Serie B, il responsabile della comunicazione Monguidi: “Ecco perché è il campionato degli italiani. Nostre politiche rivoluzionarie”
La nota
Il responsabile della comunicazione della Lega B Alberto Monguidi ha aperto la giornata del Giffoni Sport con un intervento.
Giffoni Sport, Alberto Monguidi apre la giornata di venerdì 26 luglio
Ex giornalista di Polis, ex Ufficio stampa del Parma Calcio, già capo dell’Ufficio Stampa del Comune di Parma. Nel 2011 diventa Responsabile della Comunicazione della Lega Serie B. Oggi ha parlato della sua esperienza agli Sport Ambassador.
Monguidi in collegamento con gli Sport Ambassador in rappresentanza del presidente della lega B Mauro Balata
Innanzitutto, qualche parola su cosa significa lavorare in Serie B: “La chiave è sempre come identificare una lega. Quello che abbiamo sempre sostenuto è che ogni lega deve sempre essere un’identità. Il comunicatore deve sviluppare questo tema nel modo più consono possibile. La comunicazione deve essere solo l’effetto finale di quello che si sviluppa nei piani più alti e il Lega B la caratteristica distintiva è quella della valorizzazione dei giovani. Con anche politiche rivoluzionarie come quella che entra in vigore quest’anno con i ricavi distribuiti alle società che fanno giocare Under 21 italiani, una scelta fatta dai club della Lega B e dal presidente Balata due anni fa quando ancora non c’era l’emotività di questi giorni, ahimè già dimenticata, dovuta alla brutta eliminazione dagli europei”.
Cosa significa campionato degli italiani?: “Il campionato degli italiani significa che giocano gli italiani e giocano tutte le regione, da nord a sud. Nelle politiche della lega cerchiamo di sviluppare i rapporti fra le squadre e il territorio sia dal punto di vista economico che sociale. Cerchiamo di sviluppare la territorialità anche perché la centralità del territorio deve essere rilevante in un campionato come il nostro dove la passione è appunto territoriale”.
Infine, quali sono i problemi del calcio italiano: “Il problema in Italia è culturale, e purtroppo nutro pessimismo in merito alle possibili evoluzioni dello scenario. Mettiamo da subito alla gogna l’assenza di risultati e non lasciamo il tempo di costruirli, motivo per cui non crediamo nei giovani, non ammettiamo i loro errori e non riusciamo a trasformare nell’alto livello i buoni risultati che abbiamo nelle competizioni giovanili come ad esempio l’Under 19”.