Reggina, la penalizzazione non è certezza: le ultime su un caso che potrebbe fare scuola
Le ultime sul caso Reggina
Il caso Reggina sta tenendo banco, inevitabilmente, le cronache extra campo in Serie B. La situazione, ingarbugliata e molto complessa, è al vaglio di chi di dovere con i calabresi che sperano in un cambio di rotta anche dopo l’incontro tra FIGC e Lega B.
La Gazzetta del Sud riporta alcuni dettagli che potrebbero cambiare le sorti del caso che, ad oggi, vanno tutte nella direzione della penalizzazione per non aver corrisposto i contributi previdenziali a causa del blocco del tribunale. Di seguito quanto emerso da La Gazzetta del Sud.
“Mercoledì interlocutorio sul fronte delle scadenze federali che agita i pensieri della tifoseria. La società amaranto (che ha affidato la difesa all’avvocato Paolo Rodella) ha tempo cinque giorni per essere ascoltata dalla Procura della Figc. Le acque sembrano meno agitate di quanto si possa pensare. La recente presa di posizione del presidente della Lega B Balata, su input del numero uno della Figc Gravina, si può interpretare come una sorta di apertura nei confronti del sodalizio di via “Delle Industrie”. La vicenda riguardante la Reggina è molto più complessa di come qualcuno ha voluto sintetizzare e banalizzare. Andrebbe approfondita perché rischia di “fare scuola” all’interno del sistema calcio. Il club amaranto ha la liquidità per pagare gli oneri previdenziali, ma non può versare i relativi importi per lo stop imposto dal Tribunale, presso il quale è in atto una procedura di concordato per la rateizzazione dei debiti riferibili alla vecchia gestione. L’istanza era stata formalizzata a suo tempo, in adesione al decreto “Salva Aziende”, norma introdotta dallo Stato nel 2022, anche per venire incontro alle società sportive danneggiate dagli effetti del Covid. In questo momento, e fin quando il Tribunale non darà il via libera, il club può pagare solamente gli stipendi (regolarmente saldati senza saltare una mensilità) e le spese correnti, essenziali per garantire la continuità aziendale.
Il problema vero è il vuoto normativo tra ordinamento primario (quello statale) e ordinamento sportivo che non si è adeguato ad una misura in vigore ormai dallo scorso agosto. Le norme dell’ordinamento sportivo godono, è vero, di una loro autonomia, ma non dovrebbero derogare nemmeno implicitamente all’applicazione della disciplina statale, ovvero comportarne la sua disapplicazione“.