28 Novembre 2024

ESCLUSIVA PSB – Marra: “Pandolfi è stato come un figlio per me. La Serie A è alla sua portata”

I retroscena su Pandolfi

AS Cittadella

Salvatore Marra, uno dei primi allenatori a credere in Luca Pandolfi, è stato raggiunto in esclusiva dalla nostra redazione per analizzare il percorso dell’attaccante in forza al Cittadella. Di seguito la storia e alcuni aneddoti sull’attaccante napoletano.

Mister, sta seguendo l’attuale campionato di Serie B?

“Ho sempre detto a tutti che il campionato di Serie B è il più bello di tutti. C’è un equilibrio pazzesco e non esistono risultati scontati. Purtroppo lo seguo poco, sono molto impegnato con la mia squadra e il tempo a disposizione non è mai abbastanza. Lo amo soprattutto perché è un campionato che annualmente lancia sempre tanti talenti”.

Il suo nome richiama inevitabilmente a quel Luca Pandolfi in cui lei, prima di tutti, ha scommesso. Che ricordi ha di lui? All’epoca del Castrovillari, cosa la spinse a lanciarlo in Serie D?

“Pandolfi è un ragazzo molto introverso, ha una personalità forte. Veniva da Napoli, l’anno prima all’arrivo a Castrovillari non aveva fatto molto bene. Il direttore lo prese tra gli svincolati della Campania. Io arrivai lì a fine settembre e mi accorsi subito dell’immenso talento di questo ragazzo. Ai tempi però aveva poca voglia, non era incline al sacrificio. Pensava che il talento bastasse per giocare a calcio. Abbiamo fatto un lavoro molto importante insieme. Spesso sono stato duro con lui. Poi però ha capito che bisognava effettuare una scelta di vita e ha iniziato a lavorare tanto e bene durante la settimana. Ciò lo ha portato a giocare meglio per la squadra e il tutto è stato condito da grandi prestazioni e da tanti gol. Quindi ha capito che la strada giusta era quella. Meriti a parte che mi state attribuendo, vanno riconosciuti principalmente a lui per aver svoltato. Il mio merito, probabilmente, è stato quello di vedere in lui qualità e di spingerlo a fare di più. Ha fatto passi in avanti da gigante, è migliorato anche fisicamente. Lo vedo maturo a livello mentale. I margini di miglioramento però non sono finiti, anzi, sono ancora ampi”.

C’è un aneddoto in particolare che le andrebbe di raccontarci per capire a pieno chi era Pandolfi prima di raggiungere questo grado di maturità?

“Sono stato molto duro con lui, ma l’ho trattato come un figlio. Mi arrabbiavo come un padre si arrabbia con un figlio quando abbassava la guardia. Io di volta in volta dovevo preparare due partite, una per la squadra e una per Pandolfi. Quando reputavo che non stesse facendo abbastanza, facevo alzare qualcuno dalla panchina per stimolarlo. Quando devo raccontare il primo Luca, parlo di questo episodio. Era reduce da una doppietta contro il Civitanova, sfiorò anche la tripletta, e il martedì, al primo allenamento della nuova settimana, venne e mi disse che aveva dolore al flessore e che preferiva riposarsi. Gli chiesi di iniziare e poi, se avesse sentiti altro dolore, lo avremmo fatto fermare per evitare stiramenti. Risultato finale: portò a termine l’allenamento disputando anche la partitella. Dovevo comprenderne la mentalità. Tendeva ad accontentarsi. Questo è un aneddoto che racconto anche ai miei calciatori”.

Un campionato da protagonista a Castrovillari, tanti gol messi a segno e poi il trasferimento all’Entella.

“Dispiace che lui abbia sbagliato la scelta del secondo anno, dopo quella stagione a Castrovillari. Secondo me doveva ancora consolidarsi sotto tanti aspetti. Tra Entella ed Arezzo si era un po’ perso. Poi alla Turris si è ritrovato. La squadra credeva in lui, idem allenatore e tifosi. Alla fine ce l’ha fatta”.

Alessandria, Arezzo, Brescia, Cosenza e Juve Stabia. Tante piazze, poca continuità. Cosa gli ha impedito di spiccare il volo?

“Lui è un ragazzo particolare, molto buono e introverso. Ha necessità di trovare l’ambiente giusto, che creda in lui. Ha sofferto in quelle piazze di cui abbiamo discusso prima. Anche a Cosenza non si è espresso su buoni livelli. Probabilmente non era pronto per una piazza di quel tipo”.

Arriviamo ai giorni nostri. Cittadella, al netto delle difficoltà che sta attraversando, è una delle piazze migliori in cui ritrovarsi e rilanciarsi. Che tipo di attaccante vede adesso? Sotto quali punti di vista è migliorato di più e sotto quali dovrebbe ancora farlo?

“Credo che quest’anno possa fare il grande salto. Adesso gioca di più con la squadra. Non perde il suo modo di fare, quando ti punta, quando va all’uno contro uno non sai mai dove possa andare, è sempre imprevedibile. Ha una progressione importante. Abbina tecnica e potenza. All’epoca faticava a giocare senza palla o nell’aiutare i compagni. Adesso invece si sacrifica tanto, lega bene l’azione, è migliorato nel rapporto con la squadra, prima era più un solista. Penso che ognuno di noi non debba mai accontentarsi. In ogni settore. Se si perde la voglia di migliorare, se ci si inizia ad accontentare, ecco che il livello cala. Quindi penso che Pandolfi, come ogni calciatore, deve essere bravo a mantenere dentro questo spirito”.

Quest’anno ha messo a segno due gol, uno pesantissimo al Palermo e uno che è valso a “poco” contro il Bari. In Veneto sta trovando una certa continuità nel 3-5-2 con al fianco un altro attaccante. Crede che sia questa la posizione in cui riesce ad esprimere meglio le sue qualità?

“Per me deve giocare in coppia con un altro attaccante, come sta avvenendo al Cittadella. Giocare insieme ad un altro attaccante lo valorizza, mentre quando gioca da solo si perde tra la difesa avversaria. Pandolfi ha bisogno di qualcuno che gli crei spazi. Se riesce a giocare a campo aperto è difficile da marcare. Quando ha spazi diventa devastante. Vedi il gol a Palermo. Cittadella ha lanciato tanti talenti. Diversi calciatori che sono passati da lì hanno fatto grandi cose. Quindi credo che andare in Veneto sia stata la scelta giusta. Se lui prosegue su questa linea sono certo che riuscirà ad emergere”.

Serie C, Serie B o Seria A: allo stato delle cose, qual è la categoria più congeniale al ragazzo?

“Attualmente si sta confermando da Serie B. Tornando al discorso di prima, se lui alimenta la voglia di fare sempre meglio e di migliorarsi, la Serie A è alla sua portata. Deve essere il suo obiettivo. Personalmente glielo auguro. Ha la dote di non mollare mai, quindi spero che riesca a recuperare gli anni che ha perso. Sa benissimo cosa penso di lui, seppur siano passati tanti anni. Spero che un giorno vada in Serie A e che possa ricordarsi da dove è partito”.

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