Gravina in Senato: “Serve un dialogo con il Governo italiano. Serie A a 18 squadre? Massima autodeterminazione alla Lega A”
Così il presidente della FIGC
Il presidente della FIGC Gabrile Gravina ha parlato davanti alla settima Commissione Cultura e Sport del Senato durante la prima di quelle otto audizioni atte a definire le riforme del calcio italiano e le modalità con cui il governo può contribuire.
Questo quanto emerso, ripreso da La Gazzetta dello Sport:
“Al Governo chiediamo pari dignità di altri settori, mi riferisco in particolare alla Tax credit. Tutti parlano di sport e cultura, io direi che lo sport è cultura, dunque rivendichiamo pari dignità a chi opera in quel settore. Lo facciamo attraverso un riconoscimento della Tax credit al calcio per lo sviluppo dei vivai e infrastrutture, chiediamo una percentuale di prelievo sulle scommesse, l’esaurimento graduale del vincolo sportivo e un sostegno concreto per la realizzazione degli stadi per Euro 2032“.
“Nell’ambito del nostro piano strategico, approvato all’unanimità con una sola astensione, abbiamo parlato di stabilità, sostenibilità, solvibilità: sono le tre S che generano il futuro del calcio italiano. Ma serve un rapporto di stretta collaborazione e dialogo con il Governo italiano. Il rinvio delle perdite ha generato nel nostro mondo un accumulo di oltre 2 miliardi di debiti, quando nel 2025 inizieremo a pagare avremo problemi. Cerchiamo di dialogare di più, cerchiamo di trovare delle soluzioni condivise per il nostro futuro. E c’è solo un modo per riuscirci, costruirlo insieme“.
Sulla Serie A a 18 squadre: “Abbiamo lasciato piena autodeterminazione alla Lega Serie A di scegliere il format che ritenesse più opportuno. Pensare che ci siano state divergenze nel mondo del calcio che ha approvato un piano strategico all’unanimità significa voler strumentalizzare l’idea che l’eliminazione del diritto di intesa potesse portare necessariamente a un impatto sui format. Il calcio non ha problemi, voglio essere fuori dal coro, i problemi dialettici sono fisiologici, qualcosa sta diventando patologico perché per ragioni diverse non si vuole capire che facciamo parte tutti di un’unica filiera. Sento parlare anche di autonomia, che è legittima. Il problema è cosa si intende per autonomia e l’impatto che ha sulle altre componenti del sistema. La Lega di A è già libera di autodeterminarsi in ambito commerciale e in ambito di format. Cosa le manca? Vuole il modello Premier? Magari, lì ci sono ci sono venti azionisti, ma le quote sono 21 e la ventunesima è della federazione che ha diritto di veto su quasi tutto“.