Parma, Delprato: “Un orgoglio essere il capitano di un club così importante. L’obiettivo è la Serie A”
Parola al capitano
Enrico Delprato, difensore e capitano del Parma, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Gianlucadimarzio.com soffermandosi anche sull’enorme onore, e onere, derivante dalla fascia ereditata da Gianluigi Buffon.
“E’ un grande orgoglio avere questa responsabilità in una piazza importante come questa. Nel calcio come nella vita bisogna dare l’esempio con i fatti e non soltanto con le parole. Rispetto, umiltà ed essere positivi”.
“Voglio essere un punto di riferimento ed essere un affidamento nel poter aiutare gli altri. Sia per i miei compagni ma anche in generale al di là del campo”.
“Mi sento fortunato ad aver avuto la possibilità di giocare con Buffon per due anni. Lo racconterò ai miei nipoti. Una persona genuina, umile e trasparente. A colpirmi è stata la sua positività anche nei momenti difficili e il fatto di spronare tutti, soprattutto chi giocava meno”.
“Aiutare il prossimo, questo mi rende felice. Non esiste l’io, ma solo il noi. Siamo tutti amici e in una stagione questo fa la differenza. E il nostro gruppo è forte e la squadra lo sta dimostrando sul campo”.
“Danno un segnale molto forte, perché i pareggi ottenuti (contro Palermo o Modena) valgono molto di più per come sono arrivati. Episodi? Quelli esistono e fanno parte del calcio, ora ci girano contro ma siamo stati bravi a reagire”.
“E’ stato importante portare avanti un progetto tecnico con l’inserimento di quei 3-4 giocatori funzionali al nostro gioco. Siamo un gruppo giovane ma già con esperienza. Pecchia ci ha fatto capire che tutti siamo importanti. Lavoriamo con entusiasmo e con grande equilibrio, anche nei momenti difficili. Oltre a questo sa gestire molto il rapporto umano”.
I tifosi ci stanno spingendo tantissimo e vogliamo concludere positivamente la stagione anche per loro. E’ bello vedere persone di tutte le età che ti fermano, ti seguono e ti sostengono. Li stiamo coinvolgendo e questo ci fa piacere”.
“Non trovo troppe differenze con Bergamo. Sono città simili sia dal punto di vista sociale e sia in quello calcistico, perché c’è tutto per lavorare con tranquillità e al meglio. A Parma si mangia bene c’è la base della cucina italiana”.
“Il calcio è sempre stato nella mia vita, mio papà giocava, però i miei genitori non mi hanno mai indirizzato anzi mi hanno sempre lasciato libero di scegliere. Basket? Ci avevo giocato a scuola nell’ora di educazione fisica e tornando a casa dissi loro di voler dare priorità a questa strada, ma… ho fatto un provino con loro, mi hanno preso e ho iniziato nella categoria dei pulcini. E’ stato uno stimolo. Nel basket, per la statura, avrei potuto fare soltanto il playmaker (ride n.d.r.). Quando posso vado a seguire l’Olimpia Milano. Seguo la pallavolo, il baseball, il football americano o anche il tennis. Mi piace vedere e osservare come vivono l’aspetto sportivo anche negli altri settori e le differenze con il calcio”.
“I miei genitori mi hanno insegnato tanto e sono stati bravi a martellare sull’aspetto scolastico. Tra Allievi e Primavera non è stato facile ma sono contento del percorso che ho portato a termine. Il gruppo dei ’99 dell’Atalanta è sempre stato molto forte: abbiamo vinto il campionato Allievi e poi, due anni dopo, la Primavera. Ero al Mondiale U20 con l’Italia”.
“Non ho esitato ad accettare la proposta della società perché è difficile trovare un club con un progetto solido come questo e spero di farne parte anche per i prossimi anni. Obiettivo? Andare in Serie A con il Parma, sarebbe un sogno e una sorta di regalo per mio papà, lui l’ha soltanto sfiorata con l’AlbinoLeffe”.
“L’esperienza più bella è quella al Mondiale U20, per il fatto di misurarsi con giocatori di altri Paesi e capire anche le differenze. Poi la finale nell’Europeo U19 e sono arrivato fino all’U21. Nicolato? Lui mi ha aiutato e dal punto di vista umano mi ha trasmesso tantissimo. La Nazionale maggiore per chiudere il cerchio, ma è difficile pensarci ora. Devo superare altri step e dimostrare ancora tanto. Niente è impossibile. Lavorare, dare il massimo e non porsi limiti”.
“Ruolo? Ovunque purché sia sul lato destro, dove posse rendere al meglio (ride n.d.r.). A Livorno giocavo poco da centrocampista, ma in Nazionale il CT mi ha chiamato per dirmi che aveva bisogno di me come terzino destro e giocando lì poi nel club ho giocato tutte le partite successive”.
“Calcisticamente l’idolo è Maldini, perché da piccolo ho sempre avuto un debole per il Milan. Ha fatto la storia del calcio italiano. Prima di lui però dico mamma e papà. Loro sono i veri idoli perché mi hanno supportato, sopportato e insegnato tanto soprattutto a livello personale”.