Spezia, Mora: “Ho imparato a vivere il calcio con filosofia. Serie A? E’ un mondo possibile per noi”
MORA SPEZIA – Luca Mora, centrocampista dello Spezia, e fresco di laurea in filosofia, ha parlato alla Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole: «Laurea? Ho cominciato a 19 anni a Verona, quando giocavo nel Chievo, e ho finito ora a casa mia, a Parma. Sono un po’ fancazzista nell’anima, mi godo la vita, per […]
MORA SPEZIA – Luca Mora, centrocampista dello Spezia, e fresco di laurea in filosofia, ha parlato alla Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole:
«Laurea? Ho cominciato a 19 anni a Verona, quando giocavo nel Chievo, e ho finito ora a casa mia, a Parma. Sono un po’ fancazzista nell’anima, mi godo la vita, per qualche anno avevo mollato e a giugno di solito faccio le vacanze. Ma ci tenevo, è una cosa in più. Di solito uno studia e per divertirsi gioca, per me il calcio è un lavoro e ho voluto aggiungere questa soddisfazione. Voto? 108, partivo da 104, non male. Ringrazio il prof. Andrea Bianchi che mi ha seguito. Filosofia? Mi piacciono le lingue, parlo inglese e spagnolo, ho studiato tedesco, ma ho scelto una facoltà che mi avrebbe potuto insegnare qualcosa di diverso, e la filosofia mi ha appassionato. Giocando a calcio e guadagnando bene non cercavo una laurea per avere un lavoro. Nel calcio c’è di filosofia? Giocare a calcio non è semplice. Chi è troppo pensieroso, chi vive male le situazioni e soffre la concorrenza, non va lontano. Io ho imparato a vivere il calcio con… filosofia. Si fa parte di un gruppo, l’individuo e la collettività appunto. La definizione di “mondo possibile” (titolo della tesi) mi ha colpito, anche molto complicata. L’esempio più semplice è Sliding doors, il film che parla di mondo reale e mondo possibile. La Serie A è un mondo possibile per lo Spezia? Assolutamente sì. Nella mia tesi dico che ci sono possibilità e realtà, si può essere vicini alla realtà più di quanto si pensi e noi siamo a 5 punti dalla A. Tre mesi senza calcio l’hanno aiutata per la tesi? Moltissimo, perchè quando si gioca il tempo è poco. E hoavuto la testa più libera, oltre all’aiuto della mia fidanzata. Il suo filosofo preferito? Kripke, un contemporaneo americano. Lei è uno dei pochi calciatori politicamente schierati. A sinistra. Perché questa scelta? Non è una scelta, io sono di sinistra e basta, non ho vergogna a dirlo. I suoi compagni di squadra cosa dicono della laurea? Qualcuno mi chiama dottore, altri hanno detto “era ora”, altri non sapevano nulla. Perché non si impegna anche con l’Aic? Mi sto interessando un po’ della questione, li ascolto volentieri, ma il sindacato è un mondo difficile. Ho giocato dalla C2 alla A, le categorie cambiano e ci sono tante necessità da mettere insieme. Tante cose vanno ripensate. Ad esempio mi piace la Nba, il loro sistema è giusto, nei draft e soprattutto nella distribuzione delle risorse. Da noi si guarda solo agli interessi dei grandi. Se questi diventano
più potenti e gli altri più deboli, salta tutto. Con una logica socialista bisogna contribuire a tenere in piedi il sistema. Come sfrutterà questa laurea quando smetterà? Mi ha aperto la mente su tante cose e mi potrebbe aiutare
anche se resterò nel calcio. E’ sfatato il luogo comune del calciatore ignorante? Il calcio è fatto di tanti ragazzi intelligenti, anche senza laurea, andati via da casa presto e diventati grandi in fretta: questione di intelligenza».