Eziolino Capuano: “A Modena fui l’unico a non percepire un euro. Comportamento dei giocatori disgustoso”
L'esperto tecnico è tornato a parlare - come sempre senza veli - della sua "particolare" avventura alla guida dei gialloblu
Eziolino Capuano, attuale tecnico del Taranto ed ex – tra le tante – anche del Modena, è intervenuto ai microfoni di Parlandodisport.it, soffermandosi anche sulla tormentata avventura vissuta alla guida degli emiliani:
“A Modena la salvezza è stata un miracolo, la squadra era data per spacciata al mio arrivo e sono riuscito a salvarla prima della fine del campionato. Modena è stata un’esperienza bellissima e intensa… tanti sacrifici ed emozioni illimitate. Non solo non ho abbandonato la barca, sono stato l’unico a non percepire un euro: lo grido a Modena intera, per quanto riguarda il resto sono chiacchiere che si porta via il vento. Modena rimarrà une delle esperienze più belle e intense della la mia carriera”.
“Caliendo? Io avevo un buon rapporto, chiaramente se l’epilogo è stato quello avrà avuto senza dubbio le sue colpe. Però bisogna vedere anche chi lo ha consigliato. Non si arriva ad un fallimento da un giorno all’altro. Sicuramente far fallire una squadra è come far morire un tuo caro, Modena è una piazza dove si vive per il risultato della domenica”.
“Comunicato dei giocatori? Capuano è da 33 anni che allena ininterrottamente, significa che il valore dell’uomo supera quello dell’allenatore. Molti di loro ricorderanno Modena solo per averne indossato la maglia, altri invece sono stati semplicemente meteore nel calcio. Il loro comportamento è stato disgustoso, ma mi soffermo qui e rimango nel mio silenzio più totale”.
“Per oggi i Gialli hanno le possibilità di arrivare ai play-off. Tesser lo conosco da anni e lo stimo tantissimo, è una persona di grandi principi”.
“Tremolada è uno dei tanti di cui posso parlare con orgoglio. Lo portai ad Arezzo che aveva una spalla rotta e veniva da una brutta annata a Reggio Emilia, l’ho aspettato per due mesi e poi è tornato ad essere Tremolada: un giocatore devastante ed un bravo ragazzo”.
“Il segreto del mio lavoro è quello di essere coerente, è meglio dire la verità anche se fa male al posto che dire una bugia per prendere tempo. Devi avere dentro motivazioni altissime da trasmettere alla squadra e grande senso di appartenenza. Il calcio non deve essere un mestiere: devi pensare a tutta quella gente che fa sacrifici per andare allo stadio e che vive l’intera settimana in base al risultato della propria squadra”.
“Se il Capuano di oggi fosse stato quello di venti anni fa, avrei fatto una carriera molto diversa, a livelli altissimi. Penso però che la libertà di pensiero è il sentimento più alto che dovrebbe albergare nell’essere umano, e questo è un mondo di incoerenza e di bugiardi dove la meritocrazia viene sempre messa da parte. Il consiglio che darei al Capuano giovane è quello di riflettere di più. L’esperienza è tutto ciò che un essere umano trasforma in negativo ed in positivo e quando sei giovane non puoi essere quello che saresti in un’età più matura. Felice ed orgoglioso di essere me stesso e lo sarò fin quando avrò la motivazione di stare in questo mondo”.