“Abbiamo qualche contatto molto forte. C’è qualche problema contrattuale che alcuni dei candidati devono risolvere con le proprie società. Diciamo che abbiamo iniziato il nostro nuovo corso, indipendentemente dall’allenatore, contando su quelli che saranno dei concetti generali: il primo è di non farsi prendere dalla fretta di tornare subito in serie A perché di solito quando vuoi una cosa di fretta poi non succede mai. Vogliamo porre delle basi. Con l’addio di Inzaghi è finito un ciclo, bisogna cominciare a crearne un altro. Un ciclo deve avere delle basi molto solide e la società è ciò su cui si deve sviluppare tutto il resto, ma dovremo dimenticare l’idea di andare a prendere i Ronaldo o gli altri. Questa è una provincia che deve tornare in serie A con una coscienza di un mondo calcistico che non è esattamente quello che ci augureremmo. Il calcio è basato su regole che penalizzano molto quelli che arrivano all’ultimo momento”.
“Il movimento si sta trasformando, basti vedere che otto club di serie A appartengono a fondi internazionali. Il proprietario del Como, giusto per dirne una, è tra i cento uomini più ricchi del mondo. Senza contare le varie Milan, Roma ecc. Con queste realtà non possiamo competere dal punto di vista finanziario, quindi occorre aguzzare il cervello per formulare quelle strategie che ci consentano di avere il giusto risultato ma di farlo nella maniera in cui siamo tutti compartecipi, non soltanto una persona o una società. Questa è la vera svolta, lo devono capire tutti. Non possiamo costruire un grattacielo sulle sabbie mobili. Abbiamo bisogno di partire dalle fondamenta, ciò significa sviluppare il settore giovanile e creare delle realtà. Stamattina ho assistito alla partita tra gli under 17 che con la vittoria di oggi sono entrati tra le prime otto squadre d’Italia. Sono loro il futuro del Benevento. Se avranno la capacità di affermarsi in giallorosso bene. Se dobbiamo andare a comprare i campioni del mondo, allora la serie A non possiamo farla”.