Ascoli, Trotta: “Speriamo di tornare in campo, ma comanda l’emergenza sanitaria”
TROTTA ASCOLI – Marcello Trotta, attaccante dell’Ascoli, ha parlato quest’oggi al Corriere dello Sport. Ecco le sue dichiarazioni. Trotta, lei ha giocato parecchi anni in Inghilterra e conosce la anglosassone: perché hanno sottovalutato l’emergenza Coronavirus? “Non so se l’hanno sottovalutata, penso che, come dappertutto, solo strada facendo si sia capita la gravità della situazione. Ho […]
TROTTA ASCOLI – Marcello Trotta, attaccante dell’Ascoli, ha parlato quest’oggi al Corriere dello Sport. Ecco le sue dichiarazioni.
Trotta, lei ha giocato parecchi anni in Inghilterra e conosce la anglosassone: perché hanno sottovalutato l’emergenza Coronavirus?
“Non so se l’hanno sottovalutata, penso che, come dappertutto, solo strada facendo si sia capita la gravità della situazione. Ho sentito anche un paio di amici di Londra che da più di una settimana sono chiusi in casa. In Inghilterra hanno vissuto tutto più velocemente rispetto a noi, chiudendo nel giro di una settimana, mentre qui da noi si è proseguito per step”.
Ascoli-Cremonese è stata la prima partita di serie B italiana rinviata per Coronavirus. Al momento sembrava una esagerazione, invece… .
“Col senno di poi è stato il primo segnale importante che si è dato al calcio, ci ha fatto capire la gravità della situazione”.
Lei intanto dove si trova? Con chi abita? Sente spesso i suoi cari? Ci racconta la sua giornata tipo?
“Sono ad Ascoli con la mia ragazza, Rossella, siamo chiusi in casa da tre settimane e usciamo a turno per fare la spesa. Sentiamo i cari più volte al giorno, vivono tutti in provincia di Caserta, le videochiamate sono il nostro modo per vederci a distanza. La mattina abbiamo la sveglia verso le 9,30, colazione. Qualche volta cuciniamo insieme pizza, carbonara, pasta al forno e se ho qualche difficoltà interviene lei in mio aiuto. Poi, guardiamo un po’ di TV, alle 17 facciamo allenamento insieme, esercizi di corpo libero e pesi con i faldoni di acqua”.
Superfluo chiederle quanto le manchi il campo, ma c’è una cosa che manca più delle altre?
“La vita di spogliatoio, le chiacchiere che facevamo, oltre ovviamente il giocare. Ci sentiamo sul gruppo whatsapp, ci inviamo foto e video, per ora nessuno dà segni di cedimento, ma non è una situazione facile soprattutto per chi è da solo lontano dalla famiglia”.
Tra le tante ipotesi in ballo (ripresa in estate, solo play off e play out, annullamento campionato, spalmarlo in due stagioni) quale ritiene la più ragionevole?
“La più giusta per me sarebbe portare a termine i campionati, anche se dovesse significare giocare nei mesi estivi. Chiaramente, ci sarà sempre chi resterà deluso o chi la penserà in maniera diversa. Finire i campionati significherebbe che il Covid 19 è solo ricordo”.
Se, invece, si decidesse di annullare tutto?
“Eh, difficile rispondere. Nessuno poteva immaginare un evento del genere, muoiono centinaia di persone tutti i giorni, tanti sono malati… Se si chiudesse tutto qualcuno sarebbe scontento, ma qui comanda l’emergenza sanitaria”.
Se si optasse per gare a porte chiuse, sarebbe un campionato lo stesso regolare?
“Il calcio senza i tifosi è strano, ma se sarà necessario fare questo sacrificio vorrà dire che lo faremmo nel nome della salute di tutti”.
E le porte aperte sarebbero verosimili? Con il virus ancora in circolazione, chi si siederebbe allo stadio al fianco di uno sconosciuto?
“Secondo me dovrebbero riaprire gli stadi ai tifosi quando ci sarà la sicurezza sanitaria, se decideranno di giocare a porte aperte vorrà dire che siamo tornati alla normalità”.