Brescia, l’ex Viviano: “La squadra è viva, ora bisogna concentrarsi sulle ultime cinque partite. Importante non perdere a Reggio Calabria”
Il portiere, ora in Turchia, indica la via da seguire in questo rush finale
Stagione difficile per il Brescia.
Le Rondinelle, nonostante gli ottimi primi mesi di campionato, da fine novembre sono piombati in un vortice di sconfitte che li ha portati fino al penultimo posto. Nulla è ancora perduto, i play-out distano soltanto 2 punti e tra una giornata ci sarà l’importante scontro salvezza con il Cosenza.
Emiliano Viviano, ex portiere dei lombardi, è intervenuto ai microfoni di Bresciaingol.com per parlare del finale di stagione che attende Ayé e compagni. Ecco le sue parole:
“Qualche? Io guardo sempre il Brescia, compatibilmente con i miei impegni professionali. Sapete che tifo due squadre: la Fiorentina, fin da bambino, e il Brescia da quando entrai adolescente nel settore giovanile biancoazzurro. Con la V sul petto sono diventato giocatore e grazie a quella maglia ho potuto poi fare una carriera della quale sono orgoglioso, anche se non sono mancati alcuni intoppi vedasi infortuni nei momenti più importanti. Sono un bresciano acquisito: ho sposato una bresciana, i miei figli sono bresciani al 100% e mio figlio ogni tanto va anche in Curva Nord, abitiamo a Cellatica. Brescia, insieme a Firenze, per me è tutto”.
Su come ha visto la squadra. “Viva, decisamente viva. I quattro punti nelle ultime due partite sono stati importanti per classifica e morale, già ad Ascoli si poteva raccogliere qualcosa. Ora bisogna concentrarsi sulle ultime cinque partite che non sono certo semplici, ma nemmeno impossibili. Almeno il play out è alla portata. Non perdere a Reggio Calabria sarebbe già importante per dare continuità con il terzo risultato utile di fila per poi affrontare lo scontro diretto in casa con il Cosenza come una finalissima e sono sicuro che il Rigamonti sarà gremito”.
Sul futuro societario. “Qui dovrebbero muoversi le istituzioni. Io capisco gli imprenditori bresciani che hanno paura a prendere il club, ma non credo sia paura della tifoseria o della piazza come sento dire in giro. Io conosco benissimo Brescia e tutte le sue componenti. Le pressioni ci sono quasi ovunque. Cosa credete che a Firenze non ci siano? Eppure Cecchi Gori prima, Della Valle poi e adesso Commisso non si sono tirati indietro. Penso che Pasini abbia deciso di fare calcio, e di farlo bene, a Salò anche perchè nessuno gli dice nulla se perde una serie di partite. Brescia è diversa, Brescia pretende perchè ha una tradizione importante, ha visto grandi campioni. Ed è giusto che pretenda. Siamo, e passatemi il verbo perchè ormai sono uno di voi, però anche una piazza che sa accendersi ed entusiasmarsi come poche se le cose vanno bene. E vedere Brescia entusiasta per il calcio è uno spettacolo”.
Sulla soluzione da adottare. “Vi faccio io una domanda: se un imprenditore facoltoso prende il Brescia, che strutture trova? Il Centro Sportivo non c’è perchè è di Cellino, lo stadio mette il magone ad andarci e sento parlare di uno nuovo da quando arrivai vent’anni fa. Quando posso vengo al Rigamonti a tifare, ma mi viene tristezza. Così come pensare che questa squadra debba lottare per non retrocedere in C. Assurdo. Una chiave possono essere le istituzioni, i politici: loro, se davvero ci credono, possono invogliare imprenditori a investire e se sono di Brescia tanto meglio perchè ci metterebbero ancora più cuore e passione. Tra un mese si va a votare per il nuovo sindaco, speriamo sia davvero la volta buona anche per una svolta nel calcio della nostra città”.