Pordenone, Diaw: “Promozione? Parlarne oggi sarebbe da presuntuosi. A Cittadella un anno e mezzo che ne è valsi 10”
DIAW PORDENONE – Davide Diaw, attaccante del Pordenone, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport, dove ha toccato diversi temi, fra tutti il confronto recente con il Cittadella, sua ex squadra. «Calcio scienza esatta? No, assolutamente no! Troppo imprevedibile, quante gare si dominano e si perdono? E’ un campionato ancora più livellato. C’è molto più […]
DIAW PORDENONE – Davide Diaw, attaccante del Pordenone, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport, dove ha toccato diversi temi, fra tutti il confronto recente con il Cittadella, sua ex squadra.
«Calcio scienza esatta? No, assolutamente no! Troppo imprevedibile, quante gare si dominano e si perdono? E’ un campionato ancora più livellato. C’è molto più equilibrio, i pareggi sono molto diffusi. E’ anche vero che per gli altri è stato difficile batterci. Cittadella? Lì ho vissuto un anno e mezzo che ne è valsi 10, bellissimo. Dalla finale playoff persa a Verona alla scalata dell’anno scorso. Sono legatissimo, tornare lì dopo un mese e mezzo soltanto è stato emozionante. Volevo vincere, ci tenevo, è andata male e qualche battuta i vecchi compagni me l’hanno fatta, come Perticone. Ad Ascoli per sbloccarvi? Certo, noi andiamo in campo sempre per vincere. E poi all’Ascoli non ho mai fatto gol. Tre attaccanti in concorrenza con te per il titolo di capocannoniere? La Mantia e Tutino, che sono partiti forte. Poi Coda è sempre un grande attaccante. Come ti senti per tutti i soldi spesi dal Pordenone per comprarti? Molto responsabilizzato. Sapevo del grande investimento, ero onorato. Non vedevo l’ora di dimostrare che meritavo tutti quei soldi: sono partito bene, certo, ma devo ancora dimostrare tanto. Sei cresciuto in Friuli: l’aria di casa aiuta? E’ una cosa in più, riesco a stare più vicino alla famiglia, ma io sono stato bene ovunque. Non è stato un motivo per scegliere il Pordenone. Come vi trovate a giocare a Lignano Sabbiadoro, in un campo molto stretto? Lo conoscevo, ci avevo giocato nei dilettanti e ci ho vinto la Coppa Italia d’Eccellenza. E’stato fatto un bel lavoro, è un bell’impianto. Ma giocare a porte chiuse è una cosa triste ovunque. Ormai siamo abituati, ma non è bello. Quanta preoccupazione avverti per il Covid? Tanta. La situazione è grave e non si può restare indifferenti. Noi cerchiamo di concentrarci, ma è difficile: fare i tamponi di continuo per esempio non è bello. Però accettiamo tutto, c’è gente che ha problemi seri, non possiamo lamentarci. Sogno Serie A? Il progetto è quello, ma chi non ci prova? Parlare oggi di A sarebbe da presuntuosi. Lo può fare il Monza, giustamente. Noi dobbiamo stare cauti. Bisogna arrivarci per gradi, come col Cittadella. Cerchiamo di vincere e rialzarci e poi a marzo vediamo come siamo messi. Incrociamo le dita».