Sampdoria, Pedrola: “Pressione? So cosa significhi indossare una maglia importante”
Le parole dello spagnolo
Estanis Pedrola si sta prendendo la Sampdoria. Lo spagnolo, dopo un inizio di stagione molto più che positivo (con 2 gol in 4 partite) si è raccontato alla Gazzetta dello Sport.
Qui le sue parole, estratte da SampNews24: “Sono entrato in punta di piedi, era un ambiente nuovo, ma non ho trovato difficoltà. C’è un gruppo rinnovato, ho partecipato a questo processo di crescita. È vero, ho carattere, ma non c’è stato il tempo di riflettere quando sono andato in campo. Aggiungo che questa Samp non sempre ha ottenuto sin qui quel che avrebbe meritato, ma la strada è giusta. La Sampdoria era l’opzione migliore, mi hanno parlato del progetto che prevede il ritorno in A, è qualcosa di affascinante e unico, una sfida da cogliere. Non era un’opportunità come tutte le altre. E poi parliamo di un club storico, che ha un passato importante anche a livello europeo. Posso imparare una lingua e una cultura nuova, era il momento giusto per svoltare».
Umiltà e rispetto sono i valori che mi hanno insegnato e che ho ritrovato qui. Come calciatore, invece, Tiki Taka, gioco veloce, palla a terra e ciò mi ha facilitato alla Sampdoria. Il mio mister è stato un grande a livello internazionale. Da Pirlo ho avuto un grande aiuto anche nella gestione della fase difensiva, nel Barcellona non era così sviluppata. E poi qui l’intensità degli allenamenti è pazzesca. I miei amici sono Yepes, innanzitutto. Parliamo la stessa lingua: prezioso sin dal primo giorno. E poi Facundo Gonzalez, abbiamo giocato per anni insieme nelle giovanili dell’Espanyol.
La pressione? Parlate a uno che ha giocato nella cantera del Barcellona, so bene cosa voglia dire indossare la maglia di un club importante. Supereremo questo ostacolo. La Serie A, vorrei centrare subito la promozione. Vogliamo ritornare là in fetta. Il club punta a farcela in due anni? Noi vogliamo provarci adesso, anche se la strada è complicata, ho visto squadre molto forti come Parma, Cremonese e Palermo».
Avevo uno zio arbitro, ma i miei non erano interessati a questo mondo. Da piccolo giocavo anche con le bambine, finché un giorno ho sentito una scarica di adrenalina ed è iniziato tutto. I miei fratelli hanno seguito la mia squadra, uno gioca nell’Espanyol, l’alto in un college negli Stati Uniti. Ho vent’anni posso crescere ancora tanto. La difficoltà sarà mantenere questa reputazione. Neymar è il mio modello d’ispirazione più grande, mi sarebbe piaciuto se fosse rimasto al Barcellona. Seguo molto la Premier, oggi mi piacciono molto Mitoma del Brighton e Martinelli dell’Arsenal”.