Reggiana, la leadership di capitan Rozzio: “Siamo ancora incompleti. La vittoria è l’obiettivo, ma non deve diventare ossessione”
Capitan Rozzio traccia il sentiero da seguire per la Reggiana
Sette anni con la stessa maglia significheranno ancora qualcosa nel calcio di oggi. O almeno è così per la Reggiana, che continua a fare cieco affidamento su Paolo Rozzio, capitano della Regia e semplicemente icona del club dall’alto delle sue 176 presenze e 10 reti, uno che non ha mai mollato, dalla discesa in Serie D alla risalita in Serie B. Il capitano della Reggiana tramite intervista concessa alla Gazzetta di Reggio ha stilato il bilancio di questa prima parte di stagione e ribadito l’importanza di ritrovare la vittoria.
Ecco le parole di Rozzio:
“Penso ogni minuto al gol subito in avvio col Modena. Dispiace perché il primo tempo poteva finire 3-0 per loro ma nella ripresa il pareggio ci stava tutto. Giocare un derby è sempre un’emozione, in un contesto di pubblico straordinario Il nostro rimpianto è per un primo tempo non giocato al massimo delle nostre possibilità, e quando eravamo 1-1 dovevamo fare di tutto per portare a casa un punto, che in questo campionato fa sempre comodo. Serve migliorare anche difensivamente attraverso l’attenzione, l’agonismo e tanti altri particolari che abbiamo preso in esame, perché purtroppo sono episodi accaduti non solo a Modena ma anche in altre occasioni che ci hanno indotto a riflettere su come migliorare e invertire la rotta. Siamo ancora incompleti, dobbiamo arrivare ad essere al completo e acquisire continuità di rendimento. Adesso ci aspettano tre partite fondamentali prima della sosta natalizia e, per arrivare al giro di boa in una posizione tranquilla, non possiamo sbagliare. La prossima col Brescia la dobbiamo vivere bene durante la settimana e sappiamo di dover giocare con un altro piglio. La vittoria non deve diventare un’ossessione per non arrivare all’appuntamento avendo già speso tutte le energie psicofisiche. Siamo consci che il nostro obiettivo sono i tre punti ma occorre essere lucidi”.
Capitolo Calcioscommesse
“Oltre ad essere un calciatore sono anche un genitore e mi rendo conto che nei confronti dei ragazzi più giovani c’è il rischio di essere un esempio negativo. Essere etichettato come un giocatore che scommette te lo porti appresso sempre, anche quando smetti di giocare a calcio. Ci deve essere un senso di responsabilità verso sé stessi ma soprattutto nei confronti dei giovani e della propria famiglia. Servirebbe maggiore consapevolezza nell’utilizzo dei cellulari. Io ho vissuto il passaggio da telefonino a smartphone, ho avuto modo di capire dove fosse il pericolo ma per un giovane questa è la normalità”.