Lecco, la storia incredibile di Lepore: “Vincere non è mai facile, sono figlio della sofferenza”
Il lungo viaggio di Franco Lepore
Tutte le storie meritano di essere raccontate. Ognuna con i suoi picchi, i suoi alti e i suoi bassi, tutte le possibili sfumature di colore che una vita può assumere, a livello personale e a livello sportivo, due piani distinti che molto spesso però tendono ad avvicinarsi come per magia. Questa è un po’ la sintesi della storia di Franco Lepore, icona del Lecco che si è raccontato tra vita e calcio a gianlucadimarzio.com
Ecco le sue parole:
“Non ho mai mollato, sono figlio della sofferenza. Viverla mi ha insegnato il senso delle piccole cose. Vedi, io sono cresciuto con l’esempio di mia mamma. Ha educato 4 figli da sola, senza mai mollare. E non lo fa tuttora che sta lottando contro la leucemia. Lecce è la mia città, per me è tutto. Il sangue e il cuore sono leccesi. Ho imparato ad apprezzare le piccole cose e a comprendere il vero valore di ciò che ci accade. Come quando a 18 anni andai alla Virtus Castelfranco, in Emilia Romagna. Ci allenavamo alle 19. Durante il giorno lavoravo in fabbrica 8 ore, mi svegliavo alle 4 del mattino. Il lavoro in fabbrica e un garage adibito a casa, senza riscaldamento. Mi sono dovuto adeguare. O come quando dopo aver vinto la B con il Lecce sono andato a Varese dove ero un simbolo e mi sono trovato fuori rosa. Oppure quando da svincolato correvo da solo nelle campagne bresciane e l’aver ricominciato dalla C2 o dalla D. E l’ho fatto in silenzio. Dovevo farlo per me e per la mia famiglia. L’alimentazione, il sonno, l’allenamento fuori dal campo… sto attento a tutto. E poi il leggere mi aiuta nella concentrazione. Come i testi di Paolo Borzacchiello o le biografie di campioni. Non sono mai stato dietro ai social, alle chiacchiere, alle discoteche. Fare e basta, poche scuse. Lottare per arrivare. Esperienza al Monza? Entusiasmante.
Il secondo anno abbiamo vinto la Lega Pro. Il Presidente Berlusconi era sempre vicino alla squadra, prima della partita ci caricava ogni volta. Il Dottor Galliani lo sento ancora. Mi ha scritto dopo l’ultimo gol con il Venezia con un Complimenti bomber. Per tutti è stata una vittoria scontata per il valore dei giocatori. Ma noi lavoravamo ogni giorno al massimo, senza mai accontentarsi. Non è mai facile vincere. E poi il Lecco, l’abbraccio con mia moglie e mia figlia dopo la promozione. Mi aveva avvisato. Avevo già vinto 5 campionati, i playoff mai.. era ora di farlo. Loro sono la mia forza”.