❤️ Pio Esposito: “Juve Stabia mia unica squadra del cuore: i miei amici tifavano le big, io per le Vespe! Sul campetto di Castellammare…”
Sarà una giornata dalle forti emozioni
Nel giorno che lo vedrà tornare nella sua Castellammare per affrontare la Juve Stabia, al fianco del fratello Salvatore, Francesco Pio Esposito ha esternato tutta la propria emozione ai microfoni di Calciomercato.com:
Francesco Pio o solo Pio?
“Il nome completo è Francesco Pio, ma io mi sono sempre fatto chiamare Pio perché è più originale. Fin da piccolo, dai tempi della scuola: di Francesco ce n’erano tanti dappertutto”.
Da cosa nasce il nome Pio?
“In onore di Padre Pio. I miei genitori sono molto credenti, e i nomi dei nonni maschili erano stati già presi dai miei fratelli: Sebastiano, che è all’Empoli, e Salvatore che gioca con me nello Spezia”.
Oggi c’è Juve Stabia-Spezia, per te è una sorta di derby.
“Sarà una partita speciale perché sono da sempre tifosissimo della Juve Stabia, è sempre stata la mia unica squadra”.
Davvero?
“Certo. I miei amici da piccoli tifavano per Juve, Inter, Milan… e io per la Juve Stabia. Una squadra che loro neanche conoscevano”.
In questi giorni prima della partita hai sentito qualcuno dei tuoi amici di Castellamare?
“Sì, in tanti mi hanno scritto per chiedermi se lascio loro la maglia”.
Dal sud al nord, attraversando tutta l’Italia.
“Quando avevo 6 anni ci siamo trasferiti tutti a Brescia, ma ogni estate ero giù dai miei parenti. Ricordo il campetto del mio rione Cicerone e le intere giornate passate lì insieme ai miei fratelli e con gli amici. In quel posto ho tirato i primi calci e ho imparato a giocare a pallone, per me è casa”.
Recentemente insieme ai tuoi fratelli hai ristrutturato quel campetto.
“E’ stata una promessa che avevamo fatto, un gesto di riconoscenza verso quel posto che ci aveva dato tutto. E’ stato lasciato in abbandono per vent’anni e così l’erba del sintetico aveva lasciato posto all’asfalto, le reti e le recinsioni erano rotte…”.
Prima ancora avete salvato a vostre spese la squadra nella quale siete cresciuti.
“Un’altra azione che ci siamo sentiti di fare per ringraziare chi ci ha lanciato, la Voluntas Brescia e il talent scout Roberto Clerici: fu lui a prenderci dal Club Napoli col quale giocavamo a Castellamare, ci ha fatto fare dei provini e ci ha fatto trasferire a Brescia”.
Un salto nel vuoto.
“Abbiamo puntato tutto sul calcio, e insieme a noi i nostri genitori che hanno fatto molti sacrifici. Mia mamma aveva qualche dubbio sul trasferimento a Brescia, ma mio padre ha insistito e alla fine ha avuto ragione lui”.
Quest’anno ti aspettavi di giocare così tanto nello Spezia?
“Quest’estate avevo altre possibilità, ma fin dall’inizio avevo deciso di tornare allo Spezia perché qui ho trovato un mister che mi ha rivoluto fortemente e che mi aveva dato molta fiducia. Appena arrivato mi ha dato subito la possibilità di giocare la prima partita e ho fatto gol contro il Pisa; da quel momento ho giocato quasi sempre. Inoltre mi sono trovato molto bene anche con i compagni”.
A quanti gol vuoi arrivare?
“Una cifra in testa ce l’ho, ma non l’ho mai detta. E non voglio farlo per scaramanzia”.
Altre scaramanzie?
“La sera prima di ogni partita mangio sempre la stessa cosa”.
E qual è il menù alla vigilia di un match?
“Possiamo scegliere tra due/tre piatti per ogni portata. Io prendo sempre pasta al ragù e salmone con avocado”.
Che effetto fa avere tuo fratello Salvatore nella stessa squadra?
“L’anno scorso, essendo il primo, era un po’ strano; ora ci sono abituato. Poi è chiaro che, giocando da sempre insieme, in campo ci conosciamo a memoria”.
Chi è il fratello che ti dà più consigli?
“Salvatore che è il più grande dei tre mi aiuta sulla vita extra calcio; Seba gioca nel mio stesso ruolo e mi dà qualche suggerimento di campo”.
Quello col quale litighi di più?
“Da piccoli capitava spesso con Seba: lui mi provocava e io mi arrabbiavo subito, così chiamavo Salvatore che da fratello maggiore veniva a difendere il più piccolo”.
Chi ha più maglie da calcio?
“Sebastiano è quello che ne ha portate di più, quando ha fatto l’anno di Serie A con l’Inter ne ha portate tante importanti tra le quali quella della Juventus di Ronaldo”.
Due attaccanti e un centrocampista, da piccoli chi si metteva in porta?
“Ovviamente mettevano me perché sono il più piccolo, ma io ho sempre voluto fare l’attaccante”.
L’estate 2023 per te vuol dire vittoria dell’Europeo Under 19.
“Portare la bandiera italiana sul tetto d’Europa è stato un orgoglio incredibile. Inoltre ha rappresentato una sorta di riscatto perché venivo dal Mondiale Under 20 perso in finale”.
Cosa aveva quell’Italia più delle altre nazionali?
“Eravamo un gruppo molto unito nell’aria si percepiva una grande fame di vittoria. Bollini aveva organizzato tutto in modo maniacale, in particolare ci faceva lavorare molto sulle palle inattive”.
Ci racconti un aneddoto di quel torneo?
“A fine Europeo siamo andati a fare serata a Malta tutti insieme, portando con noi anche lo staff e mister Bollini”.
Quest’anno stai sentendo qualcuno dell’Inter?
“Ci sono ex compagni con i quali ho giocato dai 10 ai 18 anni: Di Maggio (oggi al Perugia, ndr), Stankovic (Venezia), Owusu (Novara)… ancora oggi ci sentiamo spesso. E poi ogni tanto mi arriva qualche messaggio dai dirigenti per farmi i complimenti”.
Cosa rappresenta per te il club nerazzurro?
“Per dieci anni ho vissuto più a Interello che a casa mia, è stato il posto dove sono cresciuto”.
Chi è stato il giocatore della prima squadra che ti ha impressionato di più?
“Edin Dzeko, per la sua semplicità nel fare cose complicatissime”.
E il difensore più difficile da superare?
“Milan Skriniar, arrivava ovunque”.