Cagliari, Mancosu: “Retrocessione? L’ho vissuta con incredulità. Della Sardegna mi mancavano soprattutto le pizzette al taglio”
Marco Mancosu, centrocampista del Cagliari, si è raccontato ai microfoni di "Radiolina"
Marco Mancosu, centrocampista del Cagliari, ha parlato a Radiolina. Di seguito le sue dichiarazioni, riportate da cagliarinews24.com:
LA VITA DA EMIGRATO – «Se mi avessero detto a 18 anni di fare la mia carriera, lo farei mi è piaciuta un sacco. Anche perché poi apprezzi quando torni a casa. Da solo è stato molto difficile, quando la mia compagna mi ha seguito é stato tutto più in discesa».
PISTACCHIO – «Pistacchio perché a me dicevano sempre che avevo la testa grande, io da piccolo mi incazzavo molto ma ora mi fa ridere. Deiola invece ha la testa piccola e quindi è nata la testa come un pistacchio».
VENEZIA CAGLIARI SCIAGURATO – «Ero a Ferrara in un ristorante e l’ho guardata con amici. Io la vedo un po’ distaccata perché chi l’ha vissuta in pieno e ha rancore sono i miei compagni. Io ho voglia di fare bene ma loro ancora di più. L’ho vissuta con incredulità. Non ci credevo, penso sia stata una sensazione di tutti i tifosi. Qualche mio compagno ce l’ha segnata, vi posso assicurare che la sentono come una partita importante».
BARI – «Il campionato di B ormai penso di conoscerlo, noi non stavamo benissimo e loro si difendevano e basta. Era una partita in cui portare un pari a casa, quello che fa rabbia è che la sconfitta è stata troppo eccessiva».
IL LAVORO – «Abbiamo lavorato su aspetti tattici e concetti che il mister sta cercando di farci capire da quando è arrivato e stiamo migliorando. Il fatto di aver perso ha reso le due settimane pesanti».
LA SERIE B – «Sento le altre partite e pensi che possano vincere entrambe le squadre. Bisogna rimanere attaccati con dei filotti, anche con un punto perché ogni settimana ci sono squadre che possono prendere punti».
IL RUOLO – «Sono un centrocampista offensivo, è molto semplice il mio ruolo. Io penso di essere uno di quelli. Nella categoria attaccante no, perché hanno poca propensione ad aiutare la squadra. Mi sento centrocampista da questo punto di vista. Liverani non chiede qualcosa, è più un modo di ragionare prima che ti arrivi il pallone. Non si può spiegare, lo devi vivere in ogni allenamento. Lo ha sempre detto e glielo riconosco, ti chiede di ragionare più che essere istintivo».
LA NOTIZIA DEL RITORNO – «Mia mamma mi ha chiesto di sapere se fossi tornato in Sardegna. Quando vengono allo stadio hanno molta ansia ed è una situazione molto particolare per loro. La cosa che mi mancava di più sono state le pizzette al taglio, in Italia non si trovano. E poi avere il poetto e poter fare una passeggiata».