamo avuto una flessione, poi siamo tornati a correre. I risultati confermano che eravamo la squadra più in forma. Ora non so. Anno scorso? Un campionato nato male perche’ i giocatori erano mentalmente proiettati al ripescaggio in A e non sono riusciti a calarsi nella categoria. Fu un errore mandare via Stroppa. Partita e gol migliore? Scelgo la partita di Venezia, dove abbiamo dominato per 70 minuti; il gol, sempre in quella gara, da copertina di Benali. 30 anni di azienda? Ho comprato le prime quote nel ’92 pagandole 5 milioni di lire, con una ventina di soci e la squadra in Prima categoria. I soci se ne sono andati, siamo rimasti io e mio fratello Raffaele, poi soltanto io: nel 2017 sono diventato presidente. Il legame he mi lega a questa squadra non è cambiato. Mia moglie, all’inizio, non voleva che prendessi il Crotone, poi è diventata una grande tifosa. Ma capisce poco di calcio. Quando si perde, è uno scontro continuo. La promozione con Nicola nel 2016 indimenticabile, come la rimonta salvezza l’anno dopo. Retrocessione? Avevamo la salvezza in pugno, nei due scontri diretti con Benevento e Spal abbiamo fatto zero punti. Inesperienza. Tra i giocatori, sono molto legato a Cordaz, il capitano. Ho fatto personalmente la trattativa col Parma per portarlo qui. Simy? Non solo fisico, è anche tecnica e velocità. Reggina in B? Questa doppia promozione sarebbe un gran colpo per una regione martoriata. E’ difficile fare calcio qui al Sud e purtroppo la situazione non è cambiata, anzi è peggiorata, la crisi morde, c’è la disoccupazione giovanile, le infrastrutture non sono all’altezza con un aeroporto che funziona a singhiozzo e non parliamo dei treni. Peccato, perché Crotone meriterebbe di vivere di turismo tutto l’anno».