Lecce, Gendrey: “Qui si vive di calcio, questo club è stato un’occasione da non perdere”
GENDREY LECCE GENDREY LECCE – Valentin Gendrey, terzino destro francese del Lecce, si è raccontato al sito connazionale Sofoot.com. Ecco le sue parole, riportate da Calciolecce.it: “Per me trasferirmi al Lecce è stata un’occasione da non perdere. Ad Amiens ho giocato tante partite come difensore centrale e quando ho saputo che il Lecce mi aveva proposto di […]
GENDREY LECCE
GENDREY LECCE – Valentin Gendrey, terzino destro francese del Lecce, si è raccontato al sito connazionale Sofoot.com.
Ecco le sue parole, riportate da Calciolecce.it:
“Per me trasferirmi al Lecce è stata un’occasione da non perdere. Ad Amiens ho giocato tante partite come difensore centrale e quando ho saputo che il Lecce mi aveva proposto di giocare di nuovo nella mia posizione non ho esitato a dire di sì. Ero preoccupato all’idea di andare all’estero perché ho sempre giocato solo in un club e parlo solo francese. Ma il Lecce è un altro mondo.
Non so com’è riprendere i lavori in estate perché la scorsa preparazione l’ho fatta con l’Amiens, quindi non ho ancora potuto viverla in Italia. Quest’estate sentivo ancora la differenza rispetto alla Francia nei primi allenamenti, perché sono arrivato a Lecce ad agosto e c’erano 40 gradi. Poi in Francia, generalmente, dopo la partita di sabato si ha un giorno di riposo per poi riprendere tranquillamente il lunedì. Non c’è giorno libero qui.
Per me è cambiato tutto, perché vivevo con la mia ragazza in Francia. Cucina benissimo e quando rientravo dall’allenamento avevo sempre dei piatti pazzeschi. Ora quando torno a casa devo fare tutto da solo. Anche parlare è difficile. Fatico a pronunciare la R, ma riesco a capire quando parla l’allenatore.
Per quanto riguarda la tattica e l’intensità dell’allenamento sono due mondi opposti. Ci sono azioni in cui riesco a recuperare la palla, ma colgo un commento dell’allenatore che mi dice che dovevo essere tre metri più a sinistra o a destra all’inizio dell’azione. Si curano i dettagli. ortunatamente Alexis Blin è arrivato con me a Lecce quest’estate. Se la cava in inglese, mi ha aiutato molto. Ecco, qui è una specie di grande famiglia. Anche se non parlavo la lingua tutti venivano da me per farmi integrare. C’era anche Arturo Calabresi, che gioca nella mia stessa posizione, che mi ha aiutato molto. Dato che giocava ad Amiens parlava anche un po’ di francese.
Se mi avessero detto che avrei giocato così tanto quando sarei arrivato, non ci avrei creduto. I tifosi, poi, qui sono troppo caldi. Ti fermano per strada e ti dicono ‘Dovete andare in serie A, ragazzi!’. Non solo adulti, mi fermano anche i bambini e le vecchiette. Qui si vive di calcio. Mi piacciono anche altri sport e, visto che sono solo, ho chiesto se ci fosse un club di basket da andare a vedere. Mi hanno detto ‘No, qui a Lecce è solo calcio!”