Cittadella, Diaw: “Non è stato facile superare Verona, razzismo problema da affrontare. Sulla lotta promozione…”
DIAW CITTADELLA RAZZISMO – L’attaccante del Cittadella Davide Diaw ha concesso una corposa intervista a La Gazzetta dello Sport. “Il direttore Marchetti ci motiva molto, a me dice di pensare sempre al gol e di arrabbiarmi se non riesco a farne. Si è sempre dimostrato bravo a scoprire prime punte, poi il mister ci aiuta col suo modo di stare in […]
DIAW CITTADELLA RAZZISMO – L’attaccante del Cittadella Davide Diaw ha concesso una corposa intervista a La Gazzetta dello Sport.
“Il direttore Marchetti ci motiva molto, a me dice di pensare sempre al gol e di arrabbiarmi se non riesco a farne. Si è sempre dimostrato bravo a scoprire prime punte, poi il mister ci aiuta col suo modo di stare in campo: vuole che pressiamo alti, aiutiamo sulle seconde palle e teniamo posizioni particolari. Abbiamo chiare le idee di Venturato, ma si metabolizzano col tempo e infatti quest’anno sono ripartito più sicuro. Dal primo giorno di ritiro ci siamo detti di rimuovere dai pensieri la finale play-off, ma non è stato facile. La Serie A sarebbe stata un’impresa e perderla così ci ha fatto male. Mi sto ancora interrogando su quella gara… nelle precedenti trasferte eravamo chiamati a risultati a sorpresa e ci eravamo riusciti. Difendere il 2-0 dell’andata forse ci ha generato paura, inoltre ha influito il rosso a Parodi. Noi nella promozione ci crediamo, infatti è un peccato che la sosta arrivi adesso. L’ultima ripresa col Cosenza l’abbiamo pagata cara, col Pisa stavolta dovremo farci trovare pronti. Non esistono attaccanti che non sbagliano, ma so che nonostante i 6 gol avrei potuto farne qualcosa in più. Mi ispiro a Benzema e Cavani, segnano e aiutano la squadra. In Serie B mi piace Masucci, non realizza molte reti ma lavora tanto. Il Benevento è la squadra più forte, ma dietro ci sono 10-12 squadre in ballo. Come siamo compresi noi, lo è ad esempio anche il Pordenone. Giovare alla ”Dacia Arena” è stato un sogno di infanzia realizzato, non dimentico i sacrifici fatti nella mia terra. Facevo il magazziniere e giocavo in Serie D, sono stato fortunato a poter diventare professionista a 24 anni. Sbagliavo a reagire agli insulti razzisti, ma il problema c’è e mi dispiace che i bambini crescano guardando questi esempi negativi. Lasciamo questa gente fuori dagli stadi, come in Inghilterra. Nazionale del Senegal? Non ho il passaporto, ma lo farei al volo! Dubito però che con gli attaccanti di cui dispongono abbiano bisogno di me.”