Lucioni: “Mi davano per finito, ho dimostrato che non lo sono! Ecco come sto aiutando il Frosinone”
L'intervista a Lucioni

Photo by Marco Luzzani/Getty Images - Via One Football
Fabio Lucioni è tornato al Frosinone e la sua leadership in campo e fuori sta servendo ai ciociari che si sono risollevati e ora sono fuori dalla zona Serie C. L’esperto difensore è stato intervistato dal Messaggero: di seguito le sue parole.
Lucioni, come è possibile che un giocatore che aveva praticamente smesso di giocare, diventi l’uomo simbolo del riscatto di una squadra che era con l’acqua alla gola?
«Sarebbe troppo semplice attribuire ad una persona sola il merito di quello che stiamo facendo. Il segreto è che ci siamo messi tutti a disposizione l’uno dell’altro ed aver capito quanto sia importante portare a termine questa missione sportiva. Importanti sono stati gli sforzi fatti da parte della società e
del direttore per trovare la soluzione ad una situazione che si stava per compromettere. E poi i valori
assoluti dei singoli di questa rosa sono altamente validi per questa categoria e qualche elemento potrebbe stare anche sopra. Detto questo, io quando sono arrivato fisicamente non ero al cento per
cento, avevo bisogno di tempo ma ho cercato fin da subito di dare quei consigli e tracciare quella linea guida per far capire quanto fosse importante fare uno switch mentale per tirarci fuori da una situazione critica. Poi naturalmente le vittorie aiutano. Però se guardiamo oggi la classifica non dobbiamo pensare di aver risolto tutti i problemi, ma solo che stiamo sulla strada giusta perché il percorso è ancora lungo. Non è finita qua».
Ma i giocatori di adesso sono gli stessi di prima. Come è possibile che siano cambiati così radicalmente i risultati? Una questione tecnica o mentale?
«Alla base c’è l’aspetto mentale. Se prima si pensava che eravamo dei brocchi, oggi però non siamo dei
fenomeni. I valori c’erano già prima. Poi è chiaro che in una situazione tutto diventa difficile. Ogni
pallone diventa un macigno. Abbiamo però trovato un po di solidità ed ecco che la classifica oggi ci fa
un poco respirare. Ma dobbiamo fare ancora otto finali per tagliare un traguardo che un mese fa sembrava quasi impossibile. A livello mentale gennaio ha portato una ventata di freschezza sotto il punto
di vista della leggerezza mentale di alcuni giocatori ed è stato possibile tirar su le sorti della stagione».
Ora però sul più bello arriva questa sosta. Un bene o un male?
«La sosta è sempre un arma a doppio taglio perché azzera gli aspetti mentali delle squadre. Chi viveva
un momento felice deve continuare ad avere quella serenità per farsi ritrovare pronto alla ripresa. Chi
era in difficoltà può azzerare quelle erano le proprie incognite per ripartire nel migliore dei modi. Noi
dobbiamo solo approfittarne per mettere benzina nel motore e fare l’ultimo pezzo di strada che ci separa dal traguardo, mantenendo lucidità e forza mentale, altrimenti risulterebbe vano lo sforzo delle ultime partite».
Vediamo dagli spalti un Lucioni sempre attivo, anche dalla panchina, nel dare consigli ai compagni, a parlottare con il mister: sta facendo le “prove tecniche” da allenatore?
«Assolutamente no. Sono tornato dopo tre mesi a rivivere delle emozioni forti perché questi ragazzi mi
supportano e mi emozionano. Normale che se vedo una cosa che ho vissuto in campo sono più bravo a
dare dei consigli, confrontandoci con il mister. Ma fare l’allenatore non è nelle mie prospettive. Sto imparando l’inglese, sto studiando da direttore sportivo. Vediamo che porta si aprirà per il mio futuro. Oggi sto pensando solo ad essere un supporto per questa squadra. A novembre mi davano per spacciato, oggi mi sto togliendo quelle soddisfazioni che evidenziano che spacciato non lo ero»