AIC, Tommasi: “Se finisce qui il campionato, qualcuno si sentirà danneggiato”
TOMMASI AIC SALUTE – Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, si è così espresso sul possibile taglio degli stipendi e sull’ipotesi di prolungamento dello stop: “L’accordo tra Chiellini e la Juventus deve essere un punto di partenza. Non mi ha dato alcun fastidio la loro decisione, anzi, quando si va d’accordo, va sempre bene. Con […]
TOMMASI AIC SALUTE – Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, si è così espresso sul possibile taglio degli stipendi e sull’ipotesi di prolungamento dello stop: “L’accordo tra Chiellini e la Juventus deve essere un punto di partenza. Non mi ha dato alcun fastidio la loro decisione, anzi, quando si va d’accordo, va sempre bene. Con i giocatori sono sempre in contatto, Chiellini me ne aveva parlato di questa loro idea e, sono più che felice che abbiano trovato un accordo. In casa Juve hanno voluto affrontare la questione prima di altri, e sono arrivati a una conclusione che ha soddisfatto tutti. Non mi sento affatto delegittimato dal loro accordo, la nostra Associazione deve essere un supporto per i calciatori – ha proseguito ai microfoni del Corriere dello Sport – non vogliamo affatto togliere loro autonomia. Il taglio di un mese e mezzo di stipendio con lo spostamento di altre due mensilità e mezzo sulla stagione successiva, di fatto, va a chiudere qui la stagione. Se anche si tornerà a giocare a giugno, le spettanze rientreranno poi nel contratto successivo. Ci sono tanti giocatori destinati ad essere ceduti, altri in scadenza, chi sul punto di rinnovare. Bisognerà analizzare individualmente ogni contratto. La nostra posizione è chiara. In assenza di certezza sulla ripresa, è pressoché impossibile stabilire condizioni per il futuro. Senza un accordo tra le due parti non si può prorogare un contratto oltre la sua scadenza. Partendo dall’ipotesi peggiore, ovvero quella di non ricominciare, il discorso cambierebbe. Il ministro Spadafora ha ribadito che, prima di ricominciare, dobbiamo mettere al sicuro la salute dell’intera nazione. Ciò vuol dire prendere in considerazione un’eventuale chiusura definitiva dei campionati. La mia posizione riguardo questa emergenza è chiara fin dall’inizio. E’ giusto lo stop agli allenamenti e alle partite per tutto aprile. Ribadisco questa posizione da tempo ormai e, ad inizio emergenza, ricordo di aver ricevuto anche diverse critiche all’interno della mio movimento. Vedendo le immagini degli ospedali, tutti dovrebbero capire che, al momento, il nostro miglior contributo deve essere quello di rimanere a casa. Chiedete ai tifosi di Atalanta e Brescia se sono d’accordo con me. I medici sportivi sono preoccupati per la nostra salute in caso di ripresa. Hanno ragione. Non credo sia un caso che le squadre spagnole, quelle ad aver giocato contro le italiane, adesso siano piene di contagiati. I fatti ci danno ragione. Dovrebbero far cambiare idea anche a chi chiede di tornare in campo domani mattina. Se ci venisse detto di tornare in campo, lo faremo verificando prima l’idoneità fisica dei giocatori. La polmonite interstiziale non è cosa da niente, in particolar modo per ragazzi che espongono il loro corpo a condizioni estreme. Saremmo più che contenti se a giugno si riaprisse il campionato. Disputare campionati e coppe nel giro di 45 giorni, per quanto complicato, sarebbe una soluzione. Noi siamo i primi a voler tornare a giocare e qualora accadesse in questa stagione, vorrebbe dire che le nostre spiagge saranno piene di bagnanti. L’ipotesi di riprendere a giocare a porte chiuse non so se garantirebbe comunque la massima sicurezza. Spostare di città in città gruppi di ragazzi che potrebbero essere portatori di contagio sarebbe un serio rischio. Saltare le ferie non sarebbe un problema, siamo abituati a giocare ad agosto. Se dovesse finire qui la stagione, non so se si potrebbe assegnare il titolo. Si dovrà scegliere la soluzione meno peggio. Qualcuno che si sentirà danneggiato, mio malgrado, ci sarà. Dobbiamo decretare però le squadre che vanno in Europa, non assegnare per forza il titolo. Mi sono immedesimato in quei giocatori juventini che sono tornati in patria, per questo non me la sento di giudicare nessuno. Penso poi ai tanti giocatori di Lega Pro rimasti nei centri sportivi, lontani dalle famiglie. E’ brutto star lontano dai propri cari. Ho una figlia a Londra, proprio l’altro giorno le hanno cancellato il volo di ritorno. Non vedo l’ora di riabbracciarla. Per quanto riguarda i ragazzi di Lega Pro, anche la cassa integrazione potrebbe non bastare. Alcuni di loro guadagnano tremila euro al mese, pagando viaggio e affitto, potrebbero trovarsi in difficoltà. Dobbiamo aiutarli con forme di solidarietà alternative – conclude – interne al movimento.