Spal, Clotet: “Ferrara città meravigliosa, il calcio è bello perché imprevedibile”
SPAL CLOTET FERRARA – Pep Clotet si racconta in una panoramica generale della sua vita, partendo dagli hobby e le sue passioni, passando dai cibi preferiti, fino ad arrivare al suo stretto rapporto con la città di Ferrata. Nell’intervista rilasciata a Il Resto del Carlino, il mister della Spal ha parlato anche del ruolo dell’allenatore […]
SPAL CLOTET FERRARA – Pep Clotet si racconta in una panoramica generale della sua vita, partendo dagli hobby e le sue passioni, passando dai cibi preferiti, fino ad arrivare al suo stretto rapporto con la città di Ferrata. Nell’intervista rilasciata a Il Resto del Carlino, il mister della Spal ha parlato anche del ruolo dell’allenatore e delle sue caratteristiche.
“Ho girato molto la città per conoscerla bene, ma guardandola da questa posizione è davvero bellissima. È una città meravigliosa: il centro mi ricorda molto la mia Barcellona, in maniera particolare la zona del Barri Gotic. L’architettura è una delle mie grandi passioni, assieme alla musica e allo sport. Tra i miei hobby spiccano gli scacchi: è un bellissimo gioco, che la mia famiglia mi ha portato ad amare. Mi ha insegnato tanto, soprattutto a perdere con onore, e a lavorare sodo per correggere ogni errore. Negli scacchi tutti hanno la possibilità di vincere, un po’ come nel calcio anche se è un gioco meno imprevedibile. Dei ferraresi mi piace molto la mentalità: è gente concreta, coi piedi per terra, che mi ricorda molto i catalani. E poi amo il cibo: l’anguilla, che in precedenza avevo mangiato in Giappone, e soprattutto la salama da sugo, il mio piatto preferito in assoluto. Ho una grande passione per la chitarra: ho imparato a suonarla quando avevo 14-15 anni, e anche se mi sarebbe piaciuto approfondire ulteriormente mi piace tanto. Tornando alla Catalogna, a mezz’ora da Barcellona, in una zona famosa per i vini, la mia famiglia ha trasformato un edificio storico in un hotel boutique, quindi aspetto tutti i tifosi della Spal per conoscere la mia terra.”
“Spesso si parla della solitudine dell’allenatore nel calcio, ma personalmente ho sempre lavorato con staff tecnici fantastici. Il giorno prima della partita però mi piace stare da solo: mi aiuta a ripensare al lavoro settimanale e a concentrarmi. Il giorno del match invece ci sono talmente tante cose da fare che non è possibile stare da soli, e quella frase ‘Non Camminerai mai Sola’ che si legge al Mazza è proprio vera. Del calcio invece mi appassiona molto l’imprevedibilità del gioco, la difficoltà e la gestione del caos che si crea. E poi Davide può battere Golia, una cosa che non accade in tutti gli sport. Nella mia vita ho viaggiato tanto e lavorato in molti Paesi diversi. Tutto questo mi ha aiutato a crescere: agli allenatori giovani dico sempre che il nostro è un lavoro che si può fare in tutto il mondo. Ogni Paese ha la propria cultura e identità: ho una forte appartenenza catalana, ma in me c’è una forte mescolanza di culture. E il mio calcio è un mix di quello che ho appreso in tutti i luoghi nei quali ho allenato. Il mio arrivo in Italia? Mi è sempre piaciuta, inoltre è una terra di calcio e di grandi allenatori. Dopo diversi anni in Inghilterra volevo fermarmi, poi il presidente Cellino mi ha chiamato per aiutarlo a Brescia e ho risposto presente. In Spagna ho fatto la gavetta, ma mi sono consacrato all’estero: vedremo cosa mi riserverà il futuro.”