Minacce shock a Lucioni nel 2016: il difensore in Tribunale a Benevento
Il difensore del Frosinone in Tribunale a Benevento: ecco la ricostruzione dei fatti
Fabio Lucioni, difensore attualmente in forza al Frosinone, si sarebbe recato nelle scorse ore presso il Tribunale di Benevento in virtù di un contenzioso aperto con una 49enne ucraina, residente nella città sannita, che nel 2016 sembrerebbe aver pesantemente minacciato l’allora centrale giallorosso, parte lesa dell’incresciosa vicenda.
Come riporta OttoPagine.it, il caso sarebbe relativo alla gestione di un ristorante: secondo gli inquirenti, la donna, dopo essere scesa da una Smart, né intestata, né in uso alla stessa, si sarebbe avvicinata alle auto del giocatore e del suocero, appoggiando sul parabrezza anteriore delle medesime un foglio con su scritto:
“Capitano, hai messo le mani dove non dovevi, continua a fare solo quello che ti conviene, per ora un semplice avvertimento… Se poi non lo capisci c… tuoi, vedi bene quello che fai (u paes è du paesan). Ti sei messo in mezzo ad una situazione che non dovevi, farai davvero una bella fine, a breve ci faremo tante risate. Il tuo mestiere è il calcio e niente più…”.
Un brutto momento, finito al centro delle indagini della polizia locale che era poi risalita all’imputata la quale lavorava, al pari del marito, nel suddetto locale. Oggi la conclusione dell’istruttoria, con la deposizione di Lucioni e di alcuni testi della difesa: presente anche il vecchio proprietario del ristorante, che ha ricordato di aver proposto alla coppia, prima ancora che all’ex capitano dei sanniti, di rilevare l’attività, sentendosi rispondere però che all’epoca non possedevano le potenzialità economiche per farlo.
A seguire, la discussione: il PM ha chiesto l’assoluzione dell’imputata, di cui la parte offesa non aveva effettuato il riconoscimento, per il mancato raggiungimento della prova. Ha insistito per la completa assoluzione della sua assistita l’avvocato Viviana Oliveri, che ha evidenziato le lacune investigative. Nelle prossime ore la sentenza del giudice Graziamaria Monaco.