20 Settembre 2024

Bari, senti Marino: “Anch’io ho usato la difesa a 3 come Longo, quando potevo. La foto con Mignani post-esonero…”

Gli aneddoti del mister

L’ex allenatore di Bari e Frosinone Pasquale Marino è stato intervistato da PianetaBari alla vigilia della sfida tra le due compagini.

Che partita si aspetta?
«Ci si aspettava qualcosa in più dal Frosinone rispetto ai biancorossi, ma retrocedere dalla A alla B non è mai facile. Credo che sia successo qualcosa di simile a quanto accaduto al Bari dopo la finale dei playoff, in questi contesti l’ambiente ha difficoltà a ripartire. I galletti vengono da una partita vinta contro una squadra complicata da affrontare come il Mantova, disputata con uno spirito giusto e aggressivo. A differenza dello scorso anno c’è un clima positivo intorno alla squadra e di questo sono contento. Anche se la tifoseria contesta la proprietà è vicina ai calciatori, nonostante l’avvio non semplicissimo, questo aiuta a lavorare bene».

Cosa è emerso maggiormente dalla gara col Mantova?
«Mi è piaciuta l’aggressività. Il Bari affrontava una squadra che palleggiava molto dal basso ed è riuscito ad essere aggressivo, senza permettere al Mantova di fare quello che è nelle sue corde».

Lo schema canonico di Longo prevede la difesa a tre. Anche l’anno scorso lei impiegò questo sistema: è quello più adatto ai calciatori in rosa?
«Lo scorso anno lo abbiamo utilizzano quando le condizioni ce lo hanno permesso. Nelle prime gare le cose sono andate anche molto bene, con otto punti in quattro partite. Poi sono stato costretto a cambiare. Giocare con due punte mi aiutava, in particolar modo avendo Nasti al fianco di Diaw. In quel periodo abbiamo proposto belle cose, con vittorie importanti contro Brescia e Ascoli. Poi c’è stata la grande sfortuna dell’infortunio di Diaw (che poi non abbiamo visto per tutto l’anno). Questo mi ha tolto gli effettivi e la possibilità di avere due attaccanti vicini».

E sul centrocampo, con il modulo attuale?
«Benali in quella posizione riesce a rendere molto bene. Ma la cosa importante, per fare il 3-5-2, è avere delle mezzali di qualità. Serve gente che non sa solamente giocare la palla ma che ha anche capacità di inserimento, Lella in questo è molto bravo. Poi è un calciatore duttile, lì sa rendere bene ma ricordo che sia a Cagliari che a Venezia si è disimpegnato anche come esterno di centrocampo».

Lei ha parlato dell’utilità di giocare con due punte vicine. Longo sta adottando qualcosa di simile, anche se al fianco di Lasagna nell’ultima gara si è visto Falletti, più trequartista che attaccante…
«La coppia d’attacco con Falletti e Lasagna sembra funzionare, ma quei calciatori nel reparto offensivo permettono di usare parecchi moduli. Le alternative ci sono. Ciò che conta, più che lo schema di gioco, è l’atteggiamento della squadra. Con una sistemazione del genere, ad esempio, è importante che gli esterni siano molto aggressivi, come si è visto contro il Mantova. Anche Dorval e Ricci, quando c’ero io, avevano questo atteggiamento. Se giochi con la difesa a tre gli esterni devono essere abbastanza alti e fare bene le due fasi. Ci vuole una bella gamba e sembra che loro lo stiano facendo bene, se con i quinti ti appiattisci sulla linea dei difensori rischi di dare campo agli avversari».

Questo atteggiamento sarà replicabile anche contro il Frosinone?
«In situazioni del genere è difficile prevedere bene l’approccio tattico alla gara, però entrambi gli allenatori hanno una identità abbastanza chiara. Vivarini cerca sempre l’impostazione dal basso, anche l’anno scorso a Catanzaro il portiere giocava tantissimi palloni. Credo che i biancorossi cercheranno di avere lo stesso atteggiamento della gara con il Mantova, questo tipo di aggressività sarà essenziale contro formazioni che cercano il palleggio, altrimenti si corre il rischio di farsi schiacciare».

Possiamo chiudere con un aneddoto? Sui social è diventata virale la sua foto con Mignani, subito dopo l’esonero. Ci racconta com’è andata?
«A dire la verità fu un incontro casuale. Io ero lì che facevo colazione con il mio ex calciatore Umberto Del Core, ci incrociammo e rimanemmo a chiacchierare del più e del meno. Fra noi c’è sempre stato un rapporto buono e cordiale».