Salernitana, Soriano: “Non sono ancora al top, l’infortunio non ci voleva. Petrachi ci ha messo poco a convincermi”
Le parole del classe 1991
Roberto Soriano, ai microfoni de La Città, ha parlato dell’infortunio rimediato nel pre-gara contro il Südtirol e dei motivi che l’hanno portato a scegliere la Salernitana.
Qui le sue parole, estratte da Salernitananews.it: “Non sono ancora al top. L’infortunio di Bolzano non ci voleva. Quanto ho rosicato per quel colpo alla tibia, mamma mia! Ritornavo a giocare dopo oltre due anni e avevo sensazioni positive. Arriva il debutto e ti infortuni restando fermo due settimane. Ero arrabbiato ma poi ripensando a quanto ho sofferto negli ultimi anni ho voltato subito pagina. La vittoria col Palermo? È stata una liberazione. Meritavamo tutti la vittoria per quello che abbiamo dato in allenamento anche quando i risultati non ci hanno sorriso. È ancora presto per dire dove possiamo arrivare. Però abbiamo fiducia e attendiamo con grande carica la sfida con lo Spezia, squadra che non ha mai perso in stagione. Magari gli facciamo uno scherzetto, come in Coppa Italia.
Sapevamo che tutto non potesse andare subito bene. Il mister praticamente ha lavorato in ritiro con una squadra poi rivoluzionata dal mercato. Anche quando sono arrivato, preparava le partite ma poi perdeva pezzi sia per le cessioni che per gli infortuni. Ma nonostante questo, la squadra ha fatto sempre il suo cammino. Il dominio delle partite. Questa è una squadra che ha sempre avuto il coraggio e la forza di imporre il suo gioco, contro qualsiasi avversario. E quando hai queste certezze, tutto è più facile. Poi questo gruppo ha davvero tante qualità e soprattutto siamo uniti e compatti. Serve ancora maggiore cattiveria, soprattutto nel far gol. E non solo negli attaccanti ma in tutti i calciatori offensivi. Penso alla partita con il Catanzaro: tanti cross dalle fasce ma pochi uomini a riempire l’area. Lo stiamo analizzando anche con il mister, serve anche l’apporto delle mezzali.
Il direttore Petrachi mi ha chiamato, lo avevo avuto già al Torino. Non vedevo l’ora di rimettermi in gioco e mi sono preso solo due giorni per sistemare tutto e arrivare a Salerno. Poi ho parlato col mister Martusciello che avevo avuto come secondo ad Empoli in B. Lui è stato molto convincente. E poi mi stuzzicava essere protagonista in un’idea di gioco offensiva. Ma avevo avuto già sensazioni positive ancora prima di venire a Salerno. Ho scelto di accettare il periodo di prova per capire quale fosse la mia condizione e soprattutto permettere allo staff di valutarmi. È andato tutto per il meglio. Qui si respira entusiasmo: dai compagni allo staff tecnico, passando per l’ambiente che vuole cancellare un anno difficile.
Ho avuto diverse annate in cui ho segnato tanto. Eppure sono sempre stato altruista: un gol o un assist non cambia il mio umore. Ora però non vedo l’ora di sbloccarmi. Magari con una condizione fisica migliore riuscirò ad essere più lucido e determinante. Sentiamo il dovere di essere un esempio sia in campo che fuori ed essere un aiuto. Però non ci sono solo i più maturi a far vedere come si fa. Amatucci è un calciatore straordinario: magari non parla tanto ma per come si approccia al lavoro, per il professionista che è, per l’essere sempre positivo con i compagni, per i suoi modi sa essere un modello da seguire. Io lo reputo un leader silenzioso. Anzi vorrei che tutti i giovani possano essere come lui. E anche io sono così.
Parlo poco ma magari c’è quella parola al compagno, quella corsa in più che fa la differenza. Ce ne sono diversi. Uno che mi piace tanto è Reine-Adelaide. Purtroppo si è infortunato ma si vede che ha grandissime qualità. Si è fermato nel momento migliore ma quando tornerà sono sicuro che ci darà una grande mano”.